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Londra 2012: Baldini, c'era un ragazzo che sognava le Olimpiadi

Pubblicato il 31 luglio 2012 alle 22:57:25
Categoria: Scherma
Autore: Piergiuseppe Pinto

C'era un ragazzo che da piccolo sognava le Olimpiadi. A soli 23 anni ci è arrivato, grazie a un fioretto e un scuola di scherma fucina di fenomeni.  Non solo, ci è arrivato da vincitore della Coppa del mondo in carica. Ma qualcosa va storto, una sostanza proibita gli viene trovata nel sangue dall'anti-doping e tutto si infrange. Squalifica, accuse; molti gli voltano le spalle. Lacrime, dolore e una rabbia feroce. "Non ho mai preso niente, mi hanno incastrato", urlava. Pochi gli credono, fino a quando il tribunale della Federazione internazionale scherma non gli dà ragione, ma ormai l'Olimpiade è andata. L'indiziato numero uno per lui è da sempre il compagno Andrea Cassarà, l'azzurro che prese il suo posto ai Giochi in quanto prima riserva, ma non esistono prove nei suoi confronti. Una vicenda che avrebbe stroncato un gigante. Non lui, quel piccolo Andrea Baldini da Livorno.

Così la vita va avanti, per forza. Di nuovo in pedana, con il solito fioretto e la voglia di spaccare il mondo. Meno di dodici mesi dopo, si prende la prima rivincita: campione del mondo ad Antalya. Sventola la bandiera italiana con sopra le frasi di "Hurricane", più forte dell'ingiustizia. Ma nella testa c'è un chiodo fisso: sono i Cinque Cerchi. Alti e bassi per raggiungerli, poi finalmente il pass per Londra 2012 è suo.

Parte forte, fortissimo. Mette in riga gli avversari con superiorità netta, mentre il rivale di sempre Cassarà e l'altro azzurro Aspromonte si fermano ai quarti. In semifinale trova Lei e nell'era dei cinesi non ci voleva. Perde, l'avversario è superiore, ma può ancora lottare per il bronzo.

Si gioca tutto con il coreano Choi. Piccolo anche lui, scherma d'agilità e tecnica. Succede di tutto, persino il cambio del giubbetto per l'asiatico a causa di un guasto tecnico. Choi conduce 14-11 a una manciata di secondi alla fine. Sembra finita. Macché, quel ragazzotto livornese non ci sta a lasciare per la strada il suo famoso sogno così. Rimonta da favola, come in un film, dove il buono deve vincere per forza. Se lo merita d'altronde. Punto su punto, stoccate e salti, movenze da felino. Quattordici pari, incredibile. Si va all'extra-time.

A un solo punto dalla medaglia più ambita. L'unica via per mettere per sempre a tacere il demone che logora chi ha subito un'ingiustizia. Ma mentre pensa a come fare, il coreano furbo ne approfitta e affonda. Neanche la moviola lo salva. E' andata.

La realtà non è come i film e i buoni a volte perdono. Ma ci sono sconfitte che segnano solchi, per la grinta e il sudore mostrato. Per chi fino all'ultima stoccata non ha mollato. Andrea uscendo dalla pedana ha detto, parlando del primo egiziano giunto in una finale di scherma, che a lui piacciono le storie di sport. La sua è una di queste. E tra le più belle.

Ci vediamo a Rio.