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F1: 30 anni senza Villeneuve

Pubblicato il 8 maggio 2012 alle 09:07:00
Categoria: Formula 1
Autore: Redazione Datasport.it

Ci si è chiesti, ci si chiede e ci si chiederà sempre nel mondo delle corse quale sia stato il pilota più grande di tutti i tempi. Ci si può basare sui numeri che ci dà la storia, ma così facendo si rischia di fare torti ad alcuni piloti avvantaggiando altri, perché ad esempio i punteggi degli anni '50 non sono gli stessi della nostra epoca. Diversi sono anche gli avversari, le auto, i regolamenti, cosa che non ci permette di dare una risposta a questa intrigante domanda. Ma uno strumento infallibile per misurare un pilota, nel corso della storia e nella graduatoria di tutti i tempi, ci può essere: il cuore dei tifosi.

Fare sport infatti vuol dire anche regalare emozioni, e non necessariamente vincere. Prendete Gilles Villeneuve, ad esempio. Un totale di 67 Gp disputati (66 con Ferrari), 2 pole position, 6 vittorie e zero titoli mondiali. Gilles non ha vinto né quanto Schumacher, né quanto Senna, né quanto Lauda e meno di molti altri. Ma alcuni di questi “altri” vengono ricordati per lo più negli annali, il canadese invece, a 30 anni dalla morte, vive ancora nella mente e nei cuori degli appassionati.

E’ in questo contesto che si inizia a parlare della “febbre Villeneuve”, quella passione che invase il pubblico ferrarista in quei cinque anni in cui il canadese si fece portabandiera della casa del Cavallino Rampante. Un pilota che come già detto corse e vinse poco, eppure riuscì a farsi amare, per via della sua tecnica di guida, sempre al limite e spregiudicata ma mai scorretta in pista, per via del suo carattere amabile fuori.

Gilles, rimasto sempre un ragazzo comune nonostante la sua notorietà, scrisse pagine indimenticabili nella storia della Formula 1: come non ricordare l’epico duello di Digione ‘79 con Renè Arnoux, la vittoria di Jarama ‘81, oppure lo storico secondo posto nel Gp Canada ’81, quando corse gli ultimi giri alla "cieca" con la pioggia ed un pezzo di ala che gli ostacolavano la visibilità? L’Aviatore (così era chiamato per vie dei suoi traversi e delle sue derapate) fu anche un uomo che seppe interpretare il gioco di squadra, come quando ad esempio nel 1979 lasciò vincere il titolo al compagno di team Jody Schekter, dimostrando tutta la sua fedeltà alla Ferrari.

Fu probabilmente questa grande fedeltà che lo portò via. Era l’8 maggio 1982, qualifiche del Gp del Belgio, una settimana dopo la gara di San Marino. A Imola un'incomprensione con la squadra fece vincere il suo grande amico e compagno di team Didier Pironi, che infilò Gilles a pochi chilometri dal traguardo. Sentitosi tradito, il canadese promette battaglia a quello che fino a poca tempo prima era stato uno dei suoi più grandi amici.

E così sette giorni dopo, tentando di qualificarsi davanti al francese, tocca una ruota della March di Jochen Mass e decolla. Il botto è tremendo, e purtroppo non c’è più nulla da fare. Quindici anni dopo, esattamente nel 1997, il figlio di Gilles, Jacques, riuscirà a far suo quello che il padre avrebbe sicuramente meritato almeno una volta nella vita, il Campionato Piloti. Ma abbiamo già detto che per scrivere la storia non importa vincere: basta far battere il cuore.