Stazioni balneari Liguria
Una terra che racconta la propria storia con tappe scandite dal treno. Un viaggio dall’odore del basilico e della salsedine - Roberto Carvelli – Stazioni balneari Liguria - Ediciclo editore - Pag. 224 – Euro 18.00
di Giuliano Orlando
Per il sottoscritto leggere questo libro è stato un ritorno alla mia adolescenza, fino alla leva militare. Una parte della mia vita in quella Liguria che mi ha visto nascere e crescere, per salutarla da bordo di un piroscafo che partiva verso l’Egitto, la Grecia e il Libano e segnava il mio battesimo sul mare, come allievo commissario, nel cicaleggio di turisti che mi consegnavano passaporti e chiedevano informazioni a mitraglia. Arrivederci Genova, come cantavano i Trilli nell’indimenticabile “Ma se ghe pensu”, da loro scritta e poi ripresa addirittura dalla stellare Mina. “Stazioni balneari Liguria” è un percorso dove si radiografa una terra aspra e stupenda, dove i sassi e il mare sono le divinità assolute. La descrizione dell’autore è un gesto d’amore tappa dopo tappa, stazione dopo stazione. Da Ponente a Levante, da Ventimiglia a La Spezia, le rotaie sono la via dei ricordi, la lettura di pagine indimenticabili. Storia e cultura avvolgono il lettore come una coperta calda nelle fredde notti d’inverno. Ti invitano a saperne di più, per riscaldare la tua curiosità. Iniziando da Luni l’estremo lembo di Levante fino a Ventimiglia, lungo 350 km., dove mare e montagna si rispecchiano e si chiedono chi è la più bella del reame? La Ferrovia delle Riviere nasce nel 1856, riprendendo un progetto di Cavour, che vedeva la tratta Torino-Genova utile allo stato sabaudo. Attraversare il litorale ligure è stata una scommessa dove le difficoltà nascevano come le margherite a primavera. Arcate e viadotti, gallerie e vincoli morfologici hanno accompagnato ogni metro del percorso. Le rotaie hanno permesso a paesi tagliati fuori dall’opportunità di contatti, come le Cinque Terre (Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Rio Maggiore, raccontate con imperdibili dettagli) e tanti altri, di crescere a tutti i livelli. La litoranea ligure è stata la prima ad essere elettrifica e a proporre il doppio binario. Facendo un confronto, la Tirrenica Meridionale, nella tratta calabrese è arrivata vent’anni dopo. Impossibile ricordare quante fermate e quindi quante informazioni racchiude il libro. Da Luni, che il divino Dante, cita in un verso del Paradiso a Portovenere e Levanto, dove l’autore compie una lunga sosta e dove trascorre le feste di Natale e il fine dell’anno scorso. Si avvicina alla capitale della Liguria toccando fra le altre Portofino, Zoagli, Camogli, Recco e Nervi. A Genova apre il cuore alla storia, dove la spedizione garibaldina dei Mille è un capitolo che avvolge e commuove. Entra nel dettaglio personale, ricordando il padre che a Genova ha trascorso un periodo travagliato, anche se tra i risvolti amari ci sono parentesi indimenticabili. Cita poeti e scrittori che hanno descritto la Superba, come merita. Ammira il Palazzo Ducale, pernotta in un albergo semplice sotto Porta Principe, una delle due stazioni di Genova, l’altra è Brignole, di fronte all’immensa Piazza Vittoria. Assaggia il pesce a Sottoripa e rammenta che pure il fratello, laureato in ingegneria, ha trascorso parecchi anni tra Vado Ligure e Savona e poi a Borgoratti, frazione di Genova, dove le strade sono solo curve e la pianura è lontana. Non poteva ignorare il cimitero di Staglieno, considerato tra i più monumentali al mondo. Dove riposano Giuseppe Mazzini e Nino Bixio, come Michele Novaro, l’autore delle note dell’inno nazionale. In un campo più anonimo ma per me non meno importante, ci sono le spoglie di mia mamma. Lascia Genova e trova Arenzano, ma non dimentica Sampiedarena, dove sono nato, Cornigliano, Sestri Ponente e Pegli, dove ho vissuto la prima parte della mia vita e dove, quando ci torno, mi commuovo passando davanti alla scuola elementare, a Villa Pallavicini e Villa Doria, la bella e storica stazione, con le volte in ferro e l’ingresso davanti alla ex Casa del Popolo, non lontano dalla Chiesa dell’Immacolata dove sono stato battezzato e cresimato. Medie e ginnasio le ho frequentate dai Salesiani a Sampierdarena, istituto severo anche se molto formativo. Scelto da mio padre, avvocato severo, ritenendomi figlio intelligente ma poco disciplinato. Questione di punti di vista. Debbo confessare che una trasformazione l’ho avuta. Sono entrato cattolico e ne sono uscito sulla via dell’ateismo. Riprendo il viaggio su rotaie e scopro che l’autore trova bella Savona, parere non condiviso dal sottoscritto. Cita anche Bergeggi, Celle Ligure e Capo Noli in un esercizio magico di ricordi. Si ferma in retromarcia ad Albissola dove le ceramiche sono capolavori assoluti, come Celle Ligure è un meraviglioso borgo marino. Arriviamo al basilico, l’aroma che ha reso Albenga famosa nel mondo. Come il pesto di cui ha già parlando quando ha fatto tappa a Prà, cittadina tra Multedo e Voltri, dove il vento arriva a velocità supersonica. Albenga dunque, ridente e popolata da serre infinite, dove la preziosa piantina cresce e vola in tutto il mondo, vanto ligure. Imperia e Bordighera fino a Sanremo. Quando la favola vera della Liguria su rotaie frena a Ventimiglia per chiudere l’ultima pagina di un libro le cui pagine sono nate sulla roccia e sul mare, sui muretti delle Cinque Terre, sulle serre che ti ubriacano dall’oroma del basilico. E’ tanto aspra quanto bella la mia Liguria, ruvida e dolce in quei muri di roccia la cui ombra si precipita sul mare, per riapparire dalla schiuma a forma di sirena ammaliante e imprendibile. Una sola proibizione: non leggerlo.
Giuliano Orlando