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Se ti dicono che il 19 agosto, ipotizziamo una data, accadrà qualcosa di importante ci devi credere. Quel giorno può essere un brivido per molti club per ora in stand-by. Ma quando arriva quel giorno? Il tempo sembra non passare più. Perdiamo gli assi, tutti gli assi, e rinviamo l’arrivo di qualche big importante. In queste ore la classica pausa tecnica prima di Ferragosto: ci stanno portando via Eto’o. E noi siamo qui che parliamo dei problemi del calcio italiano, della legge sugli stadi, di Macalli da una vita che fa quello che vuole e nessuno lo ferma. Del contratto collettivo, di Tommasi che diventa permaloso se qualcuno gli fa notare che i calciatori non possono avere soltanto diritti, ma qualche dovere no? Incredibile, questo è il calcio italiano. Certo, un bel sorriso dall’Italia che ha battuto la Spagna. Ma per qualcuno sembra che vada tutto bene.
Avremo presto le ultimissime su Eto’o. Lui ha deciso, ha scelto, accetta la proposta dell’Anzhi. Tre anni di contratto, forse quattro, non è questo il problema. Il problema è che Moratti parla di proposta soddisfacente, come se l’Inter si stesse liberando dell’ultima ruota del caro. E non di un tassello imprescindibile. Mi dicono che Moratti voglia prendere tempo perché intende avere la certezza di una soluzione alternativa. Magari Tevez, oppure chissà chi. Sarebbe bello che prendesse tempo, magari perché è entrato nell’ordine di idee di trattenere il camerunese pedina fondamentale per le fortune presenti e future di un’Inter che gli dovrà pure qualcosa.
Eto’o con la valigia. Già il fatto che la stia preparando, sperando che la rimetta nell’armadio, è un errore grave. Sneijder non si sa. Pastore è andato. Sanchez da tempo. Menez non vedeva l’ora di tagliare la corda e di tornare in Francia. Sirigu ha lasciato l’Italia per un adeguamento a Palermo che non arrivava come avrebbe voluto. Criscito non ha avuto dubbi, quando ha dovuto scegliere tra Napoli e Zenit. Esempio: se dobbiamo a pensare a Tevez, c’è di mezzo l’ingaggio oneroso, il fatto di dover adeguare lo stipendio degli altri. Insomma, un disastro. Ha ragione Galliani: siamo una pizzeria. E mettiamoci in testa una cosa: quelli da 40 milioni, a meno di sorprese, non possiamo prenderli. E neanche quelli da 30. Forse quelli da 25 milioni. Forse. Ecco perché non riusciamo a competere con gli altri.
Aspettando il 19 agosto, data simbolica, siamo in pantofole. Vanno via tutti. E se perdessimo anche Eto’o, resteremmo in mutande.