A Belgrado si concludono gli europei con i titoli maschili . Tre preziosi bronzi azzurri con la Marchese, Salvati e Lizzi

Pubblicato il 28 aprile 2024 alle 08:04
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

A Belgrado si concludono gli europei con i titoli maschili . Tre preziosi bronzi azzurri con la Marchese, Salvati e Lizzi

di Giuliano Orlando

BELGRADO - A questo punto, l’orso russo deve riscattarsi con le finali maschili, per far quadrare il bilancio generale degli europei, visto che le donne hanno fatto un clamoroso bagno. Delle dieci finaliste solo tre hanno centrato l’oro, le altre sette si sono dovute accontentare dell’argento, in questo caso molto amaro. I verdetti in linea di massima hanno espresso la realtà vista sul ring, anche alcune conduzioni sono risultate mediocri. Pertanto solo tre successi hanno premiato la compagine cara al presidente dell’IBA, il connazionale Umar Klemler. Esordio positivo della Chumgalakova nei 48, che si è concessa il bis, dopo l’oro in Spagna, troppo superiore alla magiara Varga, passata alla Serbia, che ha fatto da comparsa. Il secondo successo l’ha ottenuto la Sandakova (70) con un netto 5-0 sulla magiara Lakatos, ritrovatasi in finale con un successo contro la bielorussa Danilchyk col solito BR (4-3), che aveva sorpreso la stessa vincitrice. Molto più difficile per la russa era stato battere l’armena Hoysepyan in semifinale. Anche un questo caso un 5-0 chiarissimo. La terza a conquistare l’oro è stata la brevilinea Gapeshina (81), che ha condotto il match dal primo minuto in attacco, passando sotto i timidi diretti della croata Bilobrk, intimidita dall’arrembante attacco di un rivale più consistente. E qui finisce il raccolto delle orsachiotte russe. Le altre sette hanno finito con le orecchie basse. In modo netto la Kool (52) di fronte alla bulgara, oro mondiale Cakiroglu, altrettanto la Asatrian (60) nel derby russo, visto la Shadrina si è trasferita in Serbia dopo anni di onorata carriera, con lunga milizia nella nazionale della doppia aquila, senza più falce e martello. Un torneo quello di Natalia, non più giovanissima, oltre i trenta, perfetto e intelligente. Col capolavoro in semifinale superando di poco ma giustamente la supertitolata irlandese Harrington, anche lei non più verde, alla quale è mancata quella continuità offensiva che era l’arma migliore.  La litania negativa proseguiva anche nei 63, dove la serba doc, Kaluhova, indovinava la tattica dei colpi di rimessa contro l’arrembante ma poco precisa Babicheva. La sfida nei 66 era molto importante, perché metteva di fronte la turca Surmeneli, oro di Tokyo e mondiale e la testa di serie numero uno Albina Moldazhanova. Il match non ha tradito le attese, risultando il migliore delle finali femminili. Ha vinto per il classico capello la turca, partita forte con piglio della padrona, ma frenata già nel secondo dalla bionda russa, decisa a recuperare lo svantaggio. Si assisteva ad una battaglia equilibrata di alto tasso tecnico e la turca spesso doveva cedere il passo alla rivale. Il terzo tempo manteneva il ritmo sostenuto e la valutazione dei giudici, 4-1 per la turca, poteva essere ribaltato. Ripeto una vittoria sul filo del pugno in più. La russa Shamonova è una vecchia conoscenza fin dalle giovanili, quando faceva tabula rasa sia agli europei che ai mondiali. Come la nostra Melissa Gemini, combatte nei medi, pur essendo una 70 naturale, per non saper resistere al richiamo della tavola imbandita. Se contro avversarie discrete vince, quando trova rivali come l’irlandese Aoife O’Rourke che detiene il mondiale e combatte col pugnale tra i denti, difficile spuntarla anche se hai talento da vendere. Infatti ha perso, pur mostrando sprazzi di classe, non sufficienti a tenere botta alla rivale sempre in attacco con braccia lunghe e instancabili. La settima battuta d’arresto è stata forse la più imprevista nei +81, con l’esperta Tkacheva che boxa da anni, giù titolare a europei e mondiali, opposta alla moldava Daria Kozorez, dall’apparenza non certo impressionate. Partita male  con uno 0-5 che poteva scoraggiarla, la moldova ha cambiato ritmo nel round successivo portando colpi sia a distanza che nel corpo a corpo, anticipando la russa che non si aspetta tale replica, e perdeva a sua volta la ripresa 0-5. Il terzo tempo diventava decisivo a la moldava gettava il cuore oltre la stanchezza e colpiva con più voglia di vincere. Premiata del Bout Review, una roulette russa che ha sorriso alla moldova, che portava l’europeo di categoria per la prima volta nella piccola e battagliera nazione.                                                

    Oggi nella struttura del Pionir belgradese, si concludono gli europei, con l’assegnazione dei tredici titoli maschili. In ben nove categorie sono presenti i russi, seguiti da Serbia e Bulgaria con tre ciascuna, Georgia e Armenia con due, un pugile a testa Ungheria, Turchia, Francia, Moldovia, Croazia, Spagna e Bielorussia. In sede di pronostico, per i  russi, il minimosca Khudoian, il leggero Shumkov, il superleggero Mmmedov, il medio Bozhomov e il 92 kg. Gadzhimagomedov sembrano favoriti nei riguardi degli avversari. Molto attesa la sfida rivincita negli 86 tra il bielorusso Alfiorau e il russo Ataev, argento e oro mondiali. Il francese Bennama oro uscente, dovrà offrire una prova maiuscola per imporsi su Dvali, una macchina da guerra a media distanza. Il welter georgiano Guruli, dopo aver battuto il serbo-russo Abbassov, campione europeo a Yerevan, sicuramente proverà a concludere una lunga carriera di vertice ma mai arrivata al titolo europeo, superando l’insidioso Idigov, dalla boxe difficile e sparagnina. Sarà interessante seguire la sfida negli 80 kg. tra il locale Simic e il croato Veocic in crescita tecnica e tattica, vincitore netto sul francese Cesar, mentre il serbo ha ottenuto il successo sul russo Sadoma, soffrendo non poco, col solito Bout Review, al sapore di casa. Il cubano naturalizzato bulgaro Ibanez, sta migliorando parecchio e potrebbe dare fastidio al russo Savvin finora mai impegnato a fondo, avendo vinto largamente i due incontri disputati con l’azero Askerov e l’irlandese Hession, che si era presentato bene all’esordio, superando chiaramente il belga Usturol, nato in Romania, oro uscente. Forse a Ibanez manca la continuità offensiva che abbonda nel russo.  Sempre ieri sono stati premiate le atlete che hanno meritato il podio e nei 48 kg. c’era anche la casertana Giovanna Marchese, col suo bel sorriso, che ha intascato la medaglia di bronzo e il premio di 5000 dollari, più che meritato. In semifinale se vogliamo sottilizzare, contro la russa ha fatto miglior figura della Varga in finale.                                              

  Tornando alla sconfitta di Vincenzo Lizzi, il solito disi-informato ha scritto che il reclamo sporto dall’Italia è stato respinto. In realtà non partito nessun reclamo per l’inesistenza dell’errore tecnico. L’arbitro montenegrino doveva contare il nostro azzurro e poi sanzionare Alfiorau. La qualcosa non avrebbe cambiato l’esito del confronto a favore del bielorusso. Non aver visto il colpo irregolare è un errore non punibile a termini di regolamento. Solo se l’arbitro avesse visto e ritenuto che il colpo alla nuca fosse stato intenzionale, poteva scapparci la squalifica. Scrivere per sentito dire, stando davanti alla tv, è facile ma si corre il rischio di prendere lucciole per lanterne, come spesso fa il soggetto in questione.  Nella giornata conclusiva, nel corso delle premiazioni, saliranno sul podio gli altri due azzurri, dopo Giovanna Marchese, il medio romano Remo Salvati e il calabrese Vincenzo Lizzi, nella foto all’annuncio della vittoria contro l’armeno, che gli valso l’ingresso in semifinale. Un grazie collettivo va al fisioterapista Edoardo Capitanucci, che ha reso i muscoli degli azzurri scattanti e fluidi nel corso dei combattimenti, dando un fattivo aiuto anche al sottoscritto che ancora non ha perduto l’abitudine di fare jogging, in questo caso supportato dal tecnico Giulio Coletta, che si è adeguato al mio passo-corsa, con molta pazienza. Queste le ultime cartoline ricordo di un lungo soggiorno a Belgrado, che spero di aver onorato nel ruolo di team leader, cercando di offrire e trasmettere ai ragazzi e ai tecnici  (Marchese, Savchuck, Nicoli, Canfora e Galizia, Sciacca, Canonico, Iozia, Giannotti, Guidi, Commey e Lizzi, oltre ai tecnici Tosti, Kalambay, Oliva e Coletta, assieme a Capitanucci e all’arbitro Vadilonga) la mia passione per questo meraviglioso sport, che nonostante le incoerenze dei vertici internazionali e le molte incompetenze del settore arbitrale, continua ad essere la ‘noble art’ per eccellenza