Un mito senza tempo, ma anche artista innovativo e contraddittorio della musica

Pubblicato il 4 aprile 2023 alle 17:04
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Redazione Datasport.it

Un mito senza tempo, ma anche artista innovativo e contraddittorio della musica. 

Ernesto Assante – Lucio Battisti –


Pag. 328 – Euro 20.00 – Mondadori editore

di Giuliano Orlando

Personaggio straordinario, suo malgrado. Un bambino di assoluta normalità. La confermano le prime pagine del libro: “Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni son venute più avanti. Volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro-cinque anni. Sono passato da questa mania religiosa all’opposto: non vado mai in chiesa adesso, credo ma non sono un cattolico praticante”.  Inciso, che fotografa l’infanzia di Lucio Battisti, nato il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone in provincia di Rieti, noto per la resistenza all’occupazione nazista. Quattro anni dopo, la famiglia si trasferisce a Vasche e anche la vita della famiglia cresce sul piano economico. Nel 1950 il trasferimento a Roma, dove il padre Alfiero assume l’incarico di vice capo ufficio alla Dogana dello scalo ferroviario di San Lorenzo e il quotidiano migliora notevolmente. Lucio cresce, coltivando i suoi sogni nel modo più semplice, poi la svolta a 13 anni, “C’erano due fratelli nel mio palazzo che suonavano la chitarra, facevano cose messicane. Io la musica l’avevo ascoltata sempre da lontano. Avevo sentito parlare del rock’n’roll e che per vedere i concerti si menavano addirittura. I due fratelli suonavano Malaguena, Johnny Guitar e Mezzogiorno di fuoco. Quella musica mi piaceva e chiesi a mio padre di comprarmi una chitarra”.  Il genitore soddisfa la richiesta, commentando: “La tieni due giorni, poi la metti nell’armadio e la dimentichi”. Previsione esatta, ma qualche settimana dopo, quando i Battisti tornano a Poggio Bustone per le vacanze e Lucio trova qualcuno disposto ad insegnargli i primi rudimenti, l’innamoramento è fulmineo e duraturo. Cambiano anche gli interessi, preferisce suonare invece che studiare. Passa la maggior parte del tempo ascoltando musica americana, soprattutto i Platters, gli Everly Brothers e Ray Charles. Alla musica italiana è poco interessato, anche se dalle nostre parti ci sono tanti giovani che stanno rivoluzionando le abitudini del mondo musicale tradizionale. In particolare cantautori decisamente innovativi, da Gino Paoli a Umberto Bindi, Renato Carosone e Fred Buscaglione, ciascuno su binari non paralleli, ma tutti in grado di esprimere forme nuove di intrattenimento su note diverse, tutte accattivanti. In questo rutilante flusso, capitanato da Adriano Celentano, in compagnia di giovani che in breve conquisteranno popolarità e guadagni si affacciano Baby Gate che diventerà Mina, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Luigi Tenco, Little Tony & His Brothers, Ricky Gianco, I Ribelli con Gino Santercole fino a Peppino di Capri. Con loro anche Lucio intende dire la sua. E spiega al padre che la vocazione musicale vorrebbe diventasse il suo lavoro. Per cui ad ogni colloquio che Alfio combina, il figlio si presenta con questa premessa: “Sono venuto qui perché mi ha mandato mio padre, ma io voglio fare il chitarrista, per cui se deve scrivere qualcosa la saluto”.                                                                                Di fronte a tanta testardaggine anche i genitori si arrendono e Lucio inizia il suo percorso. Il primo ingaggio lo ottiene con Giulio Zampa, leader dei Mattatori, complesso di buon livello, attivissimo nei night di Roma e Napoli in particolare, dopo aver mosso i primi passi con Leo Sanfelice e gli Svitati. Imperdibile l’episodio dell’accordo con Zampa. Lucio è accompagnato da mamma Dea, che chiarisce subito, come Lucio sia diplomato elettrotecnico e che il padre gli ha trovato un lavoro interessante, ragion per cui è impossibile accettare l’offerta di Zampa. Ma Lucio non è d’accordo e insiste. Alla fine Zampa assicura al giovanotto una paga e l’alloggio in trasferta, in modo che quell’avventura non si trasformasse in un problema. Sono i primi passi di un percorso che l’autore Ernesto Assante, descrive nel dettaglio, passo dopo passo, in un susseguirsi di situazioni le più diverse. Lucio non è tipo molto espansivo, la sua dialettica la esprime nelle note, nel raccontare in musica un mondo poetico ma anche autentico. Fondamentale l’incontro con Mogol per la sua maturazione, le loro canzoni hanno il pregio di aver partorito un rock diverso, dove la ricerca interiore fa da battistrada e fa salire la qualità delle canzoni dove neppure i grandi artisti come Guccini, De André, Bindi e Sergio Endrigo sanno raggiungere. Lucio e Mogol davano un’anima alla musica e aprivano porte fino ad allora chiuse al pubblico. Le sue canzoni varcano i confini e diventano un fenomeno globale. Il viaggio in Sud America (Argentina e Brasile) è uno dei tasselli più importanti di quel loro mosaico infinito. La rottura del duo avviene nel 1978, i motivi hanno sfumature diverse e poco controllabili. Non una separazione violenta, i due continuano a salutarsi ma non producono più assieme. Mogol prosegue a operare per Mango, Cocciante, Gianni Bella, Zucchero e Celentano. Lucio nel 1980 si eclissa e riappare due anni dopo, in veste nuova, ma nel contempo si isola con Grazia Letizia sempre più. L’ultimo album nel 1994, poi il silenzio assoluto. Volutamente ho omesso i titoli delle tante canzoni, per rispetto verso l’autore che tanto bene ha raccontato la vita del grande artista e per assicurare al lettore il pacere di scoprirli.

Giuliano Orlando