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In gara o in allenamento intenso, bere acqua può non bastare. È qui che entrano in scena i sport drink, bevande formulate per reintegrare carboidrati ed elettroliti persi con il sudore. Ma sono davvero utili per tutti o rischiano di essere solo zucchero e marketing? In questa guida pratica scopri come funzionano, quando servono davvero, come scegliere la bottiglia giusta e quali alternative semplici puoi usare senza complicarti la vita.
Con il termine sport drink si indicano bevande ipotoniche o isotoniche che forniscono due elementi chiave: carboidrati per mantenere la glicemia e elettroliti - soprattutto sodio - per favorire il riassorbimento dei liquidi e sostenere la funzione neuromuscolare.
Gli sport drink non sono una bacchetta magica, ma in alcuni scenari diventano uno strumento intelligente:
Se l’uscita dura meno di 60 minuti e l’intensità è moderata, uno sport drink può essere superfluo e aggiungere calorie non necessarie. Attenzione anche alle bevande troppo zuccherate: concentrazioni elevate rallentano lo svuotamento gastrico e possono causare disturbi gastrointestinali. Chi punta al calo ponderale dovrebbe usare queste bevande con criterio, privilegiando l’acqua e curando l’assunzione di sali con l’alimentazione quotidiana.
Per scegliere bene, concentra l’attenzione su tre dettagli:
Se preferisci soluzioni minimal ma efficaci, prova così: acqua, un pizzico di sale, succo di agrumi e miele o maltodestrine per arrivare a una concentrazione di carboidrati intorno al 6%. Otterrai una bevanda ipotonica, economica e personalizzabile. In giornate fresche o su lavori brevi, può bastare acqua più un piccolo snack ricco di carboidrati a metà sessione, come una banana o una barretta semplice.