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Nella giornata odierna i club avevano svolto una riunione infuocata, spaccandosi al loro interno e non ottemperando a quell'unità d'intenti richiesta dal commissario Giovanni Malagò, che si mantiene operativo nella Lega Serie A anche dopo l'elezione del presidente Gaetano Miccichè e la nomina odierna dell'ad Brunelli: svariati club hanno accusato Mediapro di inadempienza e invocato la risoluzione del contratto di cessione dei diritti tv, altri invece hanno minacciato la Lega e i club ''secessionisti'' di cause legali in caso di rottura con gli spagnoli. Il primo voto a riguardo non è andato a buon fine, con 11 club a favore della risoluzione contrattuale, il Chievo contrario, 3 astenute e due società assenti: servivano 12 sì, un limite che è stato superato nell'occasione della delibera che ha definito inadempiente Mediapro. La rottura con gli spagnoli sembra dunque vicina, anche perchè Jaume Roures (n°1 di Mediapro) si è offerto di versare 186mln di euro a garanzia dell'investimento e altri 200 entro il 1° luglio, ma non è andato oltre e non ha garantito un pagamento in tempi brevi: da lì si è scatenata la protesta di Miccichè e di svariati club, che hanno accusato gli spagnoli di inadempienza e invocato il già citato voto. Domani è previsto il bis, con una nuova votazione alle 8.15: la sensazione è che si arriverà alla rottura, e i diritti verranno rimessi sul mercato per Sky e Mediaset Premium: D'altronde, la Serie A non può ritrovarsi in balia degli eventi sui diritti tv 2018-19 a poco meno di tre mesi dall'inizio del prossimo campionato, e dunque lo strappo con gli iberici sembra inevitabile.