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Il mio Alì, prologo di Mina Mazzini – Gianni Minà – Rizzoli Editore Rai Eri – Pag. 440 – Euro 18.
Gianni Minà è forse uno degli ultimi inviati nel mondo che hanno potuto godere del privilegio di centrare l’esclusiva, superando la barriera della tecnologia che ha ucciso la fatica dell’intervistatore che avrebbe dato ai lettori il frutto della fatica solo giorni dopo. Oggi, qualsiasi intervista dai più remoti posti del pianeta, viaggia nelle immagini in parallelo con le parole. Appena conclusa, va messa nell’archivio dei ricordi. L’autore fa parte di un passato appena dietro l’angolo, eppure lontano, lontano. Il personaggio che racconta è sicuramente il più popolare attore sportivo nel mondo. Cassius Clay, diventato Mohammad Alì, riga per riga, attraverso gli articoli scritti sui vari quotidiani, dal Corriere dello Sport a La Stampa, da Famiglia Cristiana al Manifesto, dall’Unità a Tuttosport, fino a Repubblica, sfogli e ti appropri di quegli eventi che restano la testimonianza di un grande appassionato, discutibile in certe sue posizioni, ma non per questo meno valido sul piano professionale.
Minà è sempre stato un passionale e come tale istintivo e non sempre simpatico a tutti. Dietro i sottili baffetti e il sorriso quasi timido, da buon piemontese, l’uomo ha sempre avuto convincimenti ferrei. Raccontare il grande Alì, per uno che pur scrivendo molto, non si era mai adattato alla tecnologia del computer, l’unico iter era quello di rispolverare vent’anni di giornalismo d’assalto e proporlo come era nato: su carta. Partendo dal 4 settembre 1998, su Repubblica, in cui riassume la genesi e il tramonto agonistico, non quello sociale, di un mito che resterà scolpito nella storia come le tavole di Mosè. Il grande valore del libro è quello di proporre ai lettori non solo le grandi sfide con Liston, Foreman, Frazier, Norton, Cooper, Patterson, Ellis e tanti altri, ma i momenti particolari in cui ha scoperto e ci ha fatto scoprire l’uomo, oltre al personaggio. Merito non da poco.