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"Sono qui per il cuore e voglio conquistare i tifosi". Parola di Adriano, l'Imperatore che dopo l'esperienza alla Roma vuole tornare a indossare la maglia del Brasile, nazionale in cui brillava nel 2004-2005 per ritrovare quella felicità andata perduta: "Voglio provarci". "Credo di poter soddisfare le aspettative dei tifosi – racconta ai microfoni di Globo Esporte -. Mi sento sfidato e quindi c'è più gusto a giocare. Non sono molto bravo a promettere, ma posso assicurare dedizione. Io non sono una persona che ama attaccare briga. Ne ho sentite molte: che sono un vagabondo, che sono un incapace. Adesso farò del mio meglio. Il mio sogno? Disputare il mondiale".
Tra depressioni, ritardi agli allenamenti e serate festaiole, a precedere Adriano è una 'cattiva' reputazione. "Il peso? Normale. Ritardi? Farò del mio meglio. Allenamenti? Non ne salterò uno. Alcool? Basta; a pranzo o a cena mi prendo solo una birra coi miei amici. I problemi sono iniziati quando sono caduto in depressione - confessa -. La morte di mio padre ha inciso molto sulla mia instabilità: non avrei mai immaginato di poterlo perdere, aveva solo 44 anni". Però a quanto pare è stata l'insoddisfacente vita sentimentale la causa principale dei suoi problemi: "Non sono riuscito a trovare una donna capace di starmi accanto".
Avrebbe voluto vestire la maglia del Flamengo, ma niente da fare, al Corinthians avrà il numero 10: "Il mio contratto? I gol. Sono l'imperatore, un nome che mi dà forza. La responsabilità è mia, ho preso un impegno con me stesso e spero di essere accolto bene". Nel Corinthians dovrà reggere il confronto con Ronaldo, suo 'sponsor': "Sono qui grazie anche a lui, è un amico di lunga data. Credo che i tifosi conoscano le mie capacità e spero che mi dimostrino affetto. Sicuramente ricambierò in campo la loro fiducia. Questa è l'unica risposta che potrò dare". Adriano appare quindi motivato: "Ricevo sempre molte critiche, ma adesso non vedo l'ora di iniziare gli allenamenti e di fare gol".
Fino a poco tempo fa, Adriano si allenava con Totti e compagni a Trigoria. "Ero felice alla Roma. Poi però la schiena ha cominciato a farmi male". Una male più di testa o di corpo? "Penso che sia stato più corpo questa volta. Ero molto tranquillo lì, non ero triste. Stavo bene in una città meravigliosa".