Italia da rivedere dopo il preoccupante regresso al torneo di Usti (Rep. Ceca)

Pubblicato il 15 giugno 2025 alle 18:06
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Italia da rivedere dopo il preoccupante regresso al torneo di Usti (Rep. Ceca).

Vince solo il supermassimo Diego Lenzi. Squadra femminile inguardabile. La FPI esalta il risultato.

di Giuliano Orlando

Dopo i risultati positivi ottenuti al torneo Stamm a Varsavia in Polonia, con i successi di Attrattivo, Charaabi e Carini, in una rassegna, presenti nazioni importanti come Uzbekistan, Kazakistan, Brasile, Mongolia e Turchia, oltre a numerose nazionali europee, la partecipazione dell’Italia al torneo challange di Usti nella Repubblica Ceca, visto che il DT si è presentata con cinque uomini (50: Attrattivo, 65: Malanga, 75: Rontani, 80: Commey, +90: Lenzi) e altrettante donne (51: Ayari, 54: Charaabi, 60: Nicoli, 65 Carini, 75: Gemini), tutti e tutte titolari delle rispettive categorie, in allenamento a tempo pieno da febbraio, era d’obbligo attendersi la riconferma con qualcosa in più. I motivi vertevano sul fatto che a Usti mancavano Uzbekistan e Kazakistan, oltre a Irlanda, Francia, Spagna, Bulgaria e Polonia. Inoltre, solo Ungheria e Brasile e la squadra femminile USA, presentavano i loro top.  Canada, Inghilterra, Germania, Giappone, Mongolia e Turchia hanno portato le seconde punte. Purtroppo i fatti, ovvero i risultati in casa azzurra, non voglio definirli fallimentari, ma perlomeno preoccupanti, come minimo. I tre ori in Polonia non si sono ripetuti. Attrattivo, dopo la vittoria sul brasiliano Rosales, ha perso in semifinale dal nipponico Makino, dalla boxe sfuggente, abilissimo nella tattica del tocca e fuggi. Il ventenne campano è un guerriero istintivo, sicuramente con un certo talento, ma se dall’angolo, invece di urlare “chiudilo”, lo avessero informato che ci sono altre scelte tattiche, forse sarebbe stato più utile.

Il risultato: sconfitta 5-0 con altrettanti 30-27. Sirine Charaabi inizia bene contro la modesta carioca Chagas, portata a Usti a fare esperienza. In semifinale affronta l’inglese Davidson, niente di speciale. La differenza sta nel fatto che l’azzurra sembra giocare alle belle statuine, un colpetto e poi lunghe pause, mentre l’avversaria va alla guerra e porta colpi in continuazione. Nell’ultimo minuto del terzo round l’ex argento mondiale, porta un solo pugno a bersaglio, contro la decina dell’avversaria, che si aggiudica il match e la finale. L’altra vincitrice di Varsavia, la campana Carini a sua volta ex argento iridato, esce al debutto, dominata dalla Hamori (5-0) con cinque 30-27, la magiara, guarda caso, guidata all’angolo da Emanuele Renzini, l’ex DT azzurro, fatto fuori dopo Parigi ’24. La Hamuri non è una sconosciuta, attiva dal 2016, ha 24 anni, titolare a Parigi dove ha raggiunto i quarti, sconfitta ai punti dalla transgender algerina Khelif, oro olimpico. Al momento fermata dall’attività, in attesa che porti gli esiti del test PCR, una tecnica di laboratorio utilizzata per rilevare materiale genetico specifico, in questo caso il gene SRY, che rivela la presenza del cromosoma Y, che è un indicatore del sesso biologico. Questa la richiesta fatta dalla “World Boxing” alla Federazione Algerina. La stessa inviata a tutte le altre federazioni, atte a determinare l'ammissibilità degli atleti (maschi e femmine) che vogliono partecipare alle sue competizioni. La suddetta decisione fa parte di una nuova politica su "Sesso, età e peso" per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e fornire una parità competitiva. Tornando alla Hamuri, presente agli europei di Belgrado lo scorso anno, al contrario delle nostre, sta crescendo match dopo match. In finale ha perso dalla belga Deriew, la punta della squadra diretta da Ernesto Bergamasco, altro ex DT azzurro, out dopo i Giochi di Rio 2016. Risultato determinato dal comportamento dell’arbitro ceco, che ha comminato alla Hamuri un richiamo ufficiale per colpi irregolari. Decisione molto discutibile e forse determinante.

Senza nulla togliere ai meriti della veterana belga, 38 anni, passata pro nel 2016, dove è imbattuta con 20 vittorie che comprendono il mondiale WBF nel 2017 e l’europeo EBU nel 2021 tra i welter, oltre alla presenza ai Giochi di Parigi, usufruendo della liberatoria del 2014, quando l’allora AIBA diede il via libera dei pro alle olimpiadi. La Deriew a Parigi è stata fermata nei quarti dalla cinese Yang, giunta all’argento. Per quanto riguarda l’attività dilettantistica, ha iniziato nel 2009 a 22 anni, dopo esperienze in altri sport. Nel suo record figurano vittorie su Canfora, Golino, Bordot e Carini, argento ai Giochi europei 2023. Al terzo confronto con la Hamuri, con due vittorie e una sconfitta. Da segnalare che il Belgio, guidato da Raffaele Bergamasco, presente con tre soli atleti, torna a casa con un oro e un bronzo. Mentre Emanuele Renzini, alla guida dell’Ungheria ha conquistato un oro con Akhilov (80), un argento con la Hamuri e due bronzi, con una squadra in parte sperimentale.  Veniamo al resto dell’Italia. Commey (80) esce all’esordio, battuto dal brasiliano Pereira, a sua volta uscito ad opera del turco Bayram per squalifica (testata). Malanga (65) supera il messicano Resendiz (3-2) sul filo del punto, ma cede al tedesco Bril, a sua volta fuori dal podio. Va meglio il medio fiorentino Rontani, superando il modesto moldovo Bozorov e in semifinale il nipponico Sunaga, poco mobile, che l’azzurro anticipa con successo. In finale incrocia il canadese di colore Ofori. Lo tiene a bada un round, poi la sventola del canadese trova il bersaglio alto e Rontani subisce il primo conteggio, Replicato anche nel terzo. Azzerando ogni sogno di vittoria. L’unico che alza il braccio al cielo è il +91 Diego Lenzi, 23 anni, professionista con 2 vittorie, rientrato in nazionale in occasione di questo torneo. Il bolognese ha indubbiamente fatto miglioramenti, sia tecnici che muscolari. Tutto questo a sue spese.

E andato a fare i guanti in Inghilterra con Itauma e poi in Norvegia con la nazionale del posto. Il resto lo ha costruito alla Testudo, il gym diretto da Alessio Taverniti a Cernusco sul Naviglio nel milanese. Si è curato anche per uno strappo al bicipite destro, arrivando a Usti non al cento per cento. Il suo contributo è stato determinante per salvare l’onore azzurro nella Repubblica Ceca. Levandosi alcuni sassolini dalle scarpette. Il più importante contro il brasiliano Da Silva, che i giudici avevano favorito a Sheffield lo scorso novembre, favorendolo in finale. il secondo riguarda i troppi detrattori che non condividono il modo di promuoversi. Troppo esagerato. Personalmente sono dalla parte del pugile e mi auguro che lo stesso facciano altri, sempre che siano in grado di tramutare i proclami in vittorie come sta facendo Lenzi. Stavolta   il brasiliano è stato inferiore in tutto e un paio di volte ha traballato. Nonostante il dominio dell’italiano, mister Chaplin, giudice USA, ha visto Lenzi perdente. O era in stato etilico o sapeva in anticipo che arrivando in finale, Lenzi poteva dare fastidio all’altro finalista, Watts nero con barbetta, targato USA. La finale è durata meno di due minuti. Colpito dal montante destro all’orecchio, il povero Watts è finito al tappeto a faccia in giù e prima di rialzarsi è dovuto intervenire il medico. Per i giganti USA, contro Lenzi c’è poca fortuna. A Parigi Joshua Edwards, nei pronostici era favorito assoluto. Il ring li smentì, visto che Lenzi vinse nettamente. A Usti la sorte di Watts è stata peggiore.                                                                                   

Sul fronte femminile la situazione sta diventando allarmante. Detto della Charaabi e della Carini, nei 51 la Ayari ha chiuso subito, sconfitta dalla nipponica Nishinaka giunta all’argento. Era attesa la mancina milanese Rebecca Nicoli (60) grande speranza del recente passato, in attesa di un recupero sempre più problematico. A Warsavia l’aveva fermata la kosovara Sadiku in semifinale, stavolta, dopo aver superato l’inglese Kings-Wheatley, nei quarti trova la Gonzales (USA) e ne subisce gli assalti senza mai trovare lo spunto della replica convinta. L’ombra della Nicoli di qualche anno addietro. Unica ad arrivare in finale, nei 75, la viterbese Gemini che sale sul rin col pugnale tra i denti. Stavolta, dopo il successo sull’inglese Davis. compie il miracolo in semifinale, superando la norvegese Hofstad, che l’aveva già battuta due volte e la sovrasta in altezza e allungo. L’azzurra, avvalendosi di una condizione perfetta, ha evitato lo scambio, toccando e muovendosi senza sosta. I giudici sono stati abbastanza buoni e la norvegese ha messo in conto la prima sconfitta dopo i Giochi di Parigi e molte vittorie nei tornei. Purtroppo in finale la forza muscolare unita ad una notevole velocità da parte della brasiliana Pereira, tecnicamente inferiore, ha fatto la differenza. Brava Melissa potremmo dire, ma non lo dico e spiego il perché. In aprile ho parlato col DT Giovanni De Carolis, chiedendo il motivo dell’ostinazione di presentare la Gemini nei 75 kg. quando è una 70. La risposta fu tranquillizzante: “Al prossimo appuntamento la vedrà scesa di categoria”. Niente di tutto questo. A Warsavia e a Usti è rimasta nei 75. Perdendo due opportunità di vittoria finale. Chiudo, pubblicando il comunicato della FPI, con tanto di firma, dopo l’esito del torneo di Usti, che definirei più che deludente, visto il livello della concorrenza.                                                                                                                                                                                   

 CS FPI World Boxing Challenge Grand Prix: 5 medaglie per l’Italia Boxing Team. È da poco terminata a Usti Nad Labem, in Repubblica Ceca, la tappa del World Boxing Challenge Grand Prix. L'Italia Boxing Team guidato dal Direttore Tecnico Giovanni De Carolis porta in italia ben 5 medaglie. Ad aggiungersi ai due bronzi conquistati ieri da Samuele Attrattivo nei 50 kg e Sirine Charaabi nei 54 kg, quest'oggi altri due Azzurri e un'Azzurra hanno incrementato il bottino della Nazionale, combattendo nella giornata delle finali, portando in Italia due argenti e un oro. L'ultima azzurra rimasta, e la prima tra gli azzurri arrivati in finale, è stata Melissa Gemini nei 75W Kg che esce sconfitta contro Pereira (BRA), vincendo un onorevole argento. Il secondo dei tre portacolori italiani a salire sul ring è stato il 75 kg Guidi Rontani (GS Esercito) che ha affrontato il canadese Ofori, perdendo ma aggiudicandosi comunque un ottimo argento. L'ultimo degli azzurri a salire sul ring è stato Diego Lenzi (GS Esercito) nei +90 Kg, che batte il pugile statunitense Watts, conquistando così la medaglia oro. STAFF DT Giovanni De Caroli – Coach Clemente Tatanka Russo Leonard Bundu Giuseppe Perugino.                                                                                                                                                                                 

A parte la modestia lessicale e grammaticale, informare, raccontando una realtà inesistente non giova a nessuno. Tantomeno alla stessa federazione. Chi legge queste righe pensa giustamente che l’Italia andrà ai mondiali di Liverpool a settembre, dove sarà presente il meglio in assoluto esclusa la Russia, con giustificate ambizioni. Stando così le cose, l’unico che potrebbe aspirare al podio è Diego Lenzi, sorteggio permettendo, per tutti gli altri il destino è segnato. Aggiungo che il titolo del servizio aggiungeva: “Grande Italia”. Continuando a farci del male.                                                                                                                                                                             

 A titolo di cronaca il Brasile ha vinto 6 ori, 1 argento e tre bronzi, seguito da USA (2-3-4), Giappone (2-3-2), Canada (1-3-1), Italia (1-2-2), Ungheria (1-1-2), Messico (1-0-5), Turchia (1-0-2), Belgio (1-0-1), Finlandia (1-0-0), Giappone (1-0-0) e Mongolia (1-0-0) le dodici nazioni che hanno vinto almeno un oro. Nel medagliere femminile, l’Italia (0-1-1) scivola all’8° posto, preceduta da Brasile (3-0-2), USA (2-1-2), Giappone (1-1-1), Messico (1-0-2), Canada (0-2-1), Belgio (1-0-0), Finlandia (1-0-0), Italia e Ungheria (0-1-1).                                          


Giuliano Orlando

 

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