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Riparte l'NBA, tra novità e problemi irrisolti. Video

Pubblicato il 6 dicembre 2011 alle 14:37:05
Categoria: NBA
Autore: Redazione Datasport.it

Il 25 dicembre si avvicina, con il via della nuova stagione Nba, con 66 partite invece della canoniche 82 a causa del lockout. Tra pochi giorni, il 9, si apre ufficialmente il mercato, anche se le voci impazzano già da quando è arrivata la notizia dell'accordo per il rinnovo del contratto collettivo. Tutto ruota attorno ai nomi delle superstar che la prossima estate saranno free agent, e quindi avranno la possibilità di scegliere dove accasarsi, spazio salariale permettendo. Si tratta dei due migliori playmaker della Lega, Chris Paul e Deron Williams, e del centro più decisivo, Dwight Howard.

I rumors di possibili scambi sono insistenti perchè le attuali squadre di questi giocatori, potrebbero muoversi subito per scambiarli e non rischiare di perderli tra sei mesi senza nulla in cambio. Paul, dei New Orleans Hornets, vuole andare a New York e vestire la maglia dei Knicks; Howard è attratto dai Lakers, pronti a cedere chiunque tranne Kobe Bryant per averlo, e ritornare a vincere con un pivot dominante che manca dopo l'addio di Shaq O'Neal; Deron Williams potrebbe restare ai Nets, che il prossimo anno si trasferiranno a Brooklyn, ma sarebbe entusiasta di prendere l'eredità di Jason Kidd a Dallas, sua città natale.

Il rischio che corre l'Nba è che si ripeta il caso Miami Heat, ovvero che diverse superstar si accasino nella stessa squadra. Una tendenza che va contro il principio che vorrebbe la più equa suddivisione del talento nelle 30 franchigie, come succedeva negli '80 con i Celtics di Bird e i Lakers di Magic Johnson, negli anni '90 con i Bulls di Jordan, i Pistons di Isiah Thomas, i Jazz di Stockton e i Rockets di Olajuwon, e poi nei primi anni 2000, con i Lakers di Kobe e Shaq, gli Spurs di Duncan, i Pistons di Billups e i Nets di Kidd.

Questo porterebbe l'Nba ad un inevitabile collasso, con le squadre delle grandi città come Miami, Los Angeles, New York, Chicago e Dallas sempre più ricche, e le squadre di centri più marginali come Milwaukee, New Orleans, Sacramento e Charlotte destinati a perdite economiche sempre più ingenti.