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Come allenarsi con gli algoritmi AI che allenano meglio di un coach

Pubblicato il 5 novembre 2025 alle 08:11
Categoria: Tecnologia
Autore: Matteo Fausto Di Felice

 

Le app con intelligenza artificiale stanno cambiando il modo di prepararsi per gare e allenamenti: raccolgono dati di ritmo, frequenza cardiaca, HRV e sonno per generare piani di allenamento personalizzati e adattivi. Il punto è capire se questa running AI possa davvero farvi migliorare più in fretta rispetto ai metodi tradizionali e come integrarla con la vostra routine.

Come funziona un coach AI per la corsa

Prima di adottarlo conviene capire le basi operative. In estrema sintesi:

  1. Raccoglie i vostri dati da wearable e diari allenamento.

  2. Stima fatica e recupero, rimodulando il carico settimanale.

  3. Suggerisce ritmo, durata e zone di frequenza cardiaca per la prossima seduta, chiedendo feedback post allenamento.

Quali dati servono davvero

La bontà delle prescrizioni dipende dalla qualità degli input. Una frequenza cardiaca affidabile, preferibilmente con fascia, evita errori di zona. L’HRV e i dati di sonno aiutano a valutare lo stato di recupero quotidiano, mentre uno storico di 3-4 settimane consente al modello di riconoscere tendenze reali e non semplici fluttuazioni. Valori come potenza in corsa o passo medio sui lavori chiave, uniti a note su RPE e sensazioni, permettono di adattare il carico con precisione senza rincorrere obiettivi irrealistici.

Benefici e limiti da conoscere

La corsa guidata dall’IA offre aggiornamento continuo del piano, migliore gestione del recupero e indicazioni puntuali su ritmo e durata. In molti casi riduce il rischio di sovraccarico e aumenta la motivazione grazie a obiettivi progressivi. Restano però alcuni limiti: i suggerimenti sono sensibili a dati sporchi o mancanti, non colgono sempre il contesto personale (stress lavorativo, superfici, caldo) e richiedono comunque la vostra supervisione per calibrare zone FC e volumi. La tecnologia funziona, ma solo se viene affiancata dal buon senso e da una lettura onesta delle sensazioni.

Esempio pratico: microciclo di 4 settimane

Per vedere come si traduce in pratica, ecco una struttura semplice che l’IA può rifinire sui vostri dati:

  • Settimana 1 - base: due corse facili, un medio progressivo, una sessione di forza.

  • Settimana 2 - stimolo: una qualità su ripetute brevi, un medio, un’uscita lunga corta, forza.

  • Settimana 3 - consolidamento: due facili, una qualità a soglia, mobilità e core.

  • Settimana 4 - scarico: volumi ridotti del 30-40%, solo richiami tecnici.
    L’algoritmo varierà passo, durata e tempi di recupero in base alla risposta fisiologica e al feedback post seduta, mantenendo il carico entro una progressione sostenibile.

Strumenti e risorse utili

Se avete già uno smartwatch sport, siete a metà dell’opera: molti ecosistemi integrano funzioni basate su machine learning. Per un quadro introduttivo sui dispositivi e su come incidono sull’allenamento potete leggere l’approfondimento del nostro articolo dedicato agli Smart sport che illustra il ruolo di wearable, sensori e app nel training quotidiano

Best practice per non sbagliare

Prima di affidarvi completamente ai suggerimenti automatici, impostate correttamente peso, FC max e soglia per evitare piani troppo facili o eccessivi. Mantenete coerenti i campi dati tra orologio e app, registrate sempre RPE e sensazioni, alternate corsa e forza per migliorare efficienza e prevenzione infortuni. Pianificate un re-test ogni 4-6 settimane per aggiornare le stime e non temete di correggere a mano il carico se la percezione di fatica diverge dalle indicazioni AI.

Il verdetto operativo

L’IA nella corsa funziona quando i dati sono puliti, gli obiettivi sono chiari e resta spazio per l’ascolto del corpo. Un coach umano rimane prezioso per tecnica, contesto e gestione mentale. La combinazione dei due approcci, specie per chi corre 3-5 volte a settimana, è spesso la soluzione più efficace per progredire senza infortuni.