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La storia del calcio azzurro in 50 ritratti

Pubblicato il 23 settembre 2025 alle 21:09
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 

La storia del calcio azzurro in 50 ritratti

 

  

Avvincente viaggio con i grandi campioni dello sport più popolare.  Trasformando in parole i sogni. Marino Bartoletti. Illustrazioni di Mauro Mazzara – La storia del calcio azzurro in 50 ritratti – Carlo Gallucci editore – Centauria – Pag. 146 – Euro 24. 

di Giuliano Orlando                               

Conosco Marino Bartoletti dagli anni ’70, colleghi nella redazione del quotidiano Il Giorno. Lui, da buon romagnolo, seguiva da inviato il motociclismo, io il pugilato. L’ho sempre apprezzato per la correttezza e la duttilità di interessi. In particolare è anche uno dei maggiori esperti di musica leggera. Ho letto con interesse e curiosità ‘La Storia del calcio azzurro in 50 ritratti’, avendo l’ennesima conferma della sua conoscenza storica dello sport più popolare di casa nostra. Ignoravo che al debutto nel 1910, l’Italia per una questione economica indossasse una camicetta…bianca con colletto e polsini inamidati. Il primo azzurro sulle maglie apparve nella terza partita, giocata sempre all’Arena di Milano, il 6 gennaio giorno dell’Epifania del 1911, contro l’allora invincibile Ungheria, che ci batté di misura (0-1). Colore scelto nel segno dei Savoia, che in seguito caratterizzò quello di tutte le discipline sportive.

Altra caratteristica di Marino è il dettaglio all’interno di ogni argomento più vasto. Particolare che apprezzo moltissimo. Trattando la partita d’esordio dell’Italia, contro la Francia, avvenuto il 15 maggio all’allora Arena Civica di Milano, oggi intitolata a Gianni Brera uno dei principi del giornalismo sportivo, costruendo le azioni che portarono al successo il nostro undici, entra appunto nel dettaglio. “L’uomo che sigla il 4-2 è Rizzi, un “giramondo” che parla tedesco, francese, inglese e russo, tesserato per la piccola Ausonia di Milano”. Cosa volete di più?  Piacevolissima l’intervista a Marcello Lippi, l’ultimo nostro commissario sul tetto del mondo. Viareggino dagli occhi di ghiaccio, racconta con passione e partecipazione il percorso della nazionale con cognizione di causa e quel patriottismo che negli ultimi tempi sembrava finito nel ripostiglio dove metti gli oggetti da dimenticare. Per fortuna l’arrivo di Rinoringhio” Gattuso, alla guida della nazionale, sembra aver risvegliato nei giocatori anche l’amore per il tricolore. I cinquanta ritratti sono lo specchio dell’Italia e la storia ultracentenaria del calcio azzurro. Scegliere tra gli oltre ottocento giocatori che hanno giocato in nazionale, confessa l’autore, è stata impresa quasi impossibile. Una passerella che parte dalla vetta di presenze, ovvero dalle 112 presenze di Dino Zoff all’unica di Gianfranco Zigoni e Daniele Zoratto.

Nella splendida rassegna, i prescelti sono tutti popolari anche per i non patiti del calcio come il sottoscritto. Leggendo le loro storie e quindi le imprese, ho rafforzato il mio scarso sapere pallonaro. Inizia Josè Altafini, brasiliano con nonno Luigi nato a Rovigo. Josè nasce a Piracicaba, infanzia povera, povera. Garzone di barbiere e tuttofare in una fabbrica di scope, con la passione del calcio. A 17 anni entra nelle giovanili del Palmeira, Il primo a giocare in due nazionali diverse. Lo acquista il Milan di Andrea Rizzoli per 135 milioni di lire nel 1960, dove conquista due scudetti e la Coppa Campioni. Esordisce con l’Italia e partecipa ai mondiali 1962. Gioca anche nel Napoli e nella Juve dove conclude da calciatore. Fisico massiccio e il gol nei cromosomi. Pietro Anastasi, catanese cresciuto nel calcio di strada, era un asso ruspante. Definito “il Pelè bianco”, eroe della finale europea contro la Jugoslavia, assente ai mondiali di Città del Messico. Di lui si innamorò Gianni Agnelli che pagò a Giovanni Borghi patron del Varese, qualcosa come 660 milioni e una fornitura di compressori Fiat per i frigo della Ignis. Scomparso nel 2020 a 72 anni. Giancarlo Antognoni, elegante armonioso è stato il giocatore simbolo della Fiorentina per 15 stagioni. Altro talento assoluto, il vicentino Roberto Baggio (Fiorentina, Juventus, Milan e Brescia) una carriera condizionata da infortuni pazzeschi.

Nonostante ciò, premiato col Pallone d’Oro nel 1993. Da Franco Baresi a Beppe Bergomi, Roberto Boninsegna, Tarcisio Burgnich e Angelo Domenghini, campioni indimenticabili sulle sponde milanesi, ecco la pattuglia bianconera guidata da Roberto Bettega e Giampiero Boniperti, definito immenso da giocatore e dirigente. Il biondino novarese salirà ai vertici assoluti, maglia azzurra compresa, sempre da juventino, Passando dai campi alla scrivania sempre protagonista assoluto. In maglia bianconera sono presenti Cabrini il bell’Antonio, colonna della difesa anche in azzurro. Franco Causio dal dribbling di velluto e dalla ferrea professionalità, Giorgio Chiellini, diventato un campione in lunghi anni di feroce applicazione e orgoglio smisurato. Alessandro Del Piero, che Gianni Agnelli definì il Pinturicchio del calcio, un talento enorme, coerente e corretto sul campo e fuori. Dalla Fiorentina alla Juve, tanto azzurro e un fine carriera in Australia e India per divertirsi ancora. Claudio Gentile, Paolo Rossi, Gaetano Scirea, Marco Tardelli, ognuno protagonista indimenticabile. Dino Zoff e Gianluigi Buffon, portieri simbolo dalla carriera infinita. Non mancano i campioni di un passato lontano. Da Baloncieri a Cesarini, Combi e Cevennini III, De Vecchi e Meazza il Balilla, Giovanni Ferrari, Monti e Piola. Tutti giocatori superlativi che Bartoletti illustra a dovizia pur nel ristretto spazio di una pagina. I due Mazzola, padre e figlio, Paolo Maldini, Andrea Pirlo e Gianni Rivera cuore e amore rossoneri for ever.

Francesco Totti e Giancarlo De Sisti simboli della lupa romanista. Altri ne troverete nei 50 ritratti a completamento di un libro che non ha tempo di scadenza. Eccezionali le illustrazioni di Mauro Mazzara. Libro da leggere e rileggere, ripasso indispensabile per tenersi aggiornati sullo sport più popolare d’Italia. Chiudo con un episodio che farà sorridere Marino. Giochi olimpici 1984 a Los Angeles. Mancavano pochi giorni all’inizio della più grande rassegna sportiva quadriennale. Con Gian Paolo Ormezzano, Marino e il sottoscritto, decidiamo di andare a vedere la striscia che da San Diego tocca la punta di San Francisco e scivola nell’insenatura a imbuto che porta a Palo Alto. Lungo la battigia centinaia di jogger. Nell’occasione avevo deciso di non perdere l’opportunità per svolgere uno storico allenamento. Faccio presente che in quel periodo avevo già disputato alcune maratone agonistiche. Inizialmente mi accompagnò Ormezzano che, dopo un’ora decise di rientrare. Io proseguii volendo arrivare a Santa Monica. Mi dovetti fermare a Venice beach, non per mia volontà, ma per l’ordine arrivato via elicottero, che dopo avermi ronzato attorno, un braccio dal finestrino mi indicava deciso di tornare indietro. Obbedii e all’arrivo da dove ero partito, trovai un Bartoletti piuttosto irritato, dicendomi di essere stato lui ad avvisare l’addetto alla sorveglianza, temendo mi fosse successo qualcosa di grave, non essendo rientrato con Gian Paolo. Alla mia replica di aver programmato quell’allenamento, Marino mi guardò scuotendo la testa, a significare che l’irresponsabile ero io e che lui mi aveva evitato seri guai.

Giuliano Orlando