Ventura: "Italia? Io delegittimato, con la Svezia non potevamo vincere"

Pubblicato il 8 ottobre 2018 alle 10:07:15
Categoria: Notizie Calcio
Autore: Michele Nardi

Giampiero Ventura è tornato. Dopo i mesi di silenzio seguiti all’eliminazione dell’Italia contro la Svezia ai playoff per accedere al Mondiale di Russia l’ex C.t. ha concesso un’intervista a Pressing, programma sportivo di Mediaset.

C’è rimorso nelle parole dell’allenatore quando torna sul suo recente passato in azzurro: “Molti ripensano alla partita con la Svezia, io penso a quello successo prima di quella sfida. Siamo arrivati alla partita con la Spagna dopo 8 vittorie e 2 pareggi con Spagna e Germania, con 14 giocatori che avevano esordito e con gli stage dove molti giovani si sono avvicinati alla magli azzurra. Tutto questo prima della Spagna perché prima della Spagna io ero l’allenatore della Nazionale. Poi abbiamo perso contro la Spagna ma era uno scenario prevedibile: in quel momento loro erano una delle squadre più forti del mondo e tutti dicevano che molto probabilmente saremmo andati ai playoff. Poi quando è successo questa cosa non è stata più accettata. Mi sono dato un’infinità di colpe personali quando ho capito che non ero più l’allenatore e avrei dovuto lasciare molto prima”

Secondo Ventura l’ambiente federale non lo ha protetto al meglio: “Le colpe sono state anche di aver accettato delle situazioni che ritenevo inaccettabili. Ad esempio, quando sono stato delegittimato, nel momento in cui sono stato nominato il nuovo C.t. Le gare con la Svezia sono state due sfide in cui non abbiamo subito neanche un tiro, dove abbiamo sbagliato gol a porta vuota e preso pali a portiere battuto. Ma nel calcio ci sta non ottenere il risultato, è il come ci siamo arrivati che non è andato bene: non c’erano i presupposti per una vittoria”.

Per Ventura il post eliminazione è stato molto doloroso: “Io dopo la Svezia ho sentito alcuni giocatori come Buffon. Per me è stata una ferita umana perché quello che è successo dopo è stato grave. Sono state dette un sacco di falsità, come che sono scappato dal ritiro e altre cose terrificanti. Non ho querelato perché era un momento in cui non avrebbe avuto senso. Nei tre mesi successivi ho provato una grande sofferenza interiore. Ho accettato la Nazionale per amore della maglia azzurra, ho rifiutato altre offerte importantissime di società di prima fascia. Non rifarei assolutamente questa scelta, non la rifarei da italiano e da chi ha sofferto per la Nazionale. Con Lippi sarebbe stato diverso, non mi avrebbero delegittimato”.

Ormai il passato è passato: “Ho visto Mancini e gli ho fatto l’in bocca al lupo perché ne ha bisogno. Il tempo adesso sta spiegando che è un sistema difficile. Abbiamo un’infinità di giovani potenzialmente forti, come Chiesa, Bernardeschi e Barella, ma il vero problema è il sistema che rende difficile tutto questo. Oggi non ci sono più i blocchi di una sola squadra, adesso quando va bene abbiamo due giocatori per squadra che giocano in maniera diversa e si ha poco tempo. La sconfitta con la Svezia ha un valore epocale, su questo non c’è dubbio”

Ma ora che rabbia e dolore sembrano passate c’è il desiderio di rimettersi in gioco: “Mi auguro che la mia carriera non sia finita. Non posso pensare che due sconfitte cancellino 35 anni della mia vita. Non posso pensare che attenuino la mia voglia. Ho grande voglia di tornare in campo per dare risposte, ho delle scariche di adrenalina pazzesche. Ho ricevuto delle proposte, adesso vediamo. Ho passato un’estate lunga e preferisco non ripetere questa esperienza”.

Il discorso poi torna sull’attualità. Una delle grandi polemiche che hanno investito Ventura durante al sua esperienza in Nazionale è stata la gestione di Insigne, che ora sta trascinando il Napoli di Ancelotti da seconda punta: “Quando ero in Nazionale i problemi erano altri, chi pensava che il problema fosse se giocava oppure no Insigne era fuori strada. Quella di Ancelotti è stata un’ottima intuizione, prima Insigne faceva soprattutto assist, oggi invece fa soprattutto gol. Ma dietro a questa intuizione ci sono quattro mesi di lavoro, non certo le 48 ore che si hanno in Nazionale: le chiacchiere quindi se le porta via il vento, conta aver la possibilità di poter lavorare. Dopo le ultime due gare della Nazionale nessuno parlava di Insigne o per lo meno non in questi termini: bisogna essere un attimo coerenti. In questo nuovo ruolo ha sorpreso tutti, questo significa che è stata un’intuizione e bisogna dire bravo all’allenatore. Il Napoli sta facendo bene ma l’anno scorso ha fatto 91 punti, non parliamo di un exploit”.

Un altro giocatore del Napoli che sta facendo molto bene è Allan. Il brasiliano potrebbe accettare la chiamata della Nazionale italiana: "L’Allan di quest’anno è completamente diverso da quello degli scorsi anni: ora è un giocatore maturo, consapevole e determinante nel suo ruolo. Se fosse possibile sarebbe un grande colpo per la Nazionale".