Non ho ucciso l’uomo ragno – Gli 883 e la ricerca della felicità

Pubblicato il 6 ottobre 2023 alle 11:10
Categoria: Libri di Sport
Autore: Redazione Datasport.it

 

 Non ho ucciso l’uomo ragno – Gli 883 e la ricerca della felicità

Due fuorilegge musicali senza destriero. Due geni tra mille incongruenze – Mauro Repetto con Massimo Cotto - Non ho ucciso l’uomo ragno – Gli 883 e la ricerca della felicità - Mondadori Editore – Pag. 168 – Euro 18.00

 

 

 

 

 

di Giuliano Orlando

Per prima cosa debbo ringraziare Chiara Giorcelli, che alla richiesta di recensire il libro scritto da Mauro Repetto, è stata di una cortesia e tempestività unica. Solitamente la mia attenzione è rivolta ai libri di sport, ma questa pubblicazione non volevo perderla. I motivi sono numerosi e per me importanti. Siamo entrambi nati a Genova, anche se lui si è trasferito sul Ticino e il sottoscritto a Milano, ma restando sempre di fede rossoblù. Gli 883, mi sono subito piaciuti, pur se la mia epoca si perde nella notte dei tempi. I primi suoni musicali percepiti prima ancora dell’asilo, furono le canzoni dirette dal direttore di orchestra Cinico Angelini con le voci di Achille Togliani, Nilla Pizzi, Carla Boni e Gino Latilla. In parallelo Flo Sando’s e Natalino Otto. Amavo la musica leggera anche se ero stonato come una campana rotta. In seguito presi gusto pure alla lirica, circoscritta all’alveo nazionale e poche altre divagazioni. La prima volta che andai in Argentina, restai affascinato dalle “tanghere” e dai ballerini di strada. La musica del tango è troppo carnale per non amarla. Mi coinvolge anche il rock e proprio “Can’t help falling in love” del mito Elvis, fu la causa del mio indimenticabile primo amore. Gli 883, scoperti in età molto, molto matura, mi stuzzicarono per il sound diverso, che veleggiava con spruzzate di jazz e rock, pur riuscendo a mantenere una linea melodica, accattivante. Che il boom sia esploso con “Hanno ucciso l’uomo ragno”, inizialmente valutata dai burocrati una nullità e l’accoppiata Mauro Repetto-Max Spezzali abbia fatto resto, non cambia la sostanza del successo, semmai conferma come casualità e destino siano gemelli. Anche se la produzione di questo tandem sviluppatosi sulle rive del Ticino, è ricca di tanti altri successi. Nel libro ho trovato molto di Fabrizio De Andrè, quella filosofia della strada fin dalle prime righe: “Io sono uno che ha sognato e non vuole smetterla di farlo. Uno che ha vissuto, sbagliato, riso, pianto, amato”. Come non percepire le vibrazioni del grande poeta-cantante genovese. Non ha paura di parlare del passato, semmai è stimolante per uno che ritiene quel passato tanto recente da essere un presente. Da ragazzino non era certo un soggetto da imitare. Tutto il contrario e quindi un pessimo esempio. Abitava vicino alla casa di Virginio Rognoni, ministro di vari dicasteri, compreso quello di Grazia e Giustizia. Andava a casa sua giocando col figlio Massimo, innamorato della sorella Maria Stella, mai corrisposto. Refrattario alle regole, che gli costarono un fracco di botte dispensate da mamma Margherita. Niente da fare, ma non inutili come terapia futura. Delicato il conturbante ricordo di nonna Miranda, sognatrice che conosceva tutto delle star di Hollywood. Grace Kelly, Ingrid Bergman, Rita Hayworth, Gary Grant, Katharine Hepburn e Shirley Temple non avevano segreti. Quando Mauro approda a Los Angeles il primo pensiero è proprio per la cara indimenticabile nonna Miranda. La consistenza del libro è nella sincerità di ogni momento, nella suggestione che gli autori sanno trasmettere al lettore, senza falsi pudori. Repetto è un Cristoforo Colombo alla ricerca dell’India che approda in America, trovando alla fine la Francia. Dentro ha ricchezze enormi, che usa e spreca, perché lui è così. Quando centra il successo e ritrova i burocrati, sfruttatori e bugiardi, non si scaglia contro, semmai sorride con la rassegnazione del genio che supera l’onda dello sdegno come fece Mosè attraversando il Mar Rosso, salvando il suo popolo dagli egiziani. Una confessione cruda, divertente e drammatica. Racconta con disarmante semplicità come sono nati successi quali “Live in the Music” che sottopongono all’attenzione di Jovanotti. Con Cecchetto diventano I Pop. Producono tanto, provano e riprovano. Le loro canzoni nascono, crescono e scompaiono, per riapparire come fossero miracolate. La sfilza è lunghissima. Per citarne solo alcune, da: “Come mai” a “Una canzone d’amore”, “Nessun rimpianto”, “Io ci sarò”, “Sei un mìto”, “La dura legge del gol”, “Ti sento vivere”, “Sud Nord, Sud Ovest Est”, “Finalmente tu”, “Come deve andare”, “Sei fantastica”, “Bella vera”, “La lunga estate caldissima” “Con un deca”, “Fai come ti pare”, “La volta buona”, “Un giorno così” e “Il pappagallo”, tutte hanno albe e tramonti senza una ragione apparente. Alcune si stagliano nel panorama musicale come pietre miliari e sono attuali ancora oggi. Massimo Cotto che riprende il pensiero di Repetto, ha l’abilità di far scorrere pagina dopo pagina senza il minimo intoppo. Delizioso il racconto di come nacque “Sei un mito”, e il mito si chiama Chiara Cattaneo, bella come il sole, capelli lunghi, profili egizio. Per vederla passare restavano fermi in macchina quasi due ore. Una visione, capace di esaltarli al punto di comporre una canzone senza tempo. Con Spezzali sembrano inseparabili, anche se non sarà così. Emblematico l’episodio del 1993, quando compongono “Nord sud ovest est”, un milione e 350 mila copie vendute. Sono a Riccione in una villa hollywoodiana, con loro anche Amadeus tutti assieme, mentre Fiorello alloggia in una stanza faraonica. Una premonizione? Il diapason nei primi anni ’90, quando vincono il Festival Bar. Purtroppo confessa che pur guadagnando, pur avendo successo anche con le donne, lui non era felice. Va in America, prima a Los Angeles e poi a New York, tra speranze e delusioni, film e progetti sognati e non realizzati, un percorso che definire esplosivo è riduttivo. Torna a casa, ma cambia poco. Con Cecchetto lancia “ZuccheroFilatoNero”, che veleggia tra bonaccia e vento a forza 8. Il momento più brutto, dopo aver abbandonato gli 883, scompare anche lui in un mare di alcol e vergogna. Siamo nel 1995. Va a lavorare alla Disneyland di Parigi e dopo tanti anni alla francese, trova quella maturità cercata invano. Si sposa e raggiunge anche la felicità. Nel 2019, lo contatta Cecchetto invitandolo a Milano, per una rimpatriata a San Siro. Accetta e ritrova gli amici di una vita, da Spezzali al resto di un passato che torna alla memoria come una sirena incantatrice. La tentazione è grande, ma stavolta non si lascia travolgere e torna a Parigi, la sua patria putativa. Il suo nido, semplice ma caldo e protettivo.

Giuliano Orlando