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Mucha suerte: Adriano Galliani l’ha chiamata così. Ma non sottilizziamo: in un momento catastrofico per il calcio italiano, il 2-2 del Milan a Barcellona aiuta. A maggior ragione dopo aver assistito, in questa estate da dimenticare, alle eliminazioni di Palermo e Roma nientemeno che per opera di Thun e Slovan Bratislava. E dopo aver dato tutti goi onori del caso all’Udinese che si è fatta comunque impallinare dall’Arsenal meno competitivo degli ultimi anni.
Qualcuno aveva previsto almeno tre gol di scarto. E quindi una missione catastrofica del Milan in Catalogna. Il ritornello: ne prendono quattro, come minimo. Due, appena due. E soprattutto, rispetto al solito cliché, il Barcellona non ha costruito il mare di occasioni secondo una tendenza consolidata. Certo, dopo quel Pato-sprint il Milan avrebbe potuto approfittare del dormiveglia, una ventina di minuti, dell’avversario. Certo, nel secondo tempo sarebbe stato più logico pensare a qualche ripartenza piuttosto che a una gestione sfacciatamente difensiva. Ma ha ragione Adriano Galliani quando dice “sono loro che ti costringono a stare rintanato”, nel senso che il Barcellona ti spinge spalle al muro e tu puoi farci poco. In quella capocciata di Thiago Silva c’è molta suerte, ma anche un piccolo premio per aver saputo resistere. Se non la sfidi, la fortuna spesso si ricorda di te. Il Milan non l’ha sfidata. A proposito: magari i censori di Sandro Nesta – autentico signore della difesa - sono gli stessi che lo avevano massacrato dopo Milan-Lazio. Vadano a nascondersi.
Il martedì di Champions spinto dalla dea bendata continua con un mercoledì da non sottovalutare. City-Napoli è Mancini contro Mazzarri, ma anche Aguero contro Lavezzi e potremmo continuare all’infinito. Il Napoli con la mentalità giusta può approfittare dei possibili (prevedibili) svarioni difensivi degli inglesi. Mi preoccupa la difesa a tre azzurra non di altissima qualità per una manifestazione così prestigiosa. Giocarsela con personalità: è una missione. L’Inter, invece, è un ultimatum per Gasperini alla luce delle ultime polemiche. Battere il Trabzonspor dopo aver ripescato Sneijder e ripristinato la difesa a quattro che non appartiene al vocabolario di Gian Piero. Siamo già agli ultimatum e ai pentimenti dopo un robusto diktat di Moratti. Stiamo parlando di un allenatore fresco di nomina e che avrebbe bisogno soltanto di fiducia: quindi, comunque vada, la corda si è già spezzata. La corda della fiducia, della coerenza e della comprensione.