Gridalo forte. Storia del tifo in Italia - Flavio Pieranni - BradipoLibri - Pag. 128 - Euro 13.00
Chi ritiene che il tifo esasperato sia un fenomeno di recente istituzione, ha sbagliato i conti della storia. L’istinto dell’uomo al confronto ha sempre avuto il seguito di suoi simili schierati sull’una o l’altra sponda. I Giochi ellenici ne sono la dimostrazione patente, il grande cantore Pindaro, dedica versi forti alle gare d’Olimpia. Con questi presupposti si dipana una pellicola infinita, dai gladiatori romani, il calcio fiorentino che in fatto di ruvidezza non scherzava affatto, tutto questo contornato dalla folla che urla incoraggiamenti e invettive. Nel primo ‘900, la sport diventa il veicolo primario per sensibilizzare la gente. Le prime gare automobilistiche, il ciclismo dei pionieri come il calcio, aumentano sempre più i simpatizzanti.
E con loro i fedelissimi. Nel 1909 per l’arrivo del Giro d’Italia ciclistico, una folla enorme si assiepa per km in attesa di applaudire i “girini”. Non tutto è entusiasmo, ci sono anche ladruncoli e furfanti che alleggeriscono spettatori e gli stessi ciclisti, specie nelle ore notturne. Il tifo calcistico prende forma concreta negli anni ’50 e ’60, nel senso che nascono i primi club di tifosi legati alla squadra del cuore. I primi sono del Torino, poi tutte le altre a seguire, specie al Nord. Esplodono gli ultras al punto che Winston Churchill, scrive “Gli italiani vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e alla partita come fosse una guerra”. Discutibile ma non impropria. Il dopo è ancora peggiore. Gli stadi diventano teatri di scontri di inaudita violenza, ci scappano i morti e gli ultras invadono le strade. Il romanticismo dei puri ma non duri, sembra svanito nel nulla. L’autore li definisce ‘barbari da stadio’ e si augura possano estinguersi, per far nascere una nuova serenità. Che attendiamo si realizzi.