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L’IBA furbescamente si rivolge a Trump per rientrare in gioco a Los Angeles 2028. Un gioco che conferma l’inaffidabilità dell’ente fuori dai Giochi.

di Giuliano Orlando
Il russo Umar Kremlev, presidente dell’IBA, l’associazione della boxe, definitivamente estromessa dal CIO, il Comitato Internazionale Olimpico, ha inviato una lettera al neo presidente americano Ronald Trump, chiedendo di far riconoscere l’IBA come ente ufficiale per i Giochi olimpici di Los Angeles 2028. Una richiesta furbesca e anche maldestra, per una serie di ragioni che rendono l’iniziativa dell’IBA improponibile. Prima di tutto va sottolineato che il CIO è associazione riconosciuta da tutte le nazioni come unica rappresentante per le decisioni inerenti i Giochi Olimpici, assolutamente indipendente. Pertanto, staccato dalla politica. Per questo nessuna nazione ha facoltà di intervenire sulle decisioni del CIO. Purtroppo la maggior parte dei media, scarsamente documentati sulle motivazioni reali che hanno portato all’esclusione definitiva dell’IBA dal contesto olimpico, pubblicano o danno informazioni parziali o sbagliate. La guerra tra CIO e IBA nasce ben prima che spuntasse l’International Boxing Association, ultimo acronimo che ha sostituito l’Association International Boxing Amateur, nata nel 1946, sulle ceneri della Federation International de Boxe Amateur, istituita nel 1920, in occasione dei Giochi di Anversa in Belgio.
A fondarla furono Inghilterra, Brasile, Francia, Paesi Bassi, Canada, Danimarca, Sud Africa, Svizzera, Stati Uniti e Belgio. Come ho scritto sul sito DATA SPORT e sottolineato nel corso della rubrica televisiva Fighters Life, sul digitale terrestre 244 che va in onda alle 21.30 di ogni venerdì. Nella trasmissione del 24 gennaio, ho spiegato le ragioni dell’out dell’IBA, che iniziano nel 2017, quando l’allora presidente Wu, architetto di Taipei, in carica dal 2006, rivelatosi faccendiere della peggior specie, portando l’AIBA ad una situazione finanziaria disastrosa (16 milioni di dollari debitori), veniva costretto alle dimissioni, sostituito come presidente a interim, dall’italiano Franco Falcinelli, il consigliere più anziano dell’ente. Il CIO nel frattempo sospendeva cautelativamente l’AIBA, congelandone i fondi annuali che versa ad ogni nazione aderente. I motivi erano molteplici: situazione amministrativa passiva, mancanza degli esami antidoping, problema giudici-arbitri e una governance da brividi. Da quel momento i ricorsi sono la costante dell’AIBA, sempre bocciati dal CIO. Consapevole delle difficoltà, l’AIBA apre al professionismo e allestisce Forum dalle isole Fiji a Sochi in Russia. Il 3 novembre 2018 a Mosca, l’AIBA elegge alla presidenza l’uzbeko Gafur Rakhimov, inviso al CIO, sotto inchiesta negli USA.
Pochi mesi dopo l’uzbeko si dimette e per l’ente segue un periodo sempre più nebuloso e incerto. Alcuni mesi prima la Commissione d’inchiesta emette un nuovo verdetto negativo sull’AIBA, che ritiene le sue attività non conformi alla Carta Olimpica e al Codice Etico del CIO. Estromettendola dall’ente, mantenendo il pugilato ai Giochi. Che verranno organizzati da un ente designato dallo stesso CIO. Situazione che si ripete anche per le olimpiadi di Parigi 2024, dove l’IBA tenta in ogni modo di essere coinvolta, ma non viene presa nella sia pur minima considerazione. Tornando al 2018, l’AIBA a sua difesa aveva presentato ben 700 pagine di documenti dove mostrava gli evidenti miglioramenti su ogni argomento. I fatti purtroppo dimostravano il contrario. A fine 2020, dopo che l’ente indicava a tempo determinato, vari responsabili, viene eletto il russo Umar Kremlev, che aveva fatto esperienza nell’EUBC, l’ente europeo guidato positivamente per dieci anni da Franco Falcinelli. Inizialmente il rapporto tra i due enti, sembra improntato al dialogo. Ma è un’illusione, complice anche ma non solo, l’invasione della Russia all’Ucraina. Inoltre, l’atteggiamento divenuto aggressivo di Kremlev, non aiuta e ancor più è il contratto con la multinazionale Gazprom, azienda russa che gestisce stoccaggio, lavorazione e vendita di gas nel mondo, al 50% di proprietà del governo di Putin, oltre ad una società di sicurezza privata, che recluta mercenari da usare per le varie guerre in corso. L’accordo, assicura annualmente all’IBA un contributo di 50 milioni di dollari. Che distribuisce nei tornei sia dilettanti che pro. Il CIO in passato, ha chiesto più volte di chiarire questa situazione, mantenendola riservata, ma l’IBA non ha mai risposto. A fronte di questi fatti, la Corte Arbitrale dello Sport, il 19 aprile scorso, respingeva l’ennesimo ricorso dell’IBA e l’espulsione diventava inappellabile e definitiva. Spiegando che al momento non essendoci un ente riconosciuto dal CIO, il pugilato non poteva rientrare tra le discipline ai Giochi di Los Angeles.
Il 13 maggio 2023, l’olandese Boris Van der Vorst fondava la World Boxing, col dichiarato scopo di sostituire l’IBA, estromessa dal CIO, per ovviare al pericoloso vuoto che metteva a rischio la presenza del pugilato ai Giochi. Inizio decisamente non facile: solo 27 nazioni iscritte, contro le oltre 200 dell’IBA. Poche sicuramente, ma il tempo avrebbe dato ragione a Boris Van der Vorst, sottovalutato dalla maggioranza degli esperti. Dopo meno di due anni, le nazioni hanno superato quota 70 e, stando alle richieste in atto, entro fine dell’anno, potrebbero essere cento. L’Italia è iscritta dal 27 luglio scorso, prima dei Giochi di Parigi. Le nazioni più importanti delle Americhe fanno parte del nuovo ente, idem l’Oceania. L’Asia, ritenuta la roccaforte di Kremlev, si è clamorosamente schierata con la World Boxing: che annovera Kazakistan, India, Uzbekistan, Filippine, Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Taipei, Iraq, Jordania, Kyrgyzstan, Laos, Cambogia, Mongolia, manca solo la Cina, per l’en plein. Al momento solo l’Africa non si è pronunciata. L’Europa. salvo alcune nazioni dell’Est, ha scelto quasi subito il nuovo ente. A livello agonistico ha già stilato un programma che comprende i primi mondiali e vari campionati e tornei. Lo scorso dicembre al Consiglio Esecutivo del CIO a Losanna, il presidente Thomas Bach sottolineava per l’ennesima volta che la World Boxing è l’unica federazione in grado di poter rappresentare il pugilato ai Giochi 2028. Non è da escludere che i membri del CIO, possano dare l’OK all’ingresso della World Boxing nella famiglia olimpica entro marzo. A quel punto la lettera di Kremlev non avrebbe alcun significato
Il presidente russo, nel dichiararsi preoccupato per l’esclusione della boxe a Los Angeles ha dimenticato di informare Trump su alcuni particolari. Il progetto fallito di creare Giochi alternativi, i premi spropositati nei campionati sotto la sua giurisdizione, per convincere le nazioni a partecipare, oltre a pagare viaggio e soggiorno. Ai prossimi mondiali femminili a Niels in Serbia a marzo, gli ori avranno 400.000 dollari di premio, 200.000 l’argento e 100.000 il bronzo. Quando Gazprom, che nel 2024 ha chiuso il bilancio in passivo, chiuderà i cordoni, cosa farà l’IBA?
Sul problema delle atlete, dichiarate transgender, di cui ne cita una sola, in realtà sono state due ai Giochi di Parigi a conferma che Kremlev ha puntato sull’eco mediatico dell’iniziativa. Mi chiedo cosa potrebbe fare Trump su questa problematica. Invalidare il risultato di Parigi? Siamo al ridicolo.
Trump ha allestito serate di pugilato negli anni ’80 ad Atlantic City, la metropoli dove il presidente ha costruito l’80% dei grattacieli, operando con alcuni dei procuratori più noti e facendo combattere alcuni dei campioni più in auge negli anni ’80. Trump in quel periodo operava a tutto campo, non solo nella boxe. Ricordo di essere stato inviato ad una riunione svoltasi appunto ad Atlantic City, il 16 ottobre 1987, protagonista Mike Tyson, che difese con successo le cinture IBF e WBC, spedendo Tyrrell Biggs che era imbattuto, KO al settimo round. Prendendosi a distanza di 3 anni, la rivincita sulla sconfitta subita in occasione dei trials nel 1984 per i Giochi di Los Angeles. Nell’occasione l’americano aveva vinto l’oro, superando in finale il nostro Francesco Damiani con un verdetto discutibile. Nel 1988 a Milano, entrambi professionisti, l’italiano battè Biggs, fermato al quinto round. La lettera aperta aveva lo scopo di attirare l’attenzione sulla sua associazione, che volente o nolente è sempre più fuori dai Giochi.
Che esista una politica sportiva è indubbio, che il CIO, ne debba tenere conto è altrettanto vero, ma che un presidente, che si chiami Trump o altro nome, possa capovolgere le decisioni prese dalla voce unica che gestisce da oltre un secolo il percorso dei Giochi olimpici è semplicemente utopistico. Questo Kremlev lo sa benissimo, ma sapeva altrettanto bene che comunque avrebbe ottenuto l’attenzione dei media. In particolare quelli meno informati che sono utili all’IBA, perché facendo confusione, fanno credere che Trump e l’IBA possano capovolgere situazioni sancite da regole precise e immutabili.
Giuliano Orlando