Solo come in area di rigore – John Doe – Infinito Edizioni – Pag. 288 – Euro 14.
Sui portieri di calcio si sono scritte mille storie, tutte diverse ma anche tutte uguali: i numeri uno sono una razza particolare, nella quale la solitudine è la compagna di sempre. In questo caso la situazione è diversa anche se percorre quel segno di gesso bianco, una trincea idealizzata per difendere il regno conquistato a duro prezzo. Un bel libro, impreziosito dall’introduzione di Dario Ricci, che offre un cammeo semplice e prezioso, stimolante per la lettura.
José Henrique è il figlio di un medico e di una casalinga sempre impegnata a pulire qualcosa. L’infanzia di José è di straordinaria normalità: casa, scuola e pallone. Da attaccante, fino al giorno in cui, complice un infortunio, deve sostituire il portiere titolare. Compiendo l’impresa che non ti aspetti. Parare il rigore ad un baby Manuel Rui Costa, prodigio col numero 10, già allora. Il destino é segnato. La storia prosegue nella routine del quotidiano: il matrimonio e il divorzio, la nuova fiamma e gli affari, ma pure il Benfica che in Portogallo è il verbo del calcio, con Eusebio grande profeta. Un susseguirsi di alternanze che stimolano a volerne sapere di più, lungo il doppio binario della parte storica sportiva con i nomi di Mourinho, Kakà, Ronaldo, le sfide col Real Madrid e il Barcellona, l’emozione di giocare a Wembley e al Camp Nou, e il presente che si snoda sulla tratta del quotidiano, non senza sorprese.
Nella tabella degli eventi, anche per José Henrique arriva il giorno del riscatto in quel Benfica, dove ultraquarantenne, fa il terzo portiere, tra orgoglio e malinconia. Nella partita della vita al Santiago Bernabeu, contro il colosso Real, qualcosa di magico accadde. Cosa? La risposta al lettore. Sarebbe crudele anticipare il fatto. Come far conoscere subito il nome del colpevole in un giallo.