Cross, le gazzelle d’Africa dominano la 5 Mulini sotto la neve

Pubblicato il 28 gennaio 2019 alle 17:01:14
Categoria: Notizie altri sport
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Un panorama tanto invernale, alla 5 Mulini, si perde nel tempo. Mancava solo l’albero di Natale e il Presepe, per completare il quadro climatico. Questa l’immagine reale che ha etichettato l’87° edizione del cross più longevo d’Italia. Ancora una volta l’Africa delle gazzelle nere ha dominato il campo lasciando la concorrenza sotto il podio, anche se la pattuglia italiana si è difesa niente male, in particolare tra le donne, con la giovane Nadia Battocletti (nata nel 2001) figlia d’arte che sta compiendo il salto di qualità, gara dopo gara. Per lei un quarto posto assoluto, dietro le imprendibili Yavi il giovane talento del Bahrain, nata in Kenya nel 1999, che ha dimostrato grande intelligenza tattica, lasciando sfogare lungo i 6 km. del percorso l‘etiope Anbesa e la kenyana Kite, favorita della vigilia, entrambe del ’98, per staccarle nel finale.


Nadia è partita prudente, tenendosi al coperto fino all’ultimo km. quando ha iniziato il recupero, sopravanzando la portoghese Felix e la connazionale Viola giunta sesta. Nel settore maschile arrivo al fotofinish e premio della vittoria per l’esperto kenyano Jairis Birech, che bissa il precedente successo del 2016, mentre il giovane ugandese Albert Chemutai, non ancora ventenne, vede sfumare la vittoria sul traguardo, superato in rimonta per l’inezia di pochi centesimi, un battito di ciglia. I due hanno dominato la gara, assieme l’etiope Getnet Wale, autore di uno spettacolare inseguimento tra il nono e il decimo km. recuperando un distacco di oltre 200 metri. La spettacolare rimonta non è servita a migliorare la classifica finale. Resta comunque l’impresa, di questo longilineo diciottenne, che avrà modo di rifarsi a breve. Il migliore degli italiani come previsto è stato Crippa, il corridore residente in Trentino è rimasto attaccato i primi per metà percorso, poi ha ceduto finendo sesto, precedendo Meucci e Chiampinelli piuttosto staccati. Il terreno scivoloso, sia per la pioggia e poi per la neve, non ha permesso tempi record, anche se la battaglia non è certo mancata.


Comunque sia la 5 Mulini resta un cross molto spettacolare, purtroppo per noi, regno incontrastato dei corridori africani dal 1987, salvo tre parentesi europee (2003, 2007 e 2011). Col successo di Birech, il Kenya si appaia all’Etiopia con 15 vittorie a testa. Nadia Battocletti classe 2001 e Luca Alfieri del 2000, sono sicuramente molto dotati. La trentina è già una realtà tra le junior, e dà l’impressione di poter dire la sua anche nelle prossime stagioni. Il talento di Bovisio Masciago, Luca Alfieri, che da tre anni centra la corsa dei 5 Mulini, dagli allievi agli junior, riscattando proprio in questa corsa, una parte della stagione di forzato riposo per un infortunio all’anca, non è da meno. Al momento Luca è il miglior crossista giovane, tra l’altro curato ottimamente dalla BM Masciago. Nel 2020 passa senior e a quel punto, capiremo se il salto di categoria e di qualità non ne bloccherà l’ascesa. Un altro tema che viene spesso ignorato. Parliamo dei costi di un cross come la 5 Mulini.


Nella presentazione, il sindaco Marilena Vercesi, insisteva a giusta ragione, che il primo sponsor della manifestazione è la giunta locale, consapevole che diversamente la gara entrerebbe in sofferenza. La prima cittadina al finire del suo mandato decennale, si augurava che i prossimi amministratori, seguano le orme del passato. In effetti le sponsorizzazioni alternative, sono tutte o quasi locali. La grande azienda non pare interessata. Una situazione che fa riflettere. Inoltre la FIDAL non sembra avere il cross alla cima del suoi pensieri-programmi. Come tutte le specialità se non la curi dalla base e prosegui anche dopo, non avrai mai i risultati.

I motivi che rendono l’Africa degli altopiani praticamente imbattibile quali sono?

Non ci sono misteri, Mentre da noi i praticanti del cross a lungo termine sono pochissimi, nonostante che nelle categorie giovanili non manchino iniziative, allo scoccare dei 17-18 anni la quasi totalità sceglie pista o strada, seguendo una prassi consolidata in Italia. Quasi nessuna società cura il cross in particolare, solitamente viene praticato come alternativa temporanea, legata al periodo invernale.

Per contro l’Africa degli Altopiani è un serbatoio naturale inesauribile, per una questione di sopravvivenza. Migliaia di ragazzi che vivono nei piccoli villaggi per andare a scuola sono costretti a percorrere a piedi i molti km. che distano dalle loro abitazioni. Spesso lo fanno di corsa e diventano loro malgrado corridori naturali. Quando arrivano verso i 10-12 anni questi ragazzi hanno già una base di resistenza per noi impensabile. Oltre ad una costruzione morfologica ideale per la corsa lunga.

A quel punto, entrano nel mirino delle varie organizzazioni, nate dal volontariato e dai manager che prendono sotto tutela questi corridori in erba e iniziano la selezione. Chi emerge viene curato e preparato da istruttori capaci, avendo come scopo finale di portarli ai vertici assoluti. A questo punto per i ragazzi si aprono orizzonti di riscatto sociale che diventano la motivazione in più per impegnarsi al massimo. Vincere le corse internazionali significa cambiare lo stato sociale, significa passare dalla capanna di fango alla casa in mattoni, avere pecore, capre e mucche come avevano sognato quando al pascolo portavano pochi esemplari.

Oggi chi emerge in maratona ha guadagni robusti e anche certe mezze sono pagate bene. Inoltre essere invitati ai meeting più conosciuti significa ingaggi, quindi altri soldi. I procuratori che guidano questi campioni hanno contatti con tutti gli organizzatori più importanti. In Italia, l’ex maratoneta De Madonna ha una colonia decisamente robusta, peccato che gli italiani latitano o quasi.

Giuliano Orlando