*/
Il calcio è strano. Spesso incomprensibile. Congratulazioni ad Antonio Conte che abbraccia la Juve: approdo meritato. Complimenti a Beppe Sannino che assaggia la Serie A a Siena dopo averla meritata sul campo. Vai Stefano Pioli: il Palermo te lo sei sudato, ha sempre lavorato con impegno e contentezza, fatti rispettare da Zamparini. Benvenuto a Luis Enrique, della serie "viva il guardiolismo". La Roma ha deciso di puntare su un rampante consigliato da Pep, largo ai giovani nella speranza che si facciano onore.
Ma ci sono alcune cose che non mi tornano. Ritengo assurdo che debba restare alla finestra uno dei migliori allenatori italiani, quel Delio Rossi che ha scritto pagine indelebili ovunque (o quasi) sia andato. Il ciclo a Palermo lo ha visto protagonista: quando è tornato, dopo l’interregno Cosmi, nessuno avrebbe puntato un euro sul felice esito della stagione. Invece il Palermo è arrivato in carrozza, ha sfiorato la vittoria in Coppa Italia, ha rimontato in classifica e si è fatto temere da tutti. Domanda: ma non sarebbe bastato per consentire a Delio di conquistare una panchina importante? Evidentemente no. E’ vero che ha avuto richieste, ma non se l’è sentita di dire sì a progetti che riteneva non all’altezza. Certo, salirà presto su qualche treno in corsa. Ma Rossi andrebbe preso all’inizio del percorso, pacchetto completo. Né credo che sceglierà di andare all’estero: è troppo innamorato del calcio italiano.
Cosa avrebbe dovuto fare di più Gigi De Canio se non centrare due imprese a Lecce? La promozione dalla B e poi una magica salvezza in A, pur non avendo un budget infinito. La forza delle idee, del lavoro, senza piangere e rimboccandosi le maniche. Quando ha rinunciato ai due anni di contratto che gli restavano a Lecce, in tanti pensavano a un asso nella manica. Invece, è stato un signore fino in fondo. E nella lista dobbiamo aggiungere Gasperini che, comunque, una scelta l’ha fatta: non se l’è sentita di andare a Palermo, ha preferito restare alla finestra dopo aver sfiorato il Napoli.
Parliamo di meritocrazia, spesso non esiste. Dovremmo concentrarci anche sul mondo dei direttori sportivi. C’è che si aggrappa alla poltrona sperando di non sbagliare per il terzo anno di fila. Gianluca Petrachi ringrazi Cairo che gli ha affidato l’ennesima rifondazione del Torino. Il salvagente Ventura non basterà, se non ci saranno scelte chiare e competenti. Dall’ultimo giro di carte: tre portieri (Rubinho, Bassi, Morello) per non farne uno. Petrachi mediti, non ha più alibi.