Trent'anni senza Enzo Ferrari: il Drake dalla A alla Z

Pubblicato il 13 agosto 2018 alle 17:36:28
Categoria: Formula 1
Autore: Matteo Novembrini

 

Raccontare uno come Enzo Ferrari, uomo dalle mille sfaccettature, non è facile. Ma vale la pena provarci, attraverso le lettere dell'alfabeto, tutte utili a raccontare un uomo difficile, sognatore, imprevedibile, certamente unico. Il 14 agosto 1988 se ne andava per sempre quest'uomo che proviamo a raccontarlo così.

A – Adalgisa Il nome della mamma, Adalgisa Bisbini, colei che lo dette alla luca in una Modena innevata il 18 febbraio 1898, sebbene il piccolo Enzo fu registrato dal padre Alfredo solo due giorni più tardi, impossibilitato dalla neve. Fu lei, senza più il padre ed il fratello (morti a poco più di un anno di distanza l'uno dall'altro quando Enzo aveva 18 anni), a rappresentare un appoggio per Ferrari negli anni difficili della sua adolescenza dopo la Prima Guerra Mondiale. Adalgisa fu una severa ma amorevole giudice della vita pubblica, lavorativa e privata del figlio, il quale le rimase molto vicino per tutta la vita.

B – Baracca Francesco Francesco Baracca fu un asso dell'aviazione italiana durante il primo conflitto mondiale, ed era solito fissare sui suoi aerei, come segni distintivo, un cavallino rampante. Dopo la sua scomparsa in guerra, sua madre dette il suo gagliardetto ad Enzo Ferrari in seguito ad una vittoria, dicendogli:”Questo era il simbolo di mio figlio, lo tenga. Le porterà fortuna”.

C – Cavallino Rampante E fu proprio quel Cavallino Rampante a divenire il simbolo di un piccolo stabilimento a Maranello, che sarà destinato a riscrivere la storia dell'automobilismo. Enzo lo utilizzò circa una decina d'anni dopo averlo ricevuto, ed al cavallino aggiunse uno sfondo giallo (colore della sua città, Modena) e le iniziali “SF”, che stavano per “Scuderia Ferrari”. Oggi il Cavallino è un'effige conosciuta in tutto il mondo.

D – Dino Alfedo Ferrari, detto Dino, nato dal matrimonio con Laura, era l'amato primogenito di Enzo, il quale dette al figlio lo stesso nome che erano di suo padre e di suo fratello. Il giovane, brillante ingegnere, morì a soli 24 anni stroncato da distrofia muscolare, lasciando un vuoto incolmabile nella vita di Enzo, il quale anni dopo avrebbe fondato il “Centro Dino Ferrari”, struttura medica dell'Università di Milano specializzata in distrofia muscolare. A Dino furono dedicate tante auto e tanti motori (soprattutto quello da lui ideato) progettati in Ferrari.

E – Enzo Lui, Enzo. L'uomo che ha dato vita a tutto questo, sacrificando tutto se stesso in nome di una scuderia il cui bene è sempre stato messo al primo posto. L' “agitatore di uomini”, come amava definirsi, un visionario che realizzò il sogno di una vita, dando vita a qualcosa di unico. Impossibile descriverlo in poche righe, era un uomo che ebbe la forza di mettere tutto se stesso per raggiungere ciò che aveva sempre sognato. Ma nonostante questo, era pur sempre un uomo. Unico, certo, ma pur sempre un uomo, con le sue debolezze, i suoi dubbi, le sue paure. Ed è grazie all'aver sconfitto tutto o quasi nella sua vita che è diventato Enzo Ferrari.

F – Ferrari Quello che oggi resta di Enzo, quello che ha lasciato in eredità. Un marchio di eccellenza ineguagliabile, esclusivo ed invidiato in tutto il mondo, la casa automobilistica più conosciuta sul pianeta. Un sogno divenuto realtà. Un sogno che ha avuto un futuro, proprio come voleva lui:" Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo."

G – Garello Laura La moglie, conosciuta in una Torino in ricostruzione dopo la Prima Guerra Mondiale, dove Enzo era andato a cercar fortuna. Un matrimonio datato 1923 ben poco felice, perchè poco dopo essersi sposati i due capirono di non essere fatti l'uno per l'altro. Nonostante ciò, i due non si separarono mai ufficialmente, Enzo le rimase al fianco tutta la vita, sentendosi responsabile dell'infelicità di Laura, per un certo senso di colpa per via della sua relazione extra-coniugale e soprattutto in nome del ricordo di Dino.

H – Henry Ford II Tra Ferrari e Ford, negli anni '60, ci fu una vera e propria rivalità che andò ben oltre la pista, con lotte di potere anche di carattere poltico, nello scenario del Mondiale Prototipi. Henry Ford II, nipote del fondatore Henry, voleva acquisire la Ferrari e la trattativa era quasi conclusa, fino a quando Enzo decise di mandare tutto a monte perchè aveva richiesto un'indipendenza pressochè totale per il reparto corse, cosa che Detroit non volle dare fino in fondo. Ne nacque uno scontro molto forte, con il signor Ford che tornato in America ordinò la nascita di un modello che avrebbe dovuto sbaragliare la Ferrari: fu così che nacque la mitologica Gt40.

I – Inglesi Enzo Ferrari ha avuto tanti nemici in vita sua, e per quanto riguarda la F1 certamente i più complicati da battere furono gli inglesi, che Ferrari con supponenza definiva “garagisti”, perchè erano soliti non fare le auto in casa ma assemblarle acquisendo pezzi e motori già fatti, per gareggiare ad un costo minore. Da parte loro, sul piano politico gli inglese fecero sempre squadra, in una guerra di potere che vedeva contrapposti da una parte i team inglesi e dall'altra tutti gli altri, capitanati ovviamente dalla Ferrari. Furono gli inglesi i primi a dare ad Enzo il soprannome “Drake”, il corsaro che, seppur con metodi rudi, riusciva sempre ad ottenere successi superiori alla sua portata, proprio come faceva la piccola squadra di Maranello.

L – Lauda Niki Uno dei piloti più forti che Enzo Ferrari ebbe sotto la sua gestione, ma anche uno dei più difficili da gestire. Caratteri forti entrambi, Enzo e Niki, che nonostante due titoli mondiali Piloti insieme si lasciarono amaramente a fine '77. Di Lauda destinato alla Brabham, Enzo scrisse:”Vedremo tra qualche anno chi avrà vinto di più”. I due si riappacificarono solo tanti anni dopo, quando lo stesso Enzo gli scrisse:”Se fossimo rimasti insieme, il record di Fangio (cinque titoli) sarebbe stato battuto”.

M – Mille Miglia Per Enzo Ferrari la Mille Miglia era una delle gare più importanti, ed una di quelle alle quali teneva di più. Questa corsa speciale aiutò molto la Ferrari a crescere in quanto a fama, e per il “Grande Vecchio” il dispiacere dell'annullamento di questa gara per motivi di sicurezza fu grande, e gli rimase solo la piccola soddisfazione di aver vinto con Taruffi su Ferrari 315 S l'ultima edizione di questa corsa, datata 1957.

 

O – Officina Papà Alfredo, proprio accanto alla loro abitazione, aveva un'officina di carpenteria meccanica laddove Enzo adorava sporcarsi le mani da ragazzino, preferendo l'attività manuale a quella scolastica.

P – Piero Il secondogenito, avuto dalla relazione extra-coniugale con Lina Lardi, donna di un'importanza fondamentale per Enzo. In un'epoca in cui era vietato riconoscere i figli fuori dal matrimonio, per Piero non fu facile vivere sempre nell'ombra, tanto che quando entrò in Ferrari, almeno dentro le mura di Maranello gli incontri col padre erano pochissimi, con Enzo che solo in presenza dei collaboratori più stretti gli si rivolgeva come padre. Oggi Piero, dopo dei primi anni difficili a Maranello per via della "gelosia" di Laura (la quale, oltre a non volere che Enzo concedesse il suo cognome a Piero, non voleva che Piero ereditasse tutto ciò che nella sua mente sarebbe spettato al defunto Dino) detiene il 10% della Ferrari.

Q - Questione privata Siamo nel 1961, uno dei momenti più delicati della storia di Enzo Ferrari. Dino se ne era andato da cinque anni, ma Enzo e Laura rimasero, almeno in teoria, insieme. A Laura concesse di far parte della fabbrica, dove la sua instabilità psicologica nata da un matrimonio complicatissimo e degenerata con la scomparsa del figlio, provocavano non pochi malumori in seno alla scuderia, visto che Laura in alcuni suoi momenti di poca lucidità era in grado di rendere insopportabile il lavoro agli uomini che vi facevano parte, con rimproveri apri e severi che a volte sconfinarono in aggressioni fisiche. Quell'anno, un gruppo di fidati collaboratori di Ferrari, scrissero una lettera formale chiedendo l'allontanamento di Laura. Nonostante il rapporto con la moglie fosse ormai ai minimi termini da tempo, Enzo in nome di Dino non scacciò Laura, ma gli otto (importantissimi, va detto) collaboratori che ne avevano richiesto l'allontanamento.

R -Ravenna La città in cui Enzo Ferrari ottenne la prima affermazione come pilota, esattamente sul circuito del Savio, su Alfa Romeo RL, a poco meno di quattro anni dall'inizio della sua carriera come pilota ed a circa due mesi dal suo matrimonio con Laura. Fu in questa occasione che incontrò i genitori di Francesco Baracca, il conte Enrico e la contessa Paolina, la quale come detto gli regalò il famigerato “Cavallino Rampante”.

S – Scheckter Jody L'ultimo a regalare ad Enzo Ferrari il titolo Piloti in Formula 1, perchè da quel '79, anno in cui la Ferrari vince entrambi i titoli nell'apoteosi di Monza, ci vorrà poi Michael Schumacher nel 2000 per vedere il Cavallino riportare il titolo riservato ai drivers a Maranello. L'ultimo titolo in assoluto per Enzo invece sarà quello Costruttori del 1983 con la coppia francese composta da Renè Arnoux e Patrick Tambay.

T – Torino La città in cui conobbe e sposò Laura, ma anche quella che gli vide toccare forse il punto più basso della sua vita, quando a circa 21 anni la Fiat respinse la sua domanda di assunzione. Momento che Enzo raccontò così:”Era l'inverno 1918-19, rigidissimo, lo ricordo con grande pena. Mi ritrovai per strada, i vestiti mi si gelavano addosso. Attraversando il Parco del Valentino, dopo aver spazzato la neve con la mano, mi lasciai cadere su una panchina. Ero solo, mio padre e mio fratello non c'erano più. Lo sconforto mi vinse e piansi”. Giurò a se stesso che non avrebbe mai più passato una notte al freddo.

U – Uccidere la madre Una delle frasi più celebri di Enzo Ferrari, che dopo un lungo trascorso a gestire il reparto corse dell'Alfa Romeo, nel dopo guerra decise di passare a costruire macchine in proprio e nel 1947 fondò la scuderia che conosciamo noi oggi. Al Gp di Gran Bretagna 1951, Gonzalez ottenne la prima vittoria Ferrari in F1 battendo proprio l'Alfa Romeo. Un altro momento da rivivere attraverso le parole di Enzo:” Quando nel 1951 González su Ferrari, per la prima volta nella storia dei nostri confronti diretti, si lasciò alle spalle la “159” e l'intera squadra dell'Alfa, io piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore, perché quel giorno pensai: "Io ho ucciso mia madre" .

V – Vacanze Le odiava. Enzo Ferrari odiava le vacanze con tutto se stesso. Gli dava fastidio concederne ai suoi impiegati, perchè vedeva nel lavoro l'unica via per il successo. Enzo non andava mai in vacanza, non lasciava mai Maranello, neanche a Ferragosto, quando in una Maranello deserta andavo lo stesso in ufficio, dicendo che le ferie più belle per lui erano quelle in ufficio quando quasi tutti gli altri lavoratori erano in vacanza, perchè ciò gli permetteva di concentrarsi meglio su programmi e modifiche. Curioso che se ne sia andato una domenica mattina nel pieno periodo ferragostano, con la notizia della sua scomparsa che andò a rovinare proprio il Ferragosto di tutti gli addetti alla carta stampata.

Z – Zolder 1982 Uno dei giorni più tragici, quell' 8 maggio 1982, quando a Zolder, nelle qualifiche del Gp del Belgio, volò via Gilles Villeneuve. Forse l'ultimo scampolo di giovinezza. Gilles, il pilota di F1 più amato, l'unico forse che è riuscito ad entrare nel cuore di Ferrari quanto Nuvolari. Il modo di guidare folle e sprezzante del pericolo da parte del piccolo canadese ricordarono ad Enzo lo stile di Tazio, ed anche così si spiega la strenua difesa del Drake nei confronti del suo pilota, spesso criticato nella condotta di gara soprattutto nei primi anni a Maranello. “Io gli volevo bene”, si lascerà andare Ferrari dopo la scomparsa di Villeneuve.