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La Coppa Italia dell’Inter ha un nome: Samuel. E un cognome che sarebbe inutile aggiungere: Eto’o. Gol in stagione: 37. Basterebbe questo per pensare a voce alta: ma dove andrebbero rinchiusi quelli che dicono “nell’Inter sono tutti cedibili, compreso Eto’o”? Domanda: cedibile soltanto perché non è un ragazzino di primo pelo, ma comunque in grado di scrivere almeno due-tre anni ad altissimo livello? Sono bestemmie: Eto’o è il presente e il futuro, Eto’o è il grimaldello. Anzi, un assegno in bianco: potete mettere la cifra e piacimento e andare alla cassa per riscuotere. Senza sorprese.
Il Triplete bis dell’Inter, in tono minore rispetto alla trionfale galoppata del 2010, ha il marchio di questo ragazzo nato in Camerun e in grado molto presto di inaugurare la fabbrica del gol. Eto’o è un fantastico signore che all’occorrenza ha saputo sacrificarsi da esterno (o da terzino?) pur di immolarsi alla causa di don Josè Mourinho. Ma quando è tornato al ruolo originario, quello che lo ha fatto conoscere in qualsiasi città del mondo, ha ripreso a infornare babà. Eto’o, sei unico. Mica abbiamo dovuto convocare il mago di Forcella, la scorsa estate, per stabilire che sarebbe stata una fantastica cavalcata. E che avrebbe segnato a grappoli. E’ bastato essere testimoni, dal vivo, della Supercoppa italiana contro la Roma. Quando Samuel, restituito al ruolo che lo ha consacrato, ha dato prova di essere uno dei migliori in circolazione. E da quel giorno è stato un trionfo, pur in una stagione complicata per via dei problemi della gestione Benitez.
Intanto, Leo porta a casa il primo trofeo della sua giovane carriera di allenatore: non è poco. Servirà per capire gli errori che ha commesso nelle due partite cruciali della stagione. E anche la gara contro il Palermo gli ha dato materiale in abbondanza: l’Inter deve essere più squadra, deve prescindere dai singoli. Anzi, deve esaltare i singoli partendo dal concetto di gruppo, organizzando meglio la difesa. Soltanto così l’Inter – che ha bisogno di due o tre colpi importanti – tornerà competitiva ai massimi livelli.
Un telegramma sul Palermo: bellissimo e organizzato, la mano di Delio Rossi. Forse più organizzato dell’Inter, con un particolare decisivo: non ha Eto’o o Milito. Il delizioso Pastore ha un grande futuro, ma deve imparare ad essere più concreto: grave l’errore sullo 0-0. Ora Rossi lascia e Zamparini sa di aver perso. Il presidente dall’insulto facile si fa sfuggire uno degli allenatori migliori d’Italia: caro Maurizio, è un autogol.