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Alle origini della bicicletta. 2 L’evoluzione sociale e sportiva

Il velocipede capace di influenzare l’emancipazione femminile. I pro e contro, la chiesa e il perbenismo sconfitti dal progresso. Alfredo Azzini – Alle origini della bicicletta. 2 L’evoluzione sociale e sportiva – ediciclo editore Pag. 288 – Euro 25.00.
di Giuliano Orlando
Confesso di non averci pensato in precedenza ma, leggendo l’introduzione di questa meravigliosa storia della bicicletta, meglio ancora del velocipede, mi si sono aperti orizzonti infiniti. La bici al suo apparire oltre un secolo e mezzo addietro, è stata una rivoluzione alla pari dello smartphone e del cellulare. Capaci di rivoluzionare al vita di relazione e dei rapporti personali. Leggere per credere. Come tutte le rivoluzioni tecnologiche, ebbe fautori e detrattori. Nella Milano uscita dal dominio asburgico, alle prese con una crisi economica alla fine del 1800, il generale Bevas Beccaris, durante la rivolta del pane, la vietò perché permetteva un collegamento rapido fra le barricate. La Bell’Epoque, combaciò anche con l’esplosione della bici nella società, usata dalla borghesia come moda e dalla classe povera, quale mezzo necessario a minor costo. Un volume prezioso e importante per conoscere l’importanza storica ma ancor più sociale, di questa novità tanto semplice quanto meravigliosa. Al punto che neppure l’avvento dell’auto fu così determinante. La bici significò libertà nel costume, un mezzo che permetteva di uscire dalla schiavitù degli orari dei treni, dalla dipendenza delle carrozze e quindi dai cocchieri, spesso le lunghe orecchie dei padroni. E molto altro, compresa una guerra interna nell’alta borghesia, tra pro e contro. Parigi fu la capitale assoluta. Mentre i figli di Napoleone si dedicavano a questa nuova moda, molti intellettuali la abborrivano. Non solo in Francia, ma pure in Inghilterra e in Italia. Quando nel 1884, Joseph ed Elizabeth Pennel decisero di andare da Firenze a Roma in bici, l’impresa ebbe effetti opposti. Lungo il tragitto incontrarono due suore, una si coprì il viso, neppure avesse visto un trucco del diavolo, l’altra si avvicinò e dopo aver studiato quel nuovo oggetto di trasporto, augurò buon viaggio. Il clero in particolare fu contrario ai tandem, come i ceti più ricchi, ritenendo che cavalcare la bici fosse esercizio sconveniente. Anche Matilde Serao, scrittrice e giornalista, la prima donna alla direzione di un quotidiano, si dichiarò apertamente contraria a questa invasione su due ruote, silenziosa e inarrestabile. Come sempre accade quando qualcosa cambia, i poli opposti di avvicinano. Mentre a Parigi iniziavano a pensare a piste ciclabili, il sindaco di Milano nel 1869 ne vietava l’ingresso in tutta la zona della città racchiusa entro la cerchia dei Navigli! Oggi tutto questo appare lontano e incredibile e bene ha fatto Alfredo Affini, titolare col figlio Carlo, di una delle più importanti Collezioni dei velocipedi e biciclette antiche al mondo a Soresina (Cremona), a dare alle stampe questo secondo volume, dopo avere raccontato nel primo, con dovizia di particolari le prime gare e fatto conoscere i protagonisti di corse che spesso rasentavano l’impossibile.
Stavolta il percorso, descritto con ‘penna’ accurata e delicata, riguarda il percorso sociale che la bici ha compiuto lungo due secoli. Con protagonisti illustri e anonimi, l’ingresso nel cinema e poi nel piccolo schermo. Le competizioni del primo novecento, oggi scomparse ma non meno importanti, meritevoli di essere ricordate con i loro protagonisti, alcuni dei quali veri eroi. Nella vita quotidiana, la chiesa non fu certo illuminata, proibendone l’uso ai preti, arrivando alla sospensione a divinis. Imposizione che trovò l’ostacolo maggiore all’interno: molti sacerdoti risultarono decisi ad usarla, ritenendola a giusta ragione, necessaria a svolgere meglio i loro doveri quotidiani. In un caso divenne addirittura il segno della vittoria sui comunisti. Nel 1952, don Danilo Cubattoli, che esercitava il suo ministero nel quartiere fiorentino di San Frediano, tifoso di Bartali, lanciò la sfida ad un gruppo di giovani comunisti, dando loro anche un vantaggio in partenza. Il trionfo del sacerdote ebbe eco nazionale al punto che la Domenica del Corriere gli dedicò la copertina con l’illustrazione di Walter Molino. Episodio e illustrazione sono riportate nel libro. Come il cinema e non solo in Don Camillo e l’onorevole Peppone, ma in un’infinita serie, dove la bicicletta é presenza costante. Un grande contributo per la conoscenza del più umile e prezioso strumento al servizio di tutti. Nei dieci capitoli, che narrano la sua evoluzione, le imprese indimenticabili e come venivano preparate, le prime corse ufficiali in Europa, la nascita dei veloce club, le bici irredentiste e patriottiche. Il gesto estremo di Enrico Toti, che lanciò la stampella contro il nemico, nell’agosto 1916, resta emblematico di quel patriottismo di cui si sono perdute le tracce. Toti fu ciclista assoluto, prima e dopo aver perduto la gamba sinistra a soli 26 anni nel 1908. Dopo l’amputazione prese parte a molte corse e tentò addirittura il giro del mondo. Quando perse la vita sul fronte di Gorizia, faceva parte del Terzo Reggimento dei bersaglieri ciclisti. I passaggi dai dilettanti ai pro. Le corse più importanti, i primi mondiali con le prime squadre italiane. I personaggi come Geo Davidson, Romolo Bruni, Ferdinando Tommaselli, l’indimenticabile Giovanni Gerbi. L’ultimo capitolo lo dedica a Giacomo Puccini, il grande compositore lucchese, la cui passione per la bicicletta non fu certo un mistero. Meno chiaro il destino finale di Mary, acquistata nel 1895 e pagata 425 lire. L’autore di opere indimenticabili, la accessoriò parecchio e sicuramente ci si affezionò. Quando venne a conoscenza della vendita, non nascose la sua delusione.
Chiudo con l’annotazione importante riguardante le foto che arricchiscono il volume. Dire che sono straordinarie è il minimo. Basterebbero da sole a giustificare il libro. Un vero tesoro, che l’autore ha fatto dono ai lettori, facendo nascere nel contempo, la giusta curiosità, quindi l’invito a conoscere visivamente un periodo storico importante, andando a Soresina (Cremona), dove si trovano le Collezioni dei velocipedi e biciclette antiche al mondo. Impegno che il sottoscritto intende onorare al più presto.
Giuliano Orlando