Rocky Marciano Blues

Pubblicato il 25 gennaio 2024 alle 22:01
Categoria: Libri di Sport
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 Rocky Marciano Blues

Una storia in quindici round e dodici battute

Pugni e note in un concerto agonistico e musicale, sulle tracce del grande campione italo americano – Marco Pastonesi – Rocky Marciano Blues. Una storia in quindici round e dodici battute. 66th and 2nd. Vite inattese - Pag. 168 – Euro 17.00

di Giuliano Orlando

Rocky Marciano sul pentagramma non ce lo aveva messo nessuno. Il riferimento alle note che scandiscono il suono dei pugni è sicuramente un accostamento coerente o coraggioso, anche se opinabile. Il libro scorre veloce con andante mosso, fin dalla prefazione, coinvolgendo con l’abilità del consumato inviato che ha osservato e commentato i brividi delle discese di Giro e Tour, affrontate dai campioni delle due ruote. Ha compiuto parecchie ricerche, scovando episodi che legano il mondo della musica con quello del boxing. Per primo Duke Ellington, il Duca, col nostro Paolo Conte che lo conferma nella cantata “Lo zio”. Definendo la boxe quale narrazione popolare e il blues colonna sonora del Novecento. Il Rocky dell’autore è trattato con una formula nuova, almeno in Italia, dove si alternano colpi muscolari e musicali. Il primo round è dedicato a mamma Lena, una florida ragazza partita per l’America dalla Campania, sposa di Pierino Marcheggiano, tramutato in Quirino, ovvero i genitori di Francesco Rocco, colui che diventerà il re dei massimi. L’abilità dell’autore è di saper raccontare ciò che altri hanno già scritto, in chiave abbastanza diversa e l’aggiunta di personaggi inediti, nel caso specifico di campioni partoriti dal blues. Così Bessie Smith, licenziata dal direttore della Pace Phonograph Company, alla prima registrazione, ritenendola oltre che pesante, pure truculenta, volgare nella conversazione e di umorismo greve, appare come un Marciano al femminile. Anche Rocky sembrava negato per la nobile art. “Non aveva gioco di gambe. Non aveva varietà di colpi e neppure l’arte della difesa. Neppure l’altezza e l’allungo”. Le prime parole dell’autore nella prefazione. Che poi aggiunge: “Ma aveva un pugno, uno solo, il destro, che per quanto annunciato, telefonato   , previsto, prima o poi partiva e arrivava, ed era sempre devastante”. Anche Bessie, Elizabeth, dopo aver pagato mille dazi per gli aspetti negativi, affidata a Gertrude Rainey, detta “Ma” e con l’opportunità di incidere per la Columbia, oltre alla fortuna di cantare “”Down Hearted Blues”, trova il successo e i dollari. Purtroppo, al contrario di Rocky Marciano, non persevera e ricadde nel baratro della povertà. I round, proseguono, alcuni di sole note altri di soli pugni e anche di filmati. Quello di Wim Wenders si intitola “The Soul Of a Man” datato 2003, prodotto da Martin Scorzese, le cui tre anime sono quelle dei blues Skip James, Blind Willie Johnson e J.B. Lenoir, colui che nel 1950 si schierò contro la guerra e le guerre, con “Korea Blues”, replicando nel 1965, scrivendo “Vietnam Blues”. Non ebbe vita facile Lenoir (il nero), oltre ad una morte tragica. Investito da un’auto muore dopo tre settimane di coma. Era il 29 aprile 1967, aveva 38 anni. Ci fu chi lo ricordò, John Mayall, bianco inglese di Manchester, che nel 1969 in sua memoria compone “I’m Gonna  Fight for you. J.B.”. Una fratellanza spirituale infinita. Nel 1970, fece l’esaurito al Palalido di Milano. Afferma l’autore: “Fosse stato un pugile, un welter veloce, fantasioso, cambio di guardia e cambio di ritmo, dotato di buon allungo. Un Sugar Ray Robinson capace di salire di categoria. A dimostrazione che ci possono essere anche campioni del mondo, boxe e blues, bianchi”. Al nono round, appare Joe Louis, che come sostiene lo scrittore Norman Mailer, era il pugilato. Nel mondo dei massimi sono d’accordo. La sua storia è emblematica per capire molto di questo sport, che rappresentava per i giovani di colore, ma anche per molti figli degli emigranti, il grimaldello che uscire dall’atavica miseria. Lungo le pagine, nel suo procedere, dalla polvere del tappeto per merito del tedesco Max Schmeling all’altare della riscossa. Il lunghissimo regno sul trono, quindi il tramonto e il suo giustiziere che si chiama Rocco Marcheggiano, in arte Rocky Marciano. Tradotto in sensazioni: la soddisfazione di Rocky e la malinconia di Joe. La storia non finisce qui, ci sono altri round e altri sound che il lettore deve gustare, scoprendoli nel resto del libro. Dove trova anche qualche accenno ad un campione che nel cuor mi sta. Si chiamava Marvin Hagler, ovvero il Meraviglioso, scomparso nel 2021 a soli 67 anni, forse per il Covid. Di lui ho ricordi incancellabili, avendolo seguito per buona parte della grande carriera in Europa e negli USA. Il suo sorriso era allegria e amicizia. Manca a tanti.

Giuliano Orlando