Lillard, super Phoenix e le accuse di Trump: il nuovo mondo NBA 'divide' gli appassionati

Pubblicato il 12 agosto 2020 alle 14:30:06
Categoria: NBA
Autore: Matteo Pifferi

Con ancora 15 partite da giocare, l'NBA si avvicina sempre più ai playoff. Ma a far scalpore, oltre ad alcuni eventi di campo, sono anche le parole di Donald Trump

I 61 punti di Lillard permettono a Portland di battere Dallas del duo Porzingis (36) e Doncic (25), Phoenix continua a volare ed è ad uno score di 7 vinte e 0 perse dalla ripresa dei giochi ma l'NBA sta facendo parlare di sé anche per questioni extra campo. E a notarlo e ribadirlo è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, abbandonando per l'ennesima volta la diplomazia che una carica come la sua imporrebbe, non ha usato mezzi termini per definire ciò che sta accadendo nella palla a spicchi americana.

Nel corso di un'ampia intervista radio a Fox Sports, Trump ha definito 'orribile' quello che l'NBA sta perpetrando con le polemiche sociali dalla bolla di Disney World, dove sarà completata la stagione letteralmente stravolta, come qualsiasi altro sport ma non solo, dal Coronavirus. "Quello che sta succedendo è orribile per il basket. Guardate gli indici di ascolto: sono in calo, sono numeri davvero molto bassi. La gente è infuriata e loro non capiscono, non capiscono che hanno fatto abbastanza politica e non ne hanno bisogno. C’è qualcosa di davvero brutto nell’Nba, in come sta facendo le cose. Sono nei guai, in grossi guai, più grossi di quanto capiscono. Non mi piace per niente quello che sta succedendo nel basket: devi rimanere in piedi per la tua bandiera, devi rispettarla e rispettare il tuo paese. Guadagni milioni di dollari l’anno per giocare uno sport che giocheresti comunque, anche se non fossi un professionista. Devono rispettare il loro paese", il commento di Trump che poi punta il dito anche contro LeBron James - "preferivo Jordan perché non era politico ma piaceva di più alla gente" -, uno dei principali critici alla presidenza. E, da parte del presidente USA, non è mancato il consueto affondo contro la Cina che, tramite i diritti TV, sta avendo un'influenza sempre più forte sul mondo NBA: "Alcune delle critiche nei miei confronti da parte dell’Nba sono molto spiacevoli, molto, molto spiacevoli. E francamente anche molto stupide. E fatemi dire questo: il modo in cui si sono piegati alla Cina è veramente disdicevole. Fanno molti più soldi qui che in Cina, ma qui esiste un sistema che ti permette di criticarlo, non rispettarlo. E questo per loro è un male, perché non apprezzano quello che abbiamo qui. Mentre con la Cina... la stessa Cina che ci ha portato il virus, a noi e al resto del mondo, quello che hanno fermato in patria ma non in altri 188 paesi". Insomma, se da un lato l'NBA ha ancora un verdetto - l'ottavo posto ad Ovest - da assegnare prima dei playoff sul campo, fuori succede altro. Come a dire che non è tutto oro ciò che luccica e il calo degli ascolti non è un elemento da sottovalutare.