'Ndrangheta: Iaquinta condannato a due anni. Lui si infuria: "Ridicoli"

Pubblicato il 31 ottobre 2018 alle 17:19:47
Categoria: Notizie Calcio
Autore: Michele Nardi

Due anni di carcere per Vincenzo Iaquinta. L’ex attaccante, campione del mondo nel 2006, è finito tra i colpevoli in “Aemilia”, il più grande processo nel Nord Italia contro la ‘Ndrangheta. Iaquinta era stato accusato di reati relativi al possesso di armi, anche se nella sentenza di primo grado era caduta l’aggravante mafiosa. 19 anni di condanna per il padre, Giuseppe Iaquinta, accusato e processato per associazione mafiosa.

Il giocatore era stato trovato in possesso di un revolver Smith&Wesson calibro 357 magnum, oltre a una pistola Kalt-tec 7,65 Browning e a 126 proiettili, tutto dichiarato regolarmente. L’accusa è nata dalla vendita delle armi al padre, a cui nel 2012 venne vietato di possedere armi per via delle sue amicizie con presunti affiliati alla ‘Ndrangheta. Il caso è poi rientrato in “Aemilia”, che ha portato all’arresto di 160 persone in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia.

I due, presenti alla lettura della sentenza, hanno urlato più volte “vergogna” in aula. Fuori dal tribunale l’ex Udinese e Juventus si è sfogato: “Il nome ‘Ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia. Non è possibile. Mi hanno rovinato la vita sul niente, perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Sto soffrendo come un cane per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la ‘Ndrangheta non c’entriamo niente”.