Aiba: Franco Falcinelli svela le novità per Tokyo 2020

Pubblicato il 2 novembre 2016 alle 19:16:08
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

Il presidente europeo EABA, Franco Falcinelli, presidente onorario della FPI, vice mondiale all’AIBA è impegnato negli ultimi dettagli degli europei femminili, fissati a Sofia in Bulgaria dal 14 al 24 novembre, quindi alle porte.
“Ormai – spiega – il settore femminile è praticamente quasi alla pari dei maschi, sia per il livello tecnico mostrato a Rio, che per il continuo aumento delle adesioni in tutto il mondo. Ai mondiali del 2014 erano al via 67 nazioni, quest’anno ad Astana in 64, presenti 285 atlete, dopo selezioni impegnative. In questa situazione, l’Europa è il comparto di più alto livello come dimostra il numero delle presenze ai vertici. Nel 2014 a Bucarest, si sono presentate 31 nazioni e 173 atlete, mica uno scherzo. Su tre ori olimpici a Rio, due all’Europa e uno agli Usa, grazie al fenomeno Claresa Shields, che da Londra 2012 ha vinto tutto. Positivo sia passata professionista, come l’irlandese Katia Taylor, lasciando spazio ad altre, per la continuità e il rinnovo. Tornando agli europei, saranno sicuramente importanti per osservare nomi nuovi, in prospettiva Tokyo. So che l’Italia deve fare a meno delle tre migliori: Cipollone, Mesiano e Testa in bacino di carenaggio, un brutto colpo, ma ho fiducia nelle capacità delle giovani che si affacciano, oltre che nella Davide e Alberti che hanno sfiorato l’ingresso ai Giochi e si faranno onore a Sofia. Questo il mio augurio.”

A proposito del comparto femminile si parla di aumentare le categorie a Tokyo. Cosa c’è di vero?
“Dopo i Giochi il presidente WU ha indetto un congresso, tenuto a Losanna, trattando vari tempi, tra questi, la richiesta al CIO, con buone possibilità di farcela, che le categorie femminili salgano a cinque, visto il successo a Rio. Inserendo i 54 e i 57 kg. oppure i 63,5. Siamo a livello di contatti, ma abbiamo fiducia. Pensi che la Commissione femminile chiede di combattere senza casco. Noi siamo più prudenti”.

Il CIO è però tassativo sul numero degli pugili ai Giochi, che è di 286. Come farete a far quadrare i conti?
“Ci stiamo studiando, una possibilità è di ridurre a 9 categorie i maschi, fuori i 49 kg., (22 atleti) di portare a 11 presenze le donne (da 36 a 55 iscritte) e i conti tornerebbero. Ripeto, siamo in fase di sondaggio. Come la parità delle riprese e dei minuti: tre per tre, anche per la donne, che hanno raggiunto una preparazione ottimale  e, potenza a parte, hanno la stessa autonomia”.

A Rio alcuni verdetti hanno fatto discutere e non poco. In particolare nei 56 kg. la vittoria del russo Nikitin contro l’irlandese Conlan,  come quella dell’altro russo, il massimo Tishchenko ai danni del kazako Levit. Entrambi finiti 3-0, nonostante l’impressione diversa di pubblico e media.
 “Il regolamento del CIO ci impedisce di intervenire sui verdetti, quindi abbiamo le mani legate. Da tempo ci stiamo impegnando. Non solo abbiamo ritenuto discutibili quei risultati, ma anche altri. Tra questi il  confronto tra Tishchenko e l’italiano Russo, che riteniamo avesse vinto il primo round. I giudici hanno dato un altro giudizio e il risultato finale ha risentito il peso di quella ripresa. A dimostrazione di quanto siamo severi, abbiamo sospeso in forma cautelativa  tutti e 36 gli arbitri-giudici: nessuna forma punitiva, ma vogliamo avere le idee chiare. Dopo Rio, scompaiono i cinque stelle, via agli stipendi fissi, agli arbitri daremo la diaria ufficiale. Cancellato anche il sorteggio manuale, verrà fatto al computer e sotto  sorveglianza. E i giudici operativi  torneranno ad essere cinque”.

Durante i Giochi, il francese Karim Bouzidi, eletto pochi mesi prima, direttore esecutivo AIBA al posto del coreano Ho Kim, è stato allontanato. Sostituito da lei. Cosa è successo?  
“Le cariche, in caso di necessità, possono essere tolte. Tra l’altro il mio incarico era limitato al periodo dei Giochi e tanto è durato. Non occorrono altre parole per capire, che facciamo la guardia, dove si può”.

Certe decisioni prese nel 2014 al congresso di JeJu in Corea, si sono rivelate sbagliate e non di poco. In particolare la scelta dei professionisti legati all’APB. Ora avete cambiato tutto radicalmente.   
“Chi non prova, non sbaglia. Vale per tutti, AIBA compresa. Io sono pronto ad accettare consigli, ma non condivido chi critica solo a livello di gossip.  Non è corretto e neppure in buona fede. Siamo impegnati con 200 nazioni e  gestiamo oltre 300 tornei all’anno. Apriamo le porte al pugilato a nazioni prive di mezzi creando il seme della sana competizione e del rispetto tra i ragazzi. Abbiamo dato uno scossone al pugilato professionistico, indicando il ritorno ad un solo campione, come dovrebbe essere. L’esperienza è servita per una nuova spinta in avanti”.

Che sarebbe?
“I professionisti possono prendere parte a tutti i tornei AIBA, dai mondiali ai continentali. Saranno le federazioni nazionali a decidere sulle scelte. Non solo, non ci sono paletti di alcun tipo con le sigle professionistiche. Alcune sono collaborative, altre meno, ma riteniamo che alla fine il buon senso prevarrà”.