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“Il romanzo del vecio-Enzo Bearzot, vita in contropiede” di Gigi Garanzini-Baldini & Castoldi editore-Pag. 190-Euro 8,90
Basterebbe la deliziosa prefazione di Indro Montanelli per giustificare la lettura del libro uscito nel 1997, ristampato a trent’anni dal trionfo dell’82 ai mondiali di Spagna. La figura di Enzo Bearzot tracciata magistralmente da Gigi Garanzini, che Montanelli definisce simpaticamente buona lana, viene fuori con una prosa asciutta e concreta, dove l’artefice della vittoria costruita col cuore e l’amicizia, confessa le difficoltà per dare vita ad una nazionale senza i condizionamenti geografici e politici del passato. Non ha paura di inimicarsi la casta romana, di rompere tabù antichi. L’avventura del Mundial ‘82 è descritta col cuore, con l’affetto burbero di un tecnico che tirava fuori dalle volute della pipa i guizzi per trovare la giusta contraria contro avversari sulla carta imbattibili.
Il rapporto con Sandro Pertini, le partite a carte, i ruoli e le battaglie che Bearzot ha sostenuto con dignità e orgoglio. Non meno interessante il percorso da giocatore, la lunga permanenza al Torino, con passaggi agonistici di grande impatto. I segreti da commissario tecnico per scoprire gli avversari, i contatti con gli emissari nel mondo, i viaggi segreti per visionare gli avversari, azioni di spionaggio vero e proprio. Cammei molto dolci quelli che descrivono Bearzot nell’intimità della famiglia, la dolce fermezza della moglie, i figli e i nipoti, i problemi di salute, la pipa che diventa un desiderio proibito e i ricordi di una carriera a doppio binario, sempre limpida come le sorgenti che scorrono lungo i dorsali delle montagne friulane, la sua terra. Tutte virtù? Qualche difetto lo si scopre. Agli azzurri, vietati i dolci in modo assoluto, Unica eccezione per Enzo Bearzot che salta i pasti e divora torte e cannoli. Sapete come descriveva la squadra? “Un’orchestra di jazz”, la sua musica preferita.