*/
La cifra fa rabbrividire: circa undici miliardi spesi, di soli ingaggi, dal 2000 ai giorni nostri. Viaggiamo più o meno alla media di un miliardo a stagione: una follia. Il fair play finanziario resterà una pia illusione, annesse e connesse le possibili conseguenze per i club, se quando ci sarà da mettere nero su bianco per un contratto le società non conteranno fino a mille. Parola d’ordine: tagliare. Altrimenti, sprofondare. Non credo ci siano molte alternative.
L’esempio Adriano è il più illuminante. La Roma, storia dell’estate scorsa, dice di voler fare una scommessa. E qui già c’è un errore gigantesco. Non si può fare una scommessa quasi persa in partenza. Dare circa tre milioni netti di ingaggio ad Adriano, immaginate al lordo che bagno, è come decidere di buttarsi dal trampolino senza l’acqua sotto. Dice il saggio che difende la Roma: ma non immaginavamo che Adriano avrebbe avuto atteggiamenti poco professionali. Eh no, proprio questo è l’errore: alla luce degli ultimi due anni dell’ormai ex – molto ex – Imperatore, sarebbe stato opportuno prevederlo. Pensate: anche i tifosi del Corinthians si rifiutano di accoglierlo con entusiasmo, malgrado il club abbia ormai raggiunto un’intesa. Lo considerano un pacco, un cattivo esempio.
Bisogna stare attenti ai parametri zero: Flamini a 4,5 milioni netti è un’altra esagerazione. Il Milan lo prese dopo averlo ammirato in coppa con Fabregas ai tempi dell’Arsenal. Il ritorno è stato sufficiente, ma inferiore alle attese. E condiziona i rinnovi, inevitabilmente. Prendete Pirlo: se il Milan propone una base di tre netti con vari incentivi rispetto ai sei milioni attuali, per quale motivo Andrea dovrebbe accettare sapendo che il suo collega francese continuerà a incassare quattro e mezzo, quindi un milione e mezzo in più rispetto a quanto percepirebbe Pirlo se decidesse di rinnovare?
Cavani guadagna meno di Salihamidzic e poco più di Grosso, dov’è l’errore? Non c’è bisogno di un commento. E i due milioni netti di Mutu non sono stati onorati con atteggiamenti ineccepibili fuori dal campo. E’ ingiusto che Pellissier prenda mezzo milione, dopo tutto quello che ha dato al Chievo, mentre Garrido sfonda il milione. Non ci sono proporzioni. Anzi, non ci sono parole: undici miliardi dal 2000 soltanto per le buste paga degli attori della domenica. Occhio perché qualcuno si fa male. E soprattutto una bella forbice dentro il cassetto. Parola d’ordine: tagliare.