Seedorf, "Da allenatore al Milan ottimi numeri, ma mi sentii molto solo"

Pubblicato il 10 dicembre 2018 alle 11:40:51
Categoria: Notizie Calcio
Autore: Michele Nardi

La Champions, il Milan e l’esperienza da allenatore. Clarence Seedorf si è raccontato a Pressing, programma sportivo di Mediaset. E dagli studi televisivi di Cologno arriva un ricordo non esattamente positivo del periodo passato sulla panchina rossonero: "Ho fatto degli ottimi numeri. Il Milan era in difficoltà e sono venuto ad aiutarlo. Mi sono sentito molto solo in quel periodo ma nonostante ciò abbiamo creato un gruppo unito per fare numeri importanti: 35 punti in 19 partite, con un gioco accettabile. Ero pronto per iniziare la nuova stagione ma hanno preso altre decisioni. Avrei voluto la fortuna di Inzaghi che può continuare a perdere e a restare in panchina”.

Ma sulla sua carriera dichiara: “Sono molto soddisfatto, solo per questo motivo ho mollato tutto da un giorno all’altro per venire ad allenare il Milan. Dopo 24 anni ero pronto per una nuova sfida”.

Sul Pallone d’Oro mai vinto, dichiara: “Anche altri tantissimi campioni con cui ho giocato non l’hanno vinto. Sono stato ripagato in maniera molto importante con le vittorie nei club con cui ho giocato. Poi anche per le scelte tattiche che ho spesso dovuto fare, non sempre ho giocato da numero 10 ma per molto tempo ho fatto il centrocampista a tutto campo e questo ha tolto un po’ di protagonismo”.

Su quanto costa la testa nel calcio, dichiara: “Tutto parte dalla testa, è fondamentale. Poi dopo arriva tutto il resto, come il fisico e l’ambizione”.

Sui modelli che sono fonte d’ispirazione, dichiara: “Ci sono tantissime persone che mi ispirano. Come per esempio Oprha Winfrey o Phil Jackson. Ci sono molte persone, anche non nel mondo dello sport, che mi hanno ispirato e che spero di incontrare un giorno”.

Sul fatto di abbandonare il campo in caso di cori razzisti come ha detto Ancelotti, dichiara: “Sono d’accordo che vada fatto qualcosa ma sono sempre stato contro il fatto che tutti devono pagare per pochi. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per identificare quei gruppetti e, come hanno fatto in Inghilterra, si devono espellere solo quelle persone. Non è mai cambiato niente andando via dal campo”.

Sulla Champions, dichiara: “Quelle partite ti permettono di misurarti con i più forti e tu vuoi dimostrare di essere più forte degli altri. Questo è il bello della Champions, ti stimola tantissimo”.

Sulla sconfitta a Istanbul contro il Liverpool, dichiara: “Noi siamo arrivati a quella finale passando il turno in modo molto fortunato contro il PSV. Per quanto sia stata dura da accettare mi rode molto di più la sconfitta contro il Deportivo la Coruña: quell’anno potevamo fare il ‘Triplete’”.

Sui vantaggi che ci sono nel fare l’allenatore dopo essere stato un grande giocatore, dichiara: “Quel vantaggio con i giocatori non dura più di una settimana, poi serve la sostanza”.

Sui sogni che vuole ancora esaudire, dichiara: “Io sogno costantemente. Le cose che vorrei fare, prima le faccio e poi ne parlo”

Su che cosa significa il calcio, dichiara: “È uno strumento per poter contribuire a un mondo migliore”.