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E’ stata una retromarcia goffa, ma almeno hanno capito di aver sbagliato. Un anno dopo è stata ripristinata la regola che permette alle società di tesserare due extracomunitari. Il taglio era avvenuto nel luglio del 2010, all’improvviso. Come se tutti i problemi che assillano il mondo del calcio fossero stato causati e provocati da un centrocampista o un attaccante senza status. Assurdo. E le parole di Maurizio Beretta, ieri subito dopo il ritorno alle origini, sintetizzano l’imbarazzante momento del calcio italiano. "Lo abbiamo fatto per l’intero movimento: in questo modo saremo più competitivi". Bisognerebbe allora porre sette-otto domande all’ormai ex presidente di Lega. Una in modo particolare: ma perché hanno tagliato un extracomunitario un anno fa, pensavano davvero di risolvere con un colpo di bacchetta i mille problemi esistenti?
Se ci fossero stati i criteri minimi di chiarezza, la riapertura l’avrebbero stabilita a marzo-aprile in modo da dare a chiunque la possibilità di organizzarsi. Ma forse chiediamo troppo, qui si naviga a vista e non esiste la programmazione. E’ chiaro che cambierà molto. Prendiamo la Juventus: ha aspettato prima di prendere Bastos perché non voleva occupare l’unico posto. Adesso gli scenari sono diversi, Marotta sa che con Bastos può ingaggiare uno tra Vidal e Danilo. Il Milan deciderà la strategia per Ganso, senza perdere di vista Danilo. L’Inter aveva sondato Casemiro, ma non avrebbe preso un giovane pur talentuoso negandosi la possibilità di andare eventualmente su un pezzo da novanta. Con le dovute proporzioni, il panorama cambia per tutti. Lo stesso Lotito, di solito attento al mercato internazionale, ha intuito che potrà programmare un colpaccio per il presente e per il futuro in modo da rendere sempre più competitiva la Lazio. Svolta sicura per quei club, Udinese, Genoa e Chievo in testa, che hanno lavorato molto in giro per il mondo, collezionando affari in piena tutela del budget.
Dire che il ripristino di questa norma blocchi la crescita di un talento italiano è una barzelletta. Ho due speranze. La prima: che la pesca all’estero venga fatta con criterio, competenza, senza portare a casa bidoni. La seconda: che migliori la base, che crescano gli allenatori dei settori giovanili, con la cura del particolare. In questo modo non ci sarà extracomunitario in grado di tarpare le ali all’attaccante emergente di Pordenone o Marsala.