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Pepito Rossi sa che il ciclo in casa Villarreal è finito. E aspetta notizie. Lo ha corteggiato a lungo il Barcellona, prima che andasse su Sanchez senza definire la trattativa. E’ un eccellente attaccante, un interprete delizioso degli ultimi trenta metri. Eppure sembra che manchi qualcosa per andare a dama. E non si capisce bene perché.
Rossi ha tutto, ma proprio tutto, per stupire in un grande club. Partiamo da questo presupposto, fondamentale, per non sbagliare subito indirizzo. Rossi va sguinzagliato e lasciato libero di esprimere il talento che ha, senza condizionamenti e possibilmente senza gabbie tattiche. Giuseppe è poesia, artista vero, velocità e tecnica, cambio di passo e intuizioni improvvise. Il Parma si sta ancora mordendo le mani per averlo fatto andar via, dopo averlo richiamato in un momento difficile della vita del club. Sono errori che non dovrebbe essere compresi nel vocabolario, ma che vanno ammessi senza rossori.
Se il Barcellona avesse voluto, lo avrebbe ingaggiato in un minuto. Perché ancora oggi – telenovela Sanchez in corso - sta trattando sui due o quattro milioni di differenza con l’Udinese. A 30 milioni porti a casa Pepito, forse ne potrebbe bastare qualcuno in meno. Ma evidentemente nella lista di Guardiola c’erano altri nomi a caratteri cubitali, Sanchez in testa. Malgrado una differenza di troppi milioni tra cartellino, ingaggio, eventuali e varie. Un’enormità, con tutto il rispetto per l’ottimo cileno di Udine.
Ora, il problema è un altro. Se la Juve è davvero convinta di Pepito, lo prenda senza troppi giri di valzer. E con la consapevolezza di realizzare un affare. Il fatto che Marotta abbia parlato troppo di Aguero sembra quasi una sentenza: come se Rossi fosse un due di picche, un approdo quasi disperato. Non può essere così: Rossi deve essere considerato l’asso di briscola, la pedina indispensabile, l’uomo in grado di dare un contributo essenziale. Altrimenti, sarebbe un errore, una partenza sbagliata, un voler ammettere che forse la confusione ha avuto il sopravvento. Partiamo da un presupposto: la scorsa estate Krasic arrivò verso la fine del mercato, più o meno come un misero gettone di consolazione per non avere strappato Dzeko al Wolfsburg. Ricordate bene la storia del posto da extracomunitario libero quasi fino all’ultimo?
No, Pepito non merita di essere considerato un ripiego.