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Tra due settimane arriverà il verdetto della nuova Commissione statale che ha sostituito la Covisoc: diversi club hanno già consegnato i documenti entro il 1° dicembre. Il parametro chiave è il costo del lavoro allargato fissato oggi a 0,8 e destinato a scendere a 0,7 dall’estate, in linea con la regola UEFA che porta il tetto di spesa al 70% dei ricavi dal 2025/26. Intanto si parla di “blocco soft”: mercato aperto solo a saldo zero.
Viviamo un calcio liquido, dove regole e bilanci scorrono veloci e il mercato invernale rischia di diventare un esercizio d’equilibrio. Nel dibattito sulle quote Serie A rientra ora un termine che sentiremo spesso: blocco “soft”. Non è uno stop totale, ma un freno che consente trattative solo con uscite pari alle entrate. Dietro c’è il costo del lavoro allargato (CLA), l’indice che mette a confronto stipendi e ammortamenti con i ricavi. Oggi il paletto è 0,8: se spendi 100, devi fatturare almeno 125. Dall’estate scenderà a 0,7 e serviranno ricavi per 145 a parità di spesa. Ecco perché più squadre del solito potrebbero ritrovarsi a gennaio con margini strettissimi.
Almeno 6-7 club rischiano di non rientrare nel parametro e di dover chiudere il mercato a saldo zero. Nei radar ci sono big e medio-piccole: Lazio e Napoli sono citate fra i casi più delicati, per motivi diversi (calo dei ricavi da un lato, peso degli ammortamenti dall’altro). La finestra invernale si apre mentre la nuova Commissione — voluta dai ministri Abodi e Giorgetti e presieduta da Massimiliano Atelli — completa l’analisi dei dossier ricevuti entro il 1° dicembre; la lista dei “promossi” e dei “rimandati” arriverà entro metà mese.
Il CLA somma stipendi, contributi, commissioni e ammortamenti dei cartellini e li rapporta ai ricavi operativi (tv, sponsor, botteghino). È l’indicatore più impattante perché si muove con il mercato: se sfori, a gennaio non puoi aumentare i costi senza coprirli. La FIGC ha fissato la soglia allo 0,8 per la stagione in corso e ha già approvato la discesa a 0,7 dalla prossima estate; per favorire gli investimenti sui giovani, dal 2026 alcune voci relative agli Under 23 italiani selezionabili per le Nazionali saranno escluse dal conteggio.
La Commissione indipendente per l’equilibrio economico-finanziario delle società sportive professionistiche è operativa: è un organismo statale, più esterno al sistema federale, con Atelli presidente e membri nominati con parere favorevole del Parlamento. Il governo ha chiarito composizione e funzioni, mentre FIGC e Lega si sono allineate ai nuovi flussi: due checkpoint l’anno (fine novembre e fine maggio) in vista delle due sessioni di mercato. È qui che si decidono i blocchi soft e gli eventuali rientri dopo aumenti di capitale o plusvalenze.
Il quadro domestico corre parallelo a quello europeo. La UEFA ha introdotto la “squad cost rule”: tetto alle spese per salari, ammortamenti e commissioni al 90% dei ricavi nel 2023/24, 80% nel 2024/25 e 70% dal 2025/26. Anche club italiani hanno già sperimentato le conseguenze delle verifiche europee: la Roma, per esempio, ha ricevuto sanzioni pecuniarie per lievi sforamenti degli obiettivi intermedi, senza misure sportive. Segno che i controlli non sono teorici e che l’allineamento alle percentuali è diventato imprescindibile.
Cosa significa, in pratica, “saldo zero”? Che puoi prendere un calciatore solo se ne esce un altro di pari costo, oppure se abbassi il monte ingaggi, o se registri plusvalenze che alleggeriscono il numeratore del CLA. In assenza di ricavi nuovi, il mercato si trasforma in scambi, prestiti con diritto e rientri dai prestiti. Molte società hanno già usato aumenti di capitale per rientrare nei parametri, ma non tutte potranno farlo ogni semestre. Qui i numeri pesano: con lo 0,8, 100 di spesa richiedono 125 di ricavi; con lo 0,7, ne serviranno 145. Chi anticipa cessioni intelligenti o valorizza i giovani può guadagnare un piccolo margine d’azione.
Il calendario è serrato: la Commissione comunicherà i giudizi entro metà dicembre, poi scatteranno gli eventuali blocchi soft per la finestra invernale. La partita vera, però, si giocherà da giugno quando la soglia domestica scenderà a 0,7 e il tetto UEFA al 70% diventerà standard europeo: meno spazio per scommesse costose, più incentivi a costruire ricavi ricorrenti e academy sostenibili. L’idea di fondo è semplice: costi della rosa in equilibrio con i ricavi, mercato più sobrio e club più solidi. A quel punto, più che il colpo di scena, conterà la capacità di far tornare i conti.