F1: piloti italiani, la generazione bruciata

Pubblicato il 10 ottobre 2018 alle 18:17:11
Categoria: Formula 1
Autore: Matteo Novembrini

Abbiamo dovuto attendere otto anni, ma dal 2019 torneremo ad avere un pilota italiano impegnato a tempo pieno in F1. Merito di Antonio Giovinazzi, che con il supporto della Ferrari è riuscito a strappare il secondo sedile in casa Sauber-Alfa Romeo, dove troverà nientemeno che Kimi Raikkonen. Una coppia inedita e che mischia il giusto mix di esperienza e sguardo al futuro per la crescita della scuderia svizzera.

Giovinazzi chiude il cerchio iniziato a fine 2011, quando nel Gp del Brasile Vitantonio Liuzzi e Jarno Trulli corsero rispettivamente con Hrt e Caterham-Lotus. Per loro le porte della F1 si chiusero per sempre dopo l'appuntamento di Interlagos, cosa che dopo decenni portò all'assenza in griglia di partenza di un pilota italiano. Ad inizio 2017 lo stesso Giovinazzi ha riportato il tricolore in F1, ma solo per due appuntamenti: stavolta è tutto diverso e la presenza di Giovinazzi darà avvio, ci auguriamo, ad un nuovo periodo più florido per i nostri piloti.

In questi anni di assenza si può notare che a farne maggiormente le spese sono stati, chiamiamoli così, i ragazzi "degli anni '80". Infatti, quella di trent'anni fa è stata una generazione completamente saltata, con Vitantonio Liuzzi unico italiano nato tra il 1980 e il 1989 (e Tonio è proprio al limite, essendo nato nell'agosto dell'80) ad avere il privilegio di correre in F1. Fisichella e Trulli infatti sono nati rispettivamente nel 1973 e nel 1974, mentre Giovinazzi nasce un ventennio dopo, nel 1993. Unico punto di congiunzione proprio Liuzzi, unico a "salvarsi" del suo decennio.

 

In questo buco sono cascati i meritevoli Luca Filippi e Davide Valsecchi, i due piloti nati negli anni '80 ad essere andati più vicini al passaggio in F1. Luca ha ottenuto ottimi risultati in Gp2, con un ruolo da tester per la Honda nella stagione 2008, cosa che visto l'addio della casa nipponica lasciando tutto il materiale, aveva fatto sperare in un suo contratto da pilota ufficiale con il team che sarebbe poi divenuto campione del mondo. Valsecchi invece è riuscito addirittura a vincere il titolo di Gp2 nel 2012, e per la stagione successiva ha fatto parte come terzo pilota della Lotus; quando però Kimi Raikkonen ha dovuto saltare le ultime due gare, la squadra scelse di chiamare Heikki Kovalainen, sperando che il finlandese potesse portare a casa dei punti (cosa poi non avvenuta). Una brutta mazzata per Valsecchi, per il quale la cosa seppe tanto di occasione mancata, anche alla luce degli scarsi risultati di Kovalainen; Davide però capì la situazione e lasciò il team a fine anno. La delusione fu talmente grande che dopo l'esperienza in Gt nel 2014, il pilota di Erba poi è passato a fare a tempo pieno il commentatore per Sky.

Il movimento italiano poi ha saputo rialzarsi, aiutando in maniera più corposa i giovani piloti con nuovi investimenti e accettando di far debuttare in Europa la nuovissima Formula 4. Poi, Giovinazzi si è aiutato da solo con un 2016 capolavoro al primo anno in Gp2, quando lottò, da debuttante, per il titolo con Pierre Gasly. Alla sua grande stagione seguì il contratto da pilota di sviluppo con la Ferrari che lo ha portato prima a correre in Australia e Cina lo scorso anno, dunque ad ottenere un volante per il 2019. Ed ora il futuro appare più roseo per tutti.