Massi Piffaretti, il "laghée" campione del mondo di wakeboard. Video

Pubblicato il 13 giugno 2016 alle 10:40:58
Categoria: Notizie altri sport
Autore: Piergiuseppe Pinto

Enzo è un uomo pelato con la barba bianca, che assicura di cavarsela bene "a tavola". Quello che sembra certo, però, è che sull'acqua sia un maestro vero, tanto da potere dire di avere scovato e cresciuto un fenomeno diventato campione del mondo. L'eletto si chiama Massimiliano Piffaretti, classe 1995, diventato il re del globo in una gara in Messico l'anno scorso. Specialità: wakeboard. Per chi non sapesse cosa diavolo sia, si tratta uno sport per gente un po' folle, che si fa trainare da un motoscafo a tutta birra e mette le ali con una tavola tra i piedi.

Così quando chiedi a Enzo, più che un semplice allenatore per il ragazzo, di descrivere com'è il "Piffa", la storia è presto servita: "Un giorno ho portato Massi sul lago di Como. Il proprietario di un ristorante sulla costa lo ha visto sulla tavola e quando siamo tornati a terra gli ha detto: 'Complimenti, sei davvero bravo, da quant'è che fai questo sport?'. E lui sicuro: 'Saran 10 anni'. Peccato che all'epoca, Massi, ne aveva solo 7...".

Piccoli dettagli che aiutano a mettere a fuoco questo ventenne, nato proprio vicino a Como e ora residente in Florida. Corpo asciutto, un paio di tatuaggi, capelli e baffi biondissimi schiariti da un sole compagno quotidiano. "Sono quello che si chiama un laghée", ci racconta l'atleta della scuderia Red Bull. "Per questo quando posso torno qui, sono cresciuto sull'altra sponda del lago. Ora vivo in Florida con due amici, lì è il paradiso del wake. Ci si può allenare tutto l'anno, il sole non manca mai, la benzina costa poco. E se dici che sei un atleta di wake, è come essere un mezzo calciatore in Italia".

Roba da talenti in fuga, se non fosse che la bandiera tricolore l'ha fatta sventolare più alto dei suoi salti a Cancun, in Messico, nel novembre del 2015. "Non mi piace dire che sono un campione del mondo. Però quella gara è stata una grande soddisfazione, non solo per me. C'erano i miei genitori: loro non vengono quasi mai a vedermi perché hanno un ristorante qui e devono lavorare".

Tracce di vita vera, appunto, con un accento lombardo marcato e i segni addosso della sua età. Manda gli "snap" (video messaggi su Snapchat, il social dei millennials) agli amici negli Usa, mette musica tamarra - roba tra l'Hip Hop e la disco - sulla barca che lo trascina per il lago, ha un mondo stilizzato tatuato sul retro del braccio. Quando però si infila la tavola ai piedi e si butta nell'acqua gelida è poesia pura. Capriole, salti, pieghe, evoluzioni impossibili come i loro nomi. Tutto viene spontaneo, naturale, come se quello fosse il suo divano e si stappasse una birra prima del match. Si resta a bocca aperta, ancora di più quando poi vedi altri ragazzi provare dopo di lui. La differenza c'è e si vede.

Per Enzo non c'erano dubbi fin dal principio: "Io allenavo il cugino di Massi, era davvero bravo. Viveva da me, lo avevo in casa quasi tutte le sere a dormire. Quando lo abbiamo fatto provare la prima volta, Massi era un bambino ma si è visto subito che aveva qualcosa di unico". Anche gli sponsor se ne sono accorti e la vita di questo ragazzo giramondo ora si estende tra Portogallo, Australia e Stati Uniti. Ma senza la sua tavola chi sarebbe stato? "Senza il wake - confessa il Piffa - sarei un ragazzo del lago. Che lavora. Che fa festa, quando capita". Insomma, uno dei tanti. Tutta un'altra storia, tutto un altro ritmo. Meglio l'originale, si consiglia di restare aggiornati sul giovane.