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Molti tifosi biancocelesti avranno un po' di malinconia dei tempi in cui Juan Sebastian Veron faceva girare il pallone come un mago, Nedved e Crespo sfondavano porte in Italia e in Europa, Mancini regalava perle d'alta scuola ad un pubblico estasiato, capitan Nesta costruiva muri invalicabili davanti alla porta di Marchegiani e Mihajlovic pennellava punizioni come nessuno. Erano i tempi della grande Lazio, erano i tempi in cui si spendeva e si vinceva.
Chi spendeva era Sergio Cragnotti, finanziere romano che acquistò la Lazio nel 1992 e la portò al primo successo europeo nella storia del club - la Coppa delle Coppe conquistata nel 1999 - e al tricolore l'anno successivo, grazie ad investimenti che nessuno prima di lui si era azzardato ad immaginare per la Lazio.
Come ben si sa, Sergio Cragnotti era anche (e soprattutto) proprietario del gruppo Cirio, un vero e proprio colosso agro-alimentare che comprendeva aziende come la Centrale del Latte di Roma, Bertolli e Del Monte. Un colosso che, non molto più tardi dello scudetto biancoceleste, cominciò a precipitare in una crisi finanziaria di cui Cragnotti fu ritenuto il principale responsabile. Invitato a mettersi da parte e a lasciare le sue imprese nelle mani delle banche, nel 2003 viene accusato di bancarotta fraudolenta e nel 2011 una sentenza lo condanna a nove anni di reclusione per il crack del gruppo Cirio.
Un tempo, si potrebbe dire, anche la Lazio faceva parte di quel colosso che era la Cirio, e le due entità erano legate a doppio filo. Oggi che la Cirio non esiste quasi più, che la Lazio ha un nuovo presidente - Claudio Lotito, che nel 2004 la salvò dal fallimento -, la situazione è molto diversa. La Lazio acquista l'intero capitale della società proprietaria dell'ex sede del gruppo alimentare, di cui possedeva già il 49%. Ora che si è assicurata il pacchetto azionario di maggioranza della Cirio Lazio Immobiliare, il cui unico asset è lo storico palazzo di via Valenziani a Roma (situato nel quartiere Sallustiano, 2.500 metri quadri commerciali più giardino e corte di circa 450), la società di Lotito ne detiene l'intero capitale sociale. Una specie di inversione di ruoli rispetto agli anni della gestione Cragnotti.
Per l'operazione finanziaria, il club biancoceleste ha sborsato circa 7,5 milioni di euro: 3 milioni per la partecipazione, circa 4,5 per le quote di leasing (in scadenza a ottobre 2012) di cui Cirio Immobiliare era debitrice. La Lazio, che vantava un diritto di prelazione sull'eventuale vendita del palazzo, è stata l'unico soggetto a partecipare all'asta.
Da un punto di vista aziendale, l'acquisto dello stabile rientra in una strategia quasi obbligata per le società di calcio, che si trovano a dover fare i conti con bilanci composti da voci molto volatili. L'acquisizione di beni fisici come un'immobile (inserito nello stato patrimoniale, e, quindi, negli attivi), garantisce invece un'iniezione di solidità a un prospetto finanziario costituito in larga parte da valori aleatori come i cartellini dei calciatori. Juventus (Stadium) docet.