Recensione libri ottobre 2022

Pubblicato il 20 ottobre 2022 alle 15:10
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Redazione Datasport.it

 

2OUT - Recensione libri ottobre 2022

Dopo oltre mezzo secolo, il calcio femminile entra a pieno titolo come sport professionistico. A Viareggio nel 1968, la prima partita ufficiale.                                                       Giovanni Di Salvo – Azzurre, storia della nazionale di calcio femminile - Bradipolibri editore – Pag. 384 – Euro 24.00.

di Giuliano Orlando

Come la maggior parte degli sport, anche il calcio femminile come quello maschile ha emesso i primi vagiti in Inghilterra. Lo riporta, nella parte iniziale del corposo volume scritto da Giovanni Di Salvo, sulla cui competenza in materia non ci sono dubbi, a tirare i primi calci in rosa furono le inglesi. Calcio in gonnella, visto che le giocatrici indossavano lunghe gonne. Era il 7 maggio 1881, sul campo di Amburgo, sfida voluta dalla suffragista Helen Matthews. Le giocatrici, stando alle informazioni dell’epoca, pare fossero le giovani attrici che si esibivano in teatro, abili a diventare calciatrici. Storia lontana, antica di un secolo e mezzo, mentre quella italiana, volendo scavare a fondo, sembra aver avuto il battesimo nel marzo 1927 a Piacenza, alla “Festa della Primavera”, con un team di giornalisti locali contro una compagine composta da signorine, con tanto di copricapo e maglietta rosse, in sottanina nera, davanti a ben 2000 spettatori, con un sonoro 2-0 per il gentil sesso. Ma il vero avvio si può datare al 1933, con la nascita di squadre femminili, ufficializzato dallo stesso CONI, che emise un comunicato, che oggi definiremmo piuttosto sconcertante. Eccolo: “Esperimento a patto che ogni attività deve però svolgersi in privato, cioè su campi cintati e senza l’ammissione del pubblico”. Contravvenendo alla normativa, nello stesso anno, a Milano l’11 giugno, si affrontano l’Ambrosiana e la Cinzano, presente un numeroso pubblico. La sfida si replica e sull’esempio milanese, anche Roma intende replicare, ma a quel punto interviene Achille Starace, già segretario del partito Fascista, succeduto ad Arpinati che vieta di fatto il calcio femminile. La resistenza al divieto si spegne sotto i venti della guerra imminente. Unico cambiamento di fatto: le ultime partite vengono giocate dalle ragazze con più pratici pantaloncini. Il risveglio nel 1946, dopo un sonno di dodici anni, con Trieste che allestisce due squadre femminili in giro per l’Italia, per sensibilizzare il problema della città, amministrata dalle autorità anglo-americane. Stop, mi fermo, per consentire al lettore e alle lettrici di poter seguire nel libro l’evolversi di uno sport al femminile come il calcio, esploso nell’ultimo decennio in modo esponenziale, trovando non solo l’appoggio della Federcalcio, dopo anni di ostacoli a non finire, ma principalmente dei media e delle emittenti, compresa la RAI, fino allo storico 2019, quando la nazionale guidata da Milena Bertolini, si qualifica per il mondiale “France 2019”, arrivando ai quarti, battuta dall’Olanda che arriverà in finale, cedendo solo agli USA per il titolo iridato. Un tomo completo che racconta la storia del calcio femminile dagli albori ad oggi. Un percorso incredibilmente centenario ma che esplode dagli anni ‘80 in avanti, con tutte le protagoniste a cominciare da Carolina Morace, la prima ad entrare nella Hall of Fame del calcio italiano, ma anche tante altre calciatrici che col loro apporto hanno costruito le basi per far arrivare la disciplina al livello a cui aspiravano le pioniere negli anni ’30. Un sogno che sembrava irraggiungibile. Enciclopedia in cui trovano spazio sia la storia che coloro che l’hanno scritta, ufficialmente dal 23 febbraio 1968, quando a Viareggio si giocò Italia-Cecoslovacchia, anche se ancora non era nata la Federazione femminile. Che si costituì un mese dopo. In seguito, il destino del calcio femminile non derogò da altre discipline, passando dal nulla all’inflazione, con varie sigle a rappresentare il movimento. Solo nel 1972 si riesce ad unificare il tutto, ma ci sono voluti altri dieci anni, con l’ingresso ufficiale nella FIGC secondo la direttiva dell’UEFA, dopo che diverse Commissioni hanno studiato il modo migliore per tale inserimento. Di certo, anche per questa operazione la burocrazia l’ha fatta da padrona. Per fortuna, mentre l’aspetto normativo creava una montagna cartacea, il calcio femminile indossava gli stivali delle sette leghe e cresceva anno dopo anno. Fino ai due momenti storici del movimento. Nella stagione 2018-2019 i campionati di serie A e B passano sotto il diretto controllo della FIGC e dal primo luglio 2022, il calcio femminile in Italia diventa professionistico. A questo punto il giuoco è fatto. Adesso dovrebbe iniziare il tempo del raccolto.                                                                                                                                                   Giuliano Orlando

 Il dialetto piemontese per raccontare il grande Torino, un dovere culturale.                                                                                     Vittoria Minetti, Flavio Pieranni - Ondes Grand contra tuti. Le scudèt del Tor del 1975-76 - Bradipolibri editore – Pag. 160 – Euro 15.00.

di Giuliano Orlando

La passione per mantenere viva la lingua piemontese, diventa un dovere culturale, che la traduttrice definisce un parlare colmo di saggezza, un tramite naturale per mantenere le buone abitudini del passato e quel rispetto verso gli altri, mentre l’autore rafforza la sua versatilità in questo lavoro, comunque in chiave granata, come la sua fede calcistica. Dopo la dotta prefazione l’avvio del libro non poteva che partire da Orfeo, che per il “Toro” è un nome verso il quale devi toglierti il cappello se lo porti, diversamente fare l’inchino. Uno che si era fatto da solo, partendo dalla natia Mantova o meglio da uno paesino di quella provincia per andare alla conquista della grande città: la regal Torino, nell’immediato dopoguerra. Con l’amico Domenico mette su “la ditta” di impianti elettrici ed è la loro fortuna. Lavorano come fanno adesso i cinesi, 25 ore al giorno e si ingrandiscono al punto di diventare una potenza del settore: Escono dai confini nazionali e l’Orfeo Pianelli, in fatto di simpatie calcistiche è più orientato sul fronte granata al punto che lo acquista. Da quel momento la società cambia radicalmente e Pianelli diventa un padre-padrone di grande intuito. Taglia i rami secchi, fa ricrescere quelli che erano tenuti ingiustamente nell’angolo e anno dopo anno il Torino cresce in tutti i sensi. Al punto di essere indicata la società ideale nella conduzione sia amministrativa che tecnica. Come un segugio da tartufi, l’Orfeo sa trovare l’uomo giusto al posto giusto. In particolare sceglie Beppe Bonetto, capace di gestire al meglio non solo la parte amministrativa, ma soprattutto sapersi districare in quella giungla del “mercato” dove si vendevano o acquistavano i giocatori, oltre che nella cognizione dei regolamenti. La crescita del Torino è inarrestabile, come l’acquisto di vere star a cominciare da Gigi Meroni e di Claudio Sala, due funamboli dai piedi magici. Orfeo aveva il vantaggio di pagare con moneta sonante e non assegni spesso a vuoto. Non solo, l’Orfeo pensa anche al futuro e chiama Ercole Rabitti, insegnante di calcio strappandolo ai cugini della Juve. A proposito della Juventus, Pianelli aveva parecchi conti in sospeso, nello scontro diretto spesso il Toro la spuntava, ma alla fine lo scudetto finiva sempre alla “gobba”. In particolare nella stagione in cui la Juve precedette i granata di un punto, col rimpianto di aver perduto due sfide importanti e in modo immeritato. Contro la Sampdoria a Genova e a Milano contro i rossoneri, partite nelle quali gli arbitri annullarono due gol validissimi, che avrebbero assicurato lo scudetto al Torino!  Ma le sconfitte aiutano a crescere e Orfeo ben conosceva quel vecchio proverbio e nella fatidica stagione 1975-76 fece tornare tutti i conti in sospeso. In verità la squadra non era rimasta all’asciutto, aveva conquistato due Coppe Italia, ma ci voleva assolutamente la ciliegina sulla torta: lo scudetto. Tra l’altro in quel periodo il Torino era in fase di ristrutturazione, con la cessione di giocatori che per lunghe stagioni erano stati l’ossatura della squadra. Non solo, Pianelli per carattere non avrebbe ceduto neppure le scarpe vecchie, figuriamoci i giocatori. Gli piangeva il cuore ma dovette adattarsi e fu la sua fortuna. Così arrivarono baldi giovanotti, qualche “usato sicuro”, ma soprattutto un allenatore giovane, ambizioso e bravo: Gigi Radice, un passato da calciatore di tutto rispetto. Carriera in rossonero, nel suo curriculum scudetti e Coppa Campioni, azzurro ai mondiali del Cile. Biondo come un tedesco, occhi chiari di ghiaccio, grande carisma e motivatore eccezionale. Il suo modulo era il calcio totale, tutti all’attacco e tutti in difesa. Pianelli completò il piano acquistando quello che mancava e il Torino vinse lo scudetto. Come ci riuscì? A questo punto tocca al lettore godersi il resto del libro. E vi assicuro che ne vale l’acquisto. Con un occhio particolare al testo in piemontese, una leccornia che fa diventare il libro un gioiellino imperdibile.                                                                                                                                 Giuliano Orlando

 Quando la montagna diventa un simbolo divino, una imperdibile scalata culturale sulle cime del mondo.                                                                                                                                          Reinhold Messner, Ralf-Peter Martin – Le montagne degli DeiViaggio sulle montagne sacre – Corbaccio Editore - Pag. 258 – Euro 25.00.

di Giuliano Orlando

Non solo le grandi e indimenticabili scalate sulle cime più alte del mondo, ma la ricerca delle simbologie che questi immensi giganti di pietra, rappresentano per i popoli che ai piedi delle cattedrali naturali vivono. Reinhold Messner e Ralllf-Peter Martin, lo storico tedesco, scomparso nel 2016, hanno raccontato un viaggio particolare e non meno affascinante delle grandi salite, cercando di scoprire il senso spirituale e le storie infinite che hanno determinato la nascita di miti e leggende, in ogni continente, dalle vette africane a quelle himalayane, nelle pareti di ghiaccio nel misterioso Tibet, fino all’Australia. Messner si esalta in questi viaggi, dove l’ascesa è mentale ma non meno impegnativa, documentandosi con un furore cognitivo da lasciare il lettore stupefatto da tanto impegno. Ed ecco che si intersecano cristianesimo e islamismo, buddismo e il percorso di Mosè, trasformato da pastore di pecore a condottiero, su volere del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, che porta il popolo ebraico verso la terra promessa. Pagine di incredibile interesse, raccontate con abilità, riportando un passato remoto ad attualità palpabile. Non solo, scopri particolari solitamente dimenticati anche dai libri specifici. Scopri Egeria, una galiziana, autrice latina e infaticabile viaggiatrice, capace di partire dalla Spagna e arrivare fino a Costantinopoli, raggiungere il Sinai e approdare in Egitto. Una pellegrina ma anche una reporter di eccezionale intuito. Non meno affascinanti le pagine riguardanti l’Ol Doinyo Lengay, la montagna africana al Nord della Tanzania, ritenuta divina dal popolo Masai. I dettagli dell’esperienza degli autori, rappresentano lo specchio imperdibile di un passato senza tempo. Il cono di questa montagna, chiamato il Trono di Dio, è anche il motivo di conflitti spesso cruenti tra i Masai, l’etnia dominante e i Sonjo che parlano la lingua bantu. I primi sono guerrieri indomabili, i secondi agricoltori e di indole pacifica. Entrambi adorano, ognuno dal proprio versante “Mongongo yo Mugwe”, la stessa montagna, fonte di infinite diatribe. Il fascino del libro è contenuto nella ricerca del dettaglio, che racchiude quello che manca in generale. Sempre sul continente africano, lascio al lettore il piacere nel soddisfare la curiosità, sul capitolo riguardante il Kilimangiaro, il Mount Kenya e il Doengo Engai. Fonti di ricerca e anche di discussioni infinite tra studiosi e viaggiatori, in aperto conflitto con i missionari, criticati per puntare esclusivamente a portare la luce cristiana in soggetti pagani, tra questi i Masai, che mai vennero convertiti. Il percorso asiatico è quello più esteso e per certi versi rischioso. Le situazioni che lo permeano hanno il sapore di scalate assai più impegnative di quelle che portano alle vette più alte del mondo. Il riferimento è il Kailash, la montagna assoluta, per anni vietata dalle autorità cinesi, ma   visitata da tutti i popoli asiatici, che va percorsa nella sua ampiezza. Un girotondo lungo il quale è scritta una storia millenaria. Sulla sacralità del Kailash gli autori raccontano tutte le metamorfosi, comprese leggende da lasciare col fiato sospeso. Ci sono molti paralleli col cattolicesimo e i dettami di Maometto, i miracoli e le fantasie alle quali da secoli si sentono legati tutti gli abitanti. Un libro infinito, che spazia dalle cime russe come il Belucha, detto “Shambala” che porta al cielo, al confine tra la Siberia e il Kazakistanù, visitata da Messner e la moglie Sabine, attraversando la Valle Kucheria, all’isola di Bali, nell’Indonesia, dove l’Eka Dasa Rudra la festa religiosa più importante viene celebrata una volta ogni secolo. In uno stato islamico, Bali rappresenta l’eccezione con sacerdoti e bramini che rispettano un percorso autonomo. Il Giappone non è da meno, un popolo diverso e particolare, dove in passato tutte le montagne erano sacre, in quanto risiedevano sia i defunti che gli dei, molto discreti e benevoli. Oggi è il Fuji a raccogliere la magica e impegnativa eredità. Centro della sacralità giapponese. Il viaggio comprende l’Australia, gli Usa e in particolare la catena delle San Francisco Peaks le montagne sacre agli indiani Navajo e il Totem Pole in Arizona. Poi l’America del Sud, dal Costa Rica alla Terra del Fuoco sulle Ande cilene. Stavo per dimenticarmene, c’è anche l’Australia e l’Uluru la montagna nata dal nulla, un vero miracolo geologico, diventato il simbolo del continente. Ho letto il libro con sempre crescente interesse e fra non molto lo rileggerò per non perdere una sorgente magica di cui ignoravo gran parte di quanto è scritto.                                                                                                                                               Giuliano Orlando