Lo sport al femminile può contribuire alla diminuzione dell’uso della plastica killer

Pubblicato il 19 aprile 2019 alle 21:05:25
Categoria: Notizie altri sport
Autore: Redazione Datasport

Non si finisce mai di imparare. Unico giornalista sportivo presente in un contesto di esperti scientifici, in visita alla Novamont, azienda di Novara, all’avanguardia nel settore delle bioplastiche, ovvero l’uso della plastica biodegradabile, argomento di grande attualità che fra non molto l’Unione Europea imporrà per eliminare quella fossile, derivata dal petrolio, ho scoperto che anche lo sport al femminile può contribuire a questa operazione, in particolare nel campo delle microplastiche provenenti dai prodotti cosmetici, da quelli del risciacquo (shampoo, balsamo, scrub viso e corpo) a quelli senza (make up e skin care, oltre ad agenti texturizzanti, leganti di polvere, carrier di sostanze funzionali). Un tempo le donne che svolgevano attività sportive in particolare agonistiche si presentavano alle gare acqua e sapone. Fino a pochi anni fa, era impensabile vedere saltatrici, lanciatrici del peso, disco o giavellotto, velociste o impegnate su lunghe distanza, ma ancor più nuotatrici e in particolare praticanti nell’atletica pesante, quale il sollevamento pesi e più recentemente il pugilato femminile, perfettamente truccate dal fondo tinta a ciglia e sopracciglia, unghie dai mille colori. Il nuoto in particolare, che in Italia ha allargato la base femminile toccando numeri importanti, si calcola in oltre 50.000 unità, il bacino di utenza che pratica gare, e tutte curano con molta attenzione l’aspetto esteriore, presentandosi perfettamente truccate. Non solo le nuotatrici, ai recenti campionati europei di sollevamento pesi, disputati in Georgia, nel settore femminile, tutte le partecipanti o quasi, si presentavano in pedana per la alzate truccate di tutto punto, si trattasse di atlete di 50 kg. come di oltre 100, che non erano certo filiformi. Nonostante il fisico imponente, con masse grasse molto evidenziate, il trucco del viso era completo e perfetto, come le unghie. Tutti i prodotti usati di derivati della microplastica non degradabile, per cui una volta eliminati dal viso o dal corpo, vengono immessi sul territorio per finire spesso in mare, contribuendo al disastro ecologico, visto che questo materiale resta attivo per lunghi, troppi anni, essendo praticamente non smaltibile. Dei disastri che combina se ne parla da decenni, ma solo in questi  ultimi anni sembra iniziare a scuotere le coscienze, grazie anche all’attenzione dei giovani su un problema tanto drammatico, che condizionerà il loro futuro.

La Novamont, azienda italiana all’avanguardia ha ideato il mater-bi, innovativa famiglia di bioplastiche che utilizza componenti vegetali, con caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità, ottimizzando la gestione dei rifiuti organici, contribuendo allo sviluppo di sistemi virtuosi con vantaggi notevoli lungo tutto il ciclo produzione-consumo e smaltimento. Il segreto dell’azienda parte dalla famiglia degli origo-bi, biopoliesteri ottenuti con materie prime di origine rinnovabile grazie ad una tecnologia derivata dal brevetto della Novamont. I settori applicativi spaziano dalla raccolta differenziata al foodservice, all’agricoltura, al packaging fino alla cosmesi. Potremmo definirlo il killer della plastica tradizionale, derivata dal fossile e quindi indistruttibile, i cui danni nell’ambiente stanno allarmando l’intero pianeta.

A breve la crociata della Novamont, che sta allargandosi in altri continenti, dovrebbe sostituire l’uso della plastica derivata dal petrolio, con quella biodegradabile che potrà smaltirsi a breve senza creare danni all’ambiente alle stesse persone e alla fauna.

Vedremo così le star dello sport, come Federica Pellegrini, truccata con sostanze biodegradabili e come lei migliaia di nuotatrici, come di altre discipline, pugilato in rosa compreso, dove la campionessa del mondo Alessia Mesiano e la giovane Irma Testa, hanno ampi sulle riviste  di moda e negli spot televisivi, contribuire ad un cambiamento radicale nell’uso di prodotti, oggi nocivi. Ancora una volta, l’Italia si pone all’avanguardia nella ricerca scientifica per un futuro migliore.

Giuliano Orlando

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