*/
C'era un passato da lustrare, dopo le ferite e le cicatrici di quello più recente, e un presente tutto da costruire. La notte magica di Torino, per l'inaugurazione del nuovo Juventus Stadium, ha avuto in sé tutto questo. Coreografie da Giochi olimpici, musiche epiche e parole decise a illuminare la Prima della nuova casa bianconera, con intorno una "cornice" - come l'ha definita Alessandro Del Piero - fatta di uomini, donne e bambini in festa.
Perché una notte di festa è stata, ma anche - se non soprattutto - una notte d'orgoglio. Quello dichiarato con voce ferma e decisa, nonostante gli occhi illuminati dall'emozione, dal presidente Andrea Agnelli: "Un nuovo prato verde, perché le nostre vittorie sono sempre state e saranno sempre dentro le linee bianche del campo" (un messaggio chiaro...). L'orgoglio del tricolore, vera anima di questa serata e di questo nuovo impianto. Quel tricolore che circonda l'intera struttura, quello di cui si è tinto lo stadio durante l'inno (da brividi), quello che la Juve rivuole a ogni costo di nuovo sul petto. Lo stesso orgoglio, appunto, che ha ammutolito 40 mila persone di fronte al tributo in immagini per l'Avvocato. Orgoglio, come quello della panchina su cui questa storica società è nata e su cui stasera si sono seduti due bandiere eterne come Boniperti e Del Piero. Simbolo di una Juventus che per costruire i pilastri del proprio futuro non può prescindere dalle sue gloriose fondamenta.
E poco importa se l'amichevole con il Notts County ha riportato tifosi e sognatori a una realtà ancora difficile (i bianconeri non hanno certo regalato spettacolo nonostante la modestia dell'avversario, pareggiando 1-1), il calcio che conta partirà solo domenica. Questa sera è iniziata una nuova storia, ma attenzione: nei corridoi di questo stadio scorre quella da ricordare, da difendere, da ripetere.