Prandelli: "Ho fallito, è vero. Ma non sono scappato"

Pubblicato il 21 luglio 2014 alle 10:05:17
Categoria: Nazionali
Autore: Redazione Datasport.it

"La cosa che mi ha ferito di più? L'accusa di essere scappato, l'idea della fuga. Non è vero. Non sono scappato da nessuno". A quasi un mese dalla cocente eliminazione ai Mondiali brasiliani l'ex ct azzurro Cesare Prandelli, nel frattempo divenuto allenatore del Galatasaray, racconta la sua verità al Corriere della Sera: "In Italia manca amore per la Nazionale, il calcio va rivisto. Balotelli? E' fondamentalmente buono, ma vive in una sua dimensione che è lontana dalla realtà".

Si parte dai Mondiali e da quella che, lo stesso Prandelli, definisce un avventura fallimentare: "E' il progetto che non ha funzionato - precisa il tecnico di Orzinuovi, intervistato da Beppe Severgnini -. Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Pensavamo di mettere in difficoltà la Costa Rica e non ce l’abbiamo fatta. Questo era il progetto tecnico. Ed è fallito. Punto. La responsabilità è mia. Ho pensato che, con gente di qualità in mezzo al campo, avremmo trovato facilità di manovra e profondità con gli esterni. Con la Costa Rica non ha funzionato. Avevo Cerci, Insigne, Cassano e Balotelli, quattro attaccanti che in campionato hanno mostrato il loro valore. Non siamo riusciti a creare una palla gol e siamo andati dodici volte in fuorigioco".

Prandelli, per la prima volta, parla anche di quei burrascosi giorni successivi al ko contro l'Uruguay dello scorso 24 giugno: le dimissioni subito dopo il fischio finale, poi il rapidissimo approdo sulla panchina del Galatasaray: "Mi hanno accusato perfino di non essere rimasto a elaborare il lutto. Ma questo non è compito dei defunti. Non sono mai scappato nella mia vita, sia personale che professionale. E' successo a Parma, dopo il crac Parmalat: sono scappati in tanti, io sono rimasto e con la mia squadrettina siamo arrivati quinti. E' successo a Firenze. Sono rimasto al mio posto da solo con i dirigenti inquisiti in Calciopoli, e nonostante questo, senza penalizzazione saremmo arrivati secondi in campionato. E non sono scappato dalla Federazione: siamo tutti dimissionari. Quindi io non sono scappato da nes-su-no. Fuga? Fuga de che?".

Secondo l'ex ct, che esclude categoricamente un suo ritorno sulla panchina della Nazionale in futuro, in Italia manca amore per la Nazionale: "La Germania, quando ha avuto difficoltà, si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto Germania e tutti si sono messi al servizio della Nazionale. Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?”.