Rashford, Sancho e Saka: la sconfitta più pesante dell'Inghilterra

Pubblicato il 17 luglio 2021 alle 13:00
Categoria: Euro 2020
Autore: Matteo Pifferi

La vittoria dell'Italia in finale degli Europei ha fatto scattare la festa azzurra. Il Tricolore è stato sbandierato con grande gioia ed entusiasmo in giro per l'Italia e nel mondo. A fare da contraltare, però, una brutta pagina di sport e, soprattutto di vita: in Inghilterra, infatti, diversi "tifosi" non hanno digerito gli errori dal dischetto di Rashford, Sancho e Saka, e hanno insultato, via social ma non solo, i tre giocatori e denigrandoli per il colore della pelle. In più, è stato imbrattato un murales dedicato a Marcus Rashford che, per di più, si era battuto affinché fossero garantiti i pasti scolastici gratuiti specialmente ai bambini vulnerabili durante la crisi del Coronavirus tanto da essere insignito dalla Regina Elisabetta come membro dell'Ordine dell'Impero Britannico.

"Sono Marcus Rashford, un uomo di colore di 23 anni di Withington e Wythenshawe nel sud di Manchester. Se non ho altro ho questo. Un rigore è stato l'unico contributo alla squadra che mi è stato chiesto di dare. Posso segnare anche dormendo, quindi perché non questo?" si è chiesto. Poi ha proseguito: "Non riesco a smettere di pensarci da quando ho colpito la palla e probabilmente non ci sono parole per descrivere come mi sento. Tutto quello che posso dire è che mi dispiace. Vorrei che fosse andata diversamente", ha commentato lo stesso Rashford, tramite i propri social, nei giorni successivi alla partita di domenica che lo ha visto protagonista, in negativo, con il calcio di rigore che ha terminato la propria corsa sul palo alla destra di un Donnarumma che era stato in ogni caso spiazzato. Tralasciando l'aspetto legato al campo - un rigore si può segnare o sbagliare, in una partita amichevole o nella finale di un grande evento -, risulta davvero incomprensibile come l'accesso gratuito e illimitato ai social o ai mezzi di comunicazione abbia portato a rendere "pubblicabile" qualsiasi commento, specialmente insulti di tipo razzista. A voler essere precisi, è opportuno però sottolineare come la Gran Bretagna, nonostante sia stata protagonista di diversi episodi di disordine pubblico durante gli Europei, abbia mostrato e stia mostrando tolleranza zero. Le indagini di Scotland Yard, infatti, hanno portato all'arresto, nella giornata di giovedì 15 luglio, di quattro persone ma il commissario capo Mark Roberts, in un'intervista alla BBC, ha ammesso di non volersi fermare qui - importanti e significative sono state anche le parole di Boris Johnson e del Principe William - e di procedere con le indagini per fare chiarezza e individuare tutti i colpevoli. Come detto, l'indagine proseguirà ancora nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ma intanto il Governo ha già annunciato che le pene per coloro i quali dimostreranno, a parole o nei fatti, di essere razziste e di discriminare altre persone, saranno e diventeranno più aspre rispetto alle normative finora vigenti. A tal proposito, infatti, diversi organi di informazione hanno anticipato un'indiscrezione che, a breve, dovrebbe portare anche ad un'ufficialità: in Gran Bretagna, infatti, dovrebbe essere approvata una legge che prevederà il divieto di ingresso allo stadio per tutti i tifosi che saranno responsabili di abusi o insulti razzisti online. Un atto concreto per cercare di arginare un problema che è stato sottovalutato quando si è palesato negli anni scorsi e che ora è deflagrato a tal punto da essere diventato quasi un problema ordinario, con diversi casi non solo legati al mondo del calcio o dello sport in generale.

"Non farò finta di non aver percepito gli insulti razzisti che i miei fratelli Marcus, Bukayo (Rashford e Saka, ndr) e io abbiamo subìto dopo la partita, però purtroppo non c’è nulla di nuovo. Come società dobbiamo migliorare e responsabilizzare queste persone. Ma l’odio non vincerà mai. A tutti i giovani che hanno subito abusi di questo tipo, dico di continuare ad andare in giro a testa alta e che continuino a inseguire i loro sogni", ha dichiarato, sui social, Jadon Sancho, talento classe 2000 che, dopo aver fatto faville con il Borussia Dortmund, è stato acquistato ufficialmente ad inizio luglio dal Manchester United per 85 milioni di euro. Ha utilizzato i social anche Bukayo Saka, giovane talento dell'Arsenal (classe 2001) che ha scritto una lettera, condivisa poi con i propri follower di Instagram. "Sono stato lontano dai social per qualche giorno, per passare del tempo con la mia famiglia e riflettere sulle ultime settimane. Questo messaggio non renderà giustizia a quanto sono grato per tutto l'amore ricevuto e sento l'esigenza di ringraziare tutti quelli che mi hanno supportato", recita l'incipit. "E' stato un onore per me far parte della squadra dell'Inghilterra e i miei compagni rimarranno miei fratelli per tutta la vita. Sono grato per tutto quello che ho imparato da ognuno dei giocatori e dei membri dello staff che hanno lavorato duramente. Aiutare la squadra a raggiungere la sua prima finale in 55 anni, vedere la mia famiglia nel pubblico, sapere a cosa hanno rinunciato per aiutarmi ad arrivare lì, questo significa tutto per me. Non ci sono parole per dire quanto io sia deluso dal risultato e dal mio rigore. Credevo veramente che l'avremmo vinta per voi. Sono dispiaciuto ma giuro che daremo tutto quello che abbiamo per essere sicuri che la nostra generazione scopra cosa si prova a vincere. La mia reazione a fine partita dice tutto, soffrivo molto e mi sentivo di aver deluso tutti. Ma non lascerò che quel momento o la negatività che ho ricevuto questa settimana mi spezzino. Per quelli che hanno portato avanti una campagna in mio nome e che mi hanno mandato lettere cariche d'affetto, facendo i migliori auguri a me e alla mia famiglia, sono molto grato. Questo è quello che dovrebbe essere il calcio. Passione e persone di ogni genere, religione e cultura che si riuniscono in una gioia condivisa sulle montagne russe del calcio. Per le piattaforme social Instagram, Twitter e Facebook, non voglio che alcun bambino o adulto riceva i messaggi di odio che io, Rashford e Sancho abbiamo ricevuto in questi giorni. Questa è la triste realtà che le vostre potenti piattaforme non stanno fermando. Non c'è posto per razzismo e odio di qualsiasi genere nel calcio o in nessuna area della società e la maggioranza delle persone si riunisce per condannare questi messaggi, avviando azioni e segnalando questi commenti alla polizia e tirando fuori l'odio essendo gentili con gli altri, vinceremo. L'amore vince sempre". Parole forti che sottolineano anche il potere potenziale dei social, purtroppo macchiati e danneggiati da persone che non riescono a capire i veri valori della vita. Persone per le quali un calcio di rigore, segnato o sbagliato, è questione di vita o morte. In tutti i sensi. La speranza è che, questa vicenda, possa concludersi nel migliore dei modi, aprendo ad una nuova era nella quale sui social si può discutere, civilmente, ma solo per avere idee o vedute diverse. Chissà che tale speranza non diventi realtà ma questi episodi dimostrano che si è ancora distanti dal traguardo.