Giuntoli: "Stupito da Ancelotti, gran rapporto con De Laurentiis. Rimpianti? Tolisso"

Pubblicato il 2 gennaio 2019 alle 18:01:09
Categoria: Serie A
Autore: Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Cristiano Giuntoli a Sky Sport. Il ds del Napoli ha parlato dei suoi inizi e della sua avventura con De Laurentiis: "Sono nato in un bar, quello di mio nonno, dove si mangiava pane e calcio fin da bambini, poi questa grande passione si è sviluppata, trascurando quella che era la volontà dei miei genitori che era quella che io continuassi negli studi. Loro mi volevano dottore o architetto. Ma io vedevo solo il calcio. Da calciatore non avevo grandi doti, ma la volontà mi ha fatto andare avanti, annullando i miei deficit fisici e tecnici. Le categorie in cui ho giocato sono sempre state molto basse, tra i Dilettanti e al massimo ho raggiunto la Serie C. E mentre giocavo facevo anche l’allenatore nel settore giovanile. Avevano aperto una scuola calcio internazionale e io mi divertivo a fare camp in tutto il mondo. Tempo fa ho ritrovato un articolo di giornale del 1996 in cui dicevo- già a 24 anni- che la mia grande aspirazione era quella di fare il dirigente sportivo".

Retroscena su Schick, talento osservato, scoperto ma non acquistato: "Ancora mi ricordo quando vidi Schick in una partita che sembrava tra scapoli e ammogliati in un campetto della periferia di Serie B slovacca. Vidi questo ragazzo e corsi a svegliare il mio braccio destro Giuseppe Pompilio, erano le tre di mattina. Gli dissi: guarda ho visto un giocatore davvero forte". Giuntoli parla anche di De Laurentiis: "Nei miei confronti ha davvero un occhio di riguardo speciale e mi tratta come un figlio. Mi ha accolto nella sua famiglia, una famiglia splendida, con me non è mai stato arrogante, non ha mai alzato la voce. La prima volta? Stavo andando a vedere una partita dei Playoff di Serie B l’anno che si vinse, De Laurentiis era insieme all’amministratore delegato del Napoli, Andrea Chiavelli ed è lui mi chiese un incontro. Ma io pensavo che gli potesse interessare qualche mio calciatore. Io avevo degli impegni e gli dissi se potevamo vederci la settimana successiva, ma loro avevano fretta e mi chiesero un incontro per la mattina dopo. Allora gli chiesi quale fosse il motivo… loro mi risposero che volevano parlare del Napoli perché erano interessati a me. A quel punto non ho capito più niente e chiaramente ho detto di sì.

Infine Giuntoli parla di Ancelotti: "Siamo una grande coppia: abbiamo 5 Coppe dei Campioni in due (ride, ndr). Ancelotti è molto sicuro. Uno dice che è sicuro perché ha vinto tanto, invece lui ha vinto perché è sicuro. Mi ha trasmesso tanto, ma non solo a me anche alla squadra. Da parte del presidente è stata un’intuizione incredibile. Io non ci credevo, onestamente. Non pensavo che un allenatore di quel livello potesse accettare Napoli con questo entusiasmo. Invece ha sposato in pieno la causa, la città, sta benissimo a Napoli, si è inserito benissimo nel nostro contesto. Ci ha aiutato e ci aiuterà a crescere", ha detto il ds napoletano che, su Cavani, invece chiosa: "Non credo faccia parte della filosofia del club perché la forza del Napoli è quella di avere giocatori con nuove motivazioni, insomma di avere nuovi Cavani". Rimpianti? Giuntoli ha un nome: "Forse Tolisso, che avevamo chiuso e lo aspettavamo per le visite, poi il Lione riuscì a vincere i preliminari e ad andare in Champions e il ragazzo, all’ultimo, decise di rimanere in Francia. L’anno dopo passò al Bayern Monaco, un motivo di grande soddisfazione da una parte, di dispiacere dall’altra".