World Cup in Brasile poche nazioni ma livello alto.

Pubblicato il 8 aprile 2025 alle 18:04
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

World Cup in Brasile poche nazioni ma livello alto.

Dominano Uzbekistan, Kazakistan e Brasile. Le azzurre, 5 podi, salvano il bilancio con Nicoli oro. Il programma 2025 della WB.




di Giuliano Orlando

Se i numeri dicono la verità sui risultati della World Cup in Brasile, presente l’Italia con undici atleti sei uomini e cinque donne, confesso che il comunicato federale, dai toni trionfalisti mi ha lasciato sorpreso e sconcertato. Più avanti spiegherò il perché. Ho seguito tutto il torneo attraverso l’emittente che ha fornito un servizio perfetto. Per cui, pur se le nazioni presenti erano indubbiamente meno del previsto, è altrettanto vero che il valore delle presenti ha assicurato un livello altissimo. Diciotto nazioni, ripeto, sono poche, ma quando figurano colossi quali Uzbekistan e India con le squadra maschili al completo, Kazakistan e Brasile (8) che giocava in casa, Inghilterra e Polonia che ha portato il meglio nei due settori, la Polonia 8 atlete, Usa (7 M, 5 F) e Francia, oltre all’Italia, presente con undici campioni nazionali in carica, la qualità non poteva mancare. Questo è avvenuto, in particolare nelle semifinali e finali. Dove tra gli uomini erano presenti otto uzbeki, sei indiani, cinque carioca, quattro kazaki e altrettanti francesi, inglesi e polacchi. L’Italia ha portato Salvati e Malanga sul podio, con due situazioni diverse. Il bronzo al medio Salvati è stato assegnato d’ufficio, essendo all’esordio finito KO contro il brasiliano Belini al primo round, con una tattica scriteriata e suicida. Mentre il barese Malanga nei 65 kg. ha lottato con grande coraggio, unico azzurro a vincere due incontri, sul guatemalteco Garcia e Jimenez (USA) dopo una battaglia serrata, prima di cedere ai punti con l’indiano Jamwal, abile in difesa, sfuggente e più preciso nei rientri. Il secondo azzurro a vincere un match è stato Guidi Rontani nei 70 kg. liquidando il modesto Duarte del Guatemala al primo round. Nei quarti contro l’indiano Hitesh è stato un disastro, oltre alla ferita al sopracciglio, non ha mai trovato tempo e misura per replicare ad un rivale bravo, ma non certo un fuoriclasse, peraltro fortunato, visto che dopo aver superato in semifinale il pericoloso francese Traore, ha vinto l’oro senza combattere, per il forfait dell’ottimo inglese Kamara. Gli altri azzurri: Sciacca (55), Baldassi (57) e Commey (80) sono usciti all’esordio. L’Italia è anche l’unica nazione che ha perduto due incontri prima del limite, sorte toccata anche a Sciacca kot al primo round contro Felipe (Guatemala). Nel medagliere maschile presenti 10 nazioni, siamo penultimi. Questa la classifica: Uzbekistan (5-2-1), Brasile (2-2-1), Kazakistan (2-1-1), India (1-1-4), G.B. (0-3-1), Polonia (0-1-3), Francia (0-1-3), Usa e Italia (0-0-2), Guatemala (0-0-1). I numeri dicono tutto e rispecchiano una realtà incontrovertibile. Il dilettantismo di vertice non è neppure lontano parente del passato. I paesi più forti possono contare su atleti in grado di competere con i professionisti. La tecnica è una componente aggiuntiva, non più preponderante come un tempo. La superiorità atletico-muscolare delle nazioni che ci precedono è nettissima e preoccupante. In un confronto diretto con le prime cinque, appare difficile anche una sola vittoria degli azzurri. Questa la realtà, che non mi fa felice, semmai il contrario. Per questo, leggendo alcune frasi del presidente, che reputo esperto e quindi competente, resto sconcertato. Difficile concordare, quando afferma: “Nonostante il radicale cambiamento dello staff tecnico ed un profondo rinnovamento del parco atleti delle Nazionali, la “Coppa del mondo” élite, ospitata in Brasile, sta confermando la crescita dei pugili Azzurri.  Crescita testimoniata non solo dalle 7 medaglie conquistate ma soprattutto dalle prestazioni fornite sul ring dove gli atleti, uomini e donne, hanno espresso determinazione, intensità, ritmo e capacità tecnico tattica. Il lavoro e la maestria del nuovo Direttore Tecnico, Giovanni De Carolis, e di tutto il suo staff, offrono sicuramente un’ampia garanzia alla competitività, anche futura, della nostra Nazionale élite. Si comprende facilmente che i positivi risultati della Nazionale producano “valore” per tutto il movimento pugilistico italiano”. Quale rinnovamento? I presenti in Brasile sono gli stessi delle scorse stagioni. Se il bilancio maschile di Iguazu è positivo, mi arrendo alla non evidenza. Al contrario è obbligatorio un cambio radicale tecnico e d’impostazione, magari andando ad allenarsi con nazioni che al momento ci sono maestre. Proseguendo così la nazionale rischia di essere cenerentola. C’è anche il problema dall’attività, meglio dell’inattività, che cresce costantemente. Il gap si allarga sempre più. Non abbiamo ricambi, il settore giovanile da anni è fermo pericolosamente, come dimostrano i tornei continentali di settore. Parlo di quello maschile. I raduni in casa sono acqua fresca, Solo un cambio tecnico e confronti diretti servono a far crescere gli atleti. Come fa la concorrenza. Certo, scrivere una dolce bugia, è più facile che denunciare una verità più amara. Rischiosa a tutti gli effetti. Fermo restando che sul piano personale rispetto tutto lo staff federale dal presidente ai tecnici. Per fortuna il settore femminile gode di una salute migliore. Non siamo in vetta ma ci difendiamo e grazie alle tigrotte azzurre, riusciamo a portare a casa medaglie importanti. Senza dimenticare che buona parte di questa nazionale l’ha fatta nascere Valeria Calabrese, tecnica invidiata e contattata da molte nazioni. Cinque al via e cinque sul podio: Marchese, Ayari, Nicoli e Gemini in finale, la più titolata Charaabi, argento mondiale 2022, al bronzo. Argento per le prime due e alla viterbese Gemini, che in finale ritrova Sunniva Hofstad, la fuoriclasse ventenne norvegese, presente ai Giochi di Parigi, un curriculum impressionante: iridata e oro europeo youth nel 2022, podi sia da schoolgirl e jr. Presente a tutti i tornei importanti. Nonostante sia più giovane della Gemini di due anni, presenta un record di 61 vittorie e 12 sconfitte, dal 2018 al 2025. L’azzurra partita nel 2016, titolo europeo youth è ferma a 16 vittorie e 18 sconfitte. Non solo, lo scorso anno a Spoleto le due si affrontarono e la nordica vinse per split decision. In Brasile ha ottenuto un 5-0 emblematico. Ci sarebbe il particolare che mentre la norvegese ha il fisico di una 80 kg. la nostra è una 70 kg. che si diverte a combattere nei 75, facendo leva su un coraggio infinito e anche abilità schermistica. Chiedersi perché non scende nella sua categoria è tempo perso. Non conosco il motivo della rinuncia alla finale della Ayari. Le due vittorie sulla panamense Hinestroza e ancor più sulla Lozano, titolare USA ai Giochi di Parigi, una delle favorite, mi avevano impressionato molto favorevolmente. Meno la Charaabi, la cui boxe di rimessa sta passando di moda e anche lei dovrà pensare a dare consistenza ai pugni, per non perdere il treno delle prime. Contro la Perez (USA) ha perso proprio per non aver affondato i pugni. Facendosi imbrigliare da una rivale inferiore che fa rissa. Per la Marchese un buon rientro, superando la locale Gama, mentre di fronte all’argentina Flores, molto furba e rapida, non ha trovato il tempo delle repliche, pur attaccando di più. Rebecca Nicoli, 25 anni, attiva dal 2016, con un record di 63 vittorie, 16 sconfitte e un pari, plurititolata tricolore, a dispetto di una serie di intoppi, che avrebbero fermato un elefante, dopo il mancato appuntamento di Parigi, le accuse mai provate di scarsa applicazione da parte del precedente responsabile, i guai all’anca e alla mano sinistra che non finivano più, una giuria scellerata che l’ha esclusa dal podio europeo 2024 a Belgrado e tanto altro, con umiltà e infinita tenacia, la mancina milanese allieva del maestro Gianni Birardi, preparata dal tecnico Giulio Coletta, è andata migliorando ad ogni impegno.  Dopo la vittoria agli assoluti a Seregno a fine anno, ha preso parte al torneo di Sofia, perdendo dalla kazaka Volossenko, denotando una condizione non ottimale. In Brasile per vincere ha disputato tre incontri, partendo dai quarti. Prima vittoria sull’argentina Herrera, quindi è toccato all’australiana-mussulmana Rahimi che aveva impressionato battendo la forte Greer (USA). L’azzurra ha gestito ottimamente il match vincendo i tre round per tutti i giudici.  In finale ritrova la polacca Rygielska, 29 anni, sul ring dal 2015, titolare a Parigi, in costante crescita, vincitrice dell’inglese Glynn, 23 anni, sul ring dal 2016 a 14 anni, salita di categoria e una delle favorite del torneo. In passato nei 57 kg. ha perso tre volte su tre da Irma Testa. La Nicoli nel 2021 al torneo di Usti (Rep. Ceca) l’aveva battuta in finale. Stavolta l’azzurra ha disputato due round perfetti, vincendoli 4-1, anticipando l’avversaria e rubandogli il tempo delle repliche. Con la vittoria in tasca, nel round finale è rimasta troppo passiva, lasciando alla polacca l’iniziativa che le assicurava il 5-0, per fortuna ininfluente sul verdetto (3-2). Un errore da non ripetere. Bastava un richiamo e la vittoria netta poteva trasformarsi una sconfitta amara. La polacca che ha un record di 120 vittorie, 53 sconfitte e un pari, con le italiane è stata poco fortunata, in passato ha perso pure contro la Alberti e la Mesiano. Al momento la vincitrice è all’80% della condizione. Il restante 20% dovrà offrirlo al prossimo impegno iridato in Inghilterra. Il medagliere femminile vede al vertice una Polonia (2-3-2) scesa in forze nella bellissima Foz do Iguazu, dove si trovano le cascate più spettacolari del mondo, seguita da Italia (1-3-1), G.B. (1-1-3), Brasile (1-0-3), Kazakistan (1-0-1), Argentina e Norvegia (1-0-0), Australia (0-1-1), Taipei (0-0-2) e Germania (0-0-1). Molte delle atlete presenti hanno disputato mondiali, europei e i Giochi di Tokyo e Parigi.  I prossimi impegni: World Boxing Challenge a Usti nad Labem (Rep. Ceca) a metà giugno, la seconda tappa WB Cup ad Astana in Kazakistan nella prima parte di luglio. I primi mondiali WB (M/F) a Liverpool (G.B.) a metà settembre, la conclusione della World Boxing Cup a novembre, a New Delhi (India), dove sono previste le prime elezioni per la nuova presidenza e il consiglio WB. Nei programmi 2025 sono contemplati gli europei U 15, 17, 19 e 21. L’Italia se non ricordo male, aveva intenzione di ospitarne uno, tra U15 e U21. Ma potrei anche sbagliare. Dopo il riconoscimento della World Boxing, quale ente delegato a rappresentare il pugilato ai Giochi, sull’IBA è sceso un silenzio tombale. Ma non penso durerà a lungo. Il presidente Umar Kremlev non è tipo dalla resa facile. Per cui mi attendo la prossima esplosione.

Giuliano Orlando

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