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La prima volta che salì sul gradino più alto del podio, quel giorno di metà settembre a Monza, sembrava di assistere ad uno dei trionfi dell'era Schumacher, con gli inni tedeschi e italiani che risuonavano nell'autodromo brianzolo. Quella volta però l'inno tedesco era per il più giovane pilota di Formula 1 ad aver mai vinto un Gp, Sebastian Vettel, e quello italiano per la Toro Rosso, alla sua prima e finora unica vittoria. Seb, sceso dal podio, con gli occhi un po' lucidi per l'emozione, disse : "Questo è il giorno più bello della mia vita. Speriamo di averne altri così".
E per sua fortuna, giorni del genere, ce ne sono stati. E tanti. L'ultimo proprio oggi, a Suzuka, dove con il terzo posto ottenuto in gara ha portato a casa il secondo titolo consecutivo, al termine di una stagione letteralmente dominata: 12 pole position, nove vittorie ed altri cinque podi (peggior risultato stagionale il quarto posto del Nurburgring) in 15
corse.
Questo secondo titolo gli consente di far suo un altro piccolo record, quello di essere il più giovane pilota ad aver conquistato due mondiali. Ma che Seb, soprannominato nell'ambiente 'Wonder Boy', fosse un mostro di precocità ed un talento naturale, lo si era capito sin da subito, quando ebbe i primi contatti con una Formula 1. Già nella gara del debutto, Stati Uniti 2007, il giovane tedesco impressionò, andando subito a punti con la Bmw. Poi proseguì la stagione con Toro Rosso, con la quale colse appunto la prima vittoria nell'indimenticabile Gp Italia 2008. La stagione successiva il salto di categoria con la casa madre di Toro Rosso, la Red Bull, che lo porta al secondo posto nella stagione 2009 e soprattutto al titolo mondiale dello scorso anno.
Nel 2011 Seb ha proseguito il suo cammino trionfale, salendo a 19 vittorie, 27 pole position, 7 giri veloci e 33 podi per un totale di 690 punti conquistati in 76 Gp disputati. Più, ovviamente, i due titoli. Tutti risultati ottenuti all'età di soli 24 anni, segno di come Vettel abbia interpretato la Formula 1 meglio di chiunque altro. Non è che vincendo così tanto, si possa essere colpiti dalla sindrome di "appagamento"? Non ci sono altri sogni che possono spingerlo a fare ancora meglio? Forse sì, e la conferma si trova tra sue le parole pronunciate a Monza, dopo l'ennesima vittoria: "Qui c'è un atmosfera fantastica: anche se non guidi una Ferrari, la gente ti acclama. Se oggi avessi avuto una tuta rossa, sarebbe stato tutto perfetto". Che sia un segnale per il futuro?