Alvarez vittoria e miliardi.
Torna Pacquiao. Usyk-Dubois è fatta. Delude Cappai
di Giuliano Orlando
Lo scorso anno, Saul “Canelo” Alvarez (63-2-2), firmò un contratto per quattro incontri sotto l’egida del presidente dell'Autorità Generale per l'intrattenimento dell'Arabia Saudita, sua eccellenza Turki Alalshikh. Ufficialmente 400 milioni, cento a match, ma i bene informati assicurano sia mezzo miliardo di dollari. Dando continuità al fiume di denaro che dai primi anni 2000, confluisce nei conti bancari e nella sua azienda, la Canelo Promotions, fondata nel 2010, i cui soci sono gli allenatori, papà Chepo e il figlio Eddy Reynoso Niente male per quel ragazzino che dopo la scuola vendeva gelati, per aiutare la numerosa famiglia (sei fratelli tutti pugili e una sorella), entrato in palestra a 12 anni, per difendersi dai bulli del quartiere. A indirizzarlo fu il fratello maggiore Rigoberto (27-4), mancino dal pugno pesante, attivo dal 2000 al 2011, che nel 2010, sia pure ad interim conquistò la cintura superwelter WBA. Tra i quattro pugili che lo sconfissero il texano di El Paso, Austin Trout (37-5-1) nel 2011, vendicato dal fratello due anni dopo. Canelo risultò precoce in tutto e dopo meno di tre anni, dal debutto sul ring, il 29 ottobre 2005 a 15 anni e quattro mesi passa professionista, battendo per KO al quarto tempo il concittadino Abraham Gonzales che di anni ne aveva 18. A distanza di vent’anni, Saul Alvarez è il simbolo e il vanto dei messicani, successore di Julio Cesar Chavez, senza gli eccessi di “JC” e un patrimonio stellare. Partendo dal mezzo milione incassato contro l’inglese Matthew Hatton nel maggio 2011 ad Anaheim in California, quando conquistò il mondiale WBC superwelter vacante, alla recente vittoria sul cubano William Scull, che gli ha procurato i primi cento milioni dell’accordo, passando da Shane Mosley (1.2 milioni), Joselito Lopez (2 milioni), Floyd Mayweather (12 milioni), Angel Cotto (5 milioni), Amir Khan (25 milioni), due volte con Gennady Golovkin (30 e 40 milioni), Daniel Jacobs (30 milioni), Caleb Plant (40 milioni), Dmitri Bivol (40 milioni), per il terzo match con Golovkin altri 65 milioni, solo 15 milioni contro Ryder, oltre cento milioni negli ultimi confronti (Jermel Charlo, Jaime Munguia ed Edgar Berlanga) con in quali concluse l’accordo con Al Haymon, successivo al lungo contratto con Oscar De La Hoya e l’emittente Dazn (dal 2018 al 2022), che prevedeva un guadagno di 65 milioni all’anno, per cinque anni) finito a schifio nel 2020, per colpa del Covid e conseguente causa intentata da Canelo, conclusa con l’accordo amichevole. Si parla di 150 milioni per il pugile. Ho indicato solo le borse più importanti, visto che Canelo ha combattuto ben 26 volte col mondiale in palio. Oltre a quelli citati ha sconfitto Alfonso Gomez, Miguel Vazquez, Manuel Baldomir, Lovemore N'dou, Kermit Cintron, Erislandy Lara, Liam Smith, Julio Cesar Chavez Jr, Sergey Kovalev, Callum Smith e Joe Saunders. Facendo i conti della serva, possiamo aggiungere 50 milioni, sicuramente in difetto. Nessun pugile ha toccato i suoi guadagni, neppure Floyd Mayweather Jr. che pure nuota nei miliardi e ha la soddisfazione di essere uno dei due pugili che nella carriera ventennale del messicano, che compirà 35 anni il 18 luglio, debutto nei pro nel lontano 2005. Il secondo pugile ad averlo battuto e anche chiaramente è stato il kirgyso Dmitri Bivol (21-1), passaporto russo, coetaneo di Canelo, nel giugno del 2022 a Las Vegas difendendo la cintura WBA dei mediomassimi. Un peccato di presunzione del messicano di pelo rosso, testimonianza delle antiche origini irlandesi della mamma Ana Maria (parliamo della guerra tra Stati Uniti e Messico a metà dell’Ottocento), che concesse ad un campione come Bivol due categorie. Ci fu anche un verdetto, quello vittorioso col kazako Gennady Golovkin (42-2-1), argento ai Giochi di Atene 2004, che il 15 settembre 2018 a Las Vegas due giudici assegnarono al messicano, tra i fischi del pubblico e la sorpresa del kazako. Per Golovkin la prima sconfitta dopo 38 vittorie e un pari. Il kazako oggi ricopre un ruolo importante nella World Boxing, l’ente che il CIO ha riconosciuto come unico ente che possa rappresentare la boxe dilettantistica ai Giochi olimpici, in sostituzione dell’IBA, definitivamente cancellata dal CIO. Al prossimo congresso WB in India, potrebbe diventare il nuovo presidente. Tornando alla vittoria di Alvarez sul cubano Scull, mi meraviglia trovare chi mette in dubbio il successo del messicano. Lo sfidante ha vinto solo la corsa all’indietro, pedalando per dodici round, subendo al corpo senza soluzione di continuità. Il riscontro di 40-6 dice tutto. Che poi Scull abbia toccato spesso e non colpito, il viso di Alvarez è ininfluente, trattandosi di spolverate. Emblematica l’ultima ripresa, quando Alvarez ha chiuso lo sfidante alle corde tempestandolo al corpo con Scull sull’orlo del KO, salvatosi legando e abbracciando. Dei tre punteggi, il 115-113 e ancor più il 116-112 specchiano la realtà vista sul ring, mentre il 119-109, premia in eccesso il pressing del campione. Una considerazione è d’obbligo: l’Alvarez visto a Ryad è parso in calo: lento e impreciso, oltre che poco fantasioso. A fine match giustamente il vincitore appariva molto contrariato: “Non si può fare un match spettacolare con un avversario che scappa in continuazione. Per questo non volevo affrontarlo, conoscendo la sua tattica ostruzionistica. Il fatto positivo è quello di aver riconquistato il titolo IBF che mi avevano tolto a tavolino”. E che Scull aveva conquistato battendo in Germania, dove risiede, il 19 ottobre scorso il russo Vladimir Shishov (16-1), 32 anni, pro dal 2016, che si presentava imbattuto. Il match ha visto Scull mantenere l’iniziativa, tenendo il russo a distanza. Verdetto unanime. Nella conferenza del dopo riunione, il presidente dell'Autorità generale per l'intrattenimento dell'Arabia Saudita, Turki Alalshick, ha annunciato la prevista sfida di Alvarez contro Terence “Bud” Crawford (41), in palio le quattro cinture (WBC, WBA, WBO e IBF) dei supermedi. L’evento è stato fissato il 12 settembre prossimo all’Allegiant Stadium, di Las Vegas, un impianto capace di ospitare 65.000 posti a sedere. E’ la prima volta di una serata in guantoni, solitamente sede delle partite dei Las Vegas Raiders della NFL. La Top Rank di Bob Arum, prima di accettare il confronto ha cercato di portare la sfida nei medi, ma il messicano è stato irremovibile, consapevole che scendere sotto i 71 kg. sarebbe stato un suicidio. A Ryad ha fermato la bilancia a 75,86 kg. Il sì di Crawford è giustificato dai tanti milioni che riceverà, anche se per un welter naturale, salito nei superwelter la scorsa stagione, battendo l’uzbeko Israil Madrimov (10-2-1) il 3 agosto scorso, conquistando l’Interim WBO, il rischio è notevole. Nel 2024 aveva lasciato vacanti le tre cinture (WBO, WBC e IBF) dei welter che deteneva dal 2018. In precedenza aveva conquistato le cinture leggeri e superleggeri dal 2014 al 2017. Pro dal 2008, non ha mai conosciuto sconfitte. In carriera ha battuto 19 avversari col mondiale in palio. Tra questi Ricky Burns, Yuriorkis Gamboa, Raymundo Beltran, Viktor Postol, Julius Indongo, Jeff Horn, Amir Khan, Kell Brook, Shawn Porter, Errol Spence Jr e Israil Madrimov. Il problema, ripeto, non secondario è che oltre ad avere due anni più del campione, gli regala molti kg.
Lo svedese Badou Jack (29-3-3), 41 anni, andando contro i pronostici ha superato l'armeno Norain Miakeljan (27-3), 34 anni, per majority decision, al termine di dodici round intensi ed equilibrati: 115-113, 115-113, 114-114, riportando a casa il WBC cruiser. I due non salivano sul ring dal 2023. Jack, nel 2008 a Pechino ha rappresentato il Gambia, la patria del padre, trasferitosi in Svezia negli anni ’90. Dove Badou è nato, la terra della madre, svolgendo intensa attività da dilettante (150-25), passando pro nel 2009, e diventando il primo svedese a conquistare un mondiale pro, il 24 aprile 2015 nei supermedi a spese di Anthony Durelle a Chicago. Nei massimi il nigeriano Efe Ajagba (20-1-1), nel cui record figura una vittoria su Guido Vianello, fischiatissima dal pubblico, ha pareggiato contro il congolese Martin Bakole (21-2-1), dato favorito dai pronostici. Per il supermedio James Munguia (45-2), 28 anni, in passato mondiale WBO superwelter, la sfida contro il francese Bruno Surace (26-1-2), che l'aveva spedito ko al sesto round in dicembre, era determinante per riavere qualche opportunità mondiale, facendo parte della stessa scuderia di Alvarez. Il messicano ha sofferto nella prima parte del confronto, poi ha preso il sopravvento, colpendo forte e anche sotto la cintura. L’arbitro si è accorto delle scorrettezze solo nell’ultimo round, ammonendolo. Richiamo ininfluente visto il vantaggio dei punti. Debutto per il giovane medio messicano Marco Verde (1), 23 anni, argento ai Giochi di Parigi, facile vincitore di Michel Galvan Polina (4-6-3), KO in meno di due minuti del primo round.
Da Ryad a Las Vegas, dove il giapponese Naoya 'The Monster' Inoue (30), titolare supergallo WBC, WBA, WBO e IBF, ha mantenuto immacolato in suo record, battendo il texano Ramon Cardenas (26-2) costretto alla resa all’ottava tornata. Per Inoue è stato il 27° KO sui 30 match disputati. Tutto come previsto dunque. Non proprio. Nel secondo round, un preciso sinistro di Cardenas spedisce al tappeto il nipponico, evento abbastanza clamoroso, il secondo in carriera. Il primo lo scorso maggio ad opera del messicano Luis Nery. Rialzatosi senza apparente difficoltà, alla settima restituisce la cortesia e nell’ottava conclude l’opera. Anche per lui è pronto il prossimo rivale. A Tokyo il 14 settembre, sarà la volta dell’uzbeko Murodjon Akhmadaliev (13-1), bronzo a Rio 2016, ex titolare WBA e IBF, campione ad Interim” WBA. Per la cronaca e la storia, Inoue è stato iridato in quattro categorie (minimosca WBC, super mosca WBO, idem da gallo e super gallo per le quattro sigle).
Mauricio Sulaiman il presidente del World Boxing Council ha reso ufficiale il ritorno sul ring di Manny Pacquiao (62-8-2), 46 anni, inattivo dal 21 agosto 2021, battuto dal cubano Yordenis Ugas. Il presidente WBC ha spiegato: “Manny affronterà Mario Barrios per il mondiale welter WBC vacante. Sarà una sfida fantastica. Nel nostro regolamento è inclusa la possibilità di dare un'occasione per il mondiale a un campione leggendario, anche se è stato a lungo inattivo. Lo abbiamo fatto con Sugar Ray Leonard, tornato sul ring dopo tre anni, battendo Marvin Hagler.” Per due giudici, ma non per milioni di spettatori (ndr). Il filippino è stato campione in otto categorie di peso, record assoluto. Il texano Mario Barrios (29-2-1) ha 29 anni (diciassette meno di Manny) ed è alto 1.83 contro 1.67 del filippino. Il 15 novembre scorso ad Arlington (USA) ha pareggiato con Abel Ramos (28-6-3), lasciando la cintura vacante. Organizzazione demandata alla Premier Boxing Champion, connessa al manager Al Haymon. Dieci anni addietro, il 2 maggio 2015, all’MGM Grand di Las Vegas, ebbe luogo la sfida tra Manny Pacquiao e Floyd Mayweather, che fruttò al filippino, pur battuto, la borsa multimilionaria più alta della carriera.
A distanza di oltre due mesi dall’evento, sono già stati venduti oltre 60.000 biglietti per la rivincita tra l’ucraino Olex Usyk (23), 38 anni, pro dal 2013, detentore delle cinture WBC, WBA e WBO e Daniel Dubois (22-2) titolare IBF, pro dal 2017, 27 anni, di Greenwich. La sfida è stata fissata per il 17 luglio al Wembley Stadium di Londra. Il pugile di casa ha disputato l’ultimo match lo scorso 21 settembre, infliggendo una durissima lezione all'ex pluricampione Anthony Joshua (28-4), fatto contare quattro volte prima della resa al quinto round. La prima sfida tra l’ucraino e l’inglese si è svolta a Wroclaw, in Polonia il 26 agosto 2023. Dubois venne sconfitto KO al nono round. Usyk andò al tappeto su un chiaro colpo sotto la cintura e l'arbitro giustamente concesse al campione il tempo necessario a tornare competitivo.
Profonda delusione del numeroso pubblico accorso al Palaferrini di Quartu Sant’Elena nel cagliaritano, per la sconfitta pesante del beniamino di casa Patrick Cappai (12-1) contro il nicaraguense Ricardo Martinez (14-11) pro dal 2017, residente in Spagna, che avevo definito imprevedibile, visto che era stato capace di battere il francese Nordine Oubali (17-2), titolare ai Giochi di Londra e sfidante al mondiale da pro. Stavolta più che dominare il cagliaritano è stato Cappai ad essere sconfitto. Mi spiego: Martinez ha un solo modo di combattere da pugile frontale e brevilineo. Chiudere la distanza e portare larghi montanti ai fianchi. Un libro aperto, che il sardo ha annullato per due round, spostandosi lateralmente e colpendo di rimessa. Dal terzo tempo si sono spente le luci al pugile di casa e non si sono più riaccese. Otto riprese a senso unico, contro l’ombra del campioncino che pensavo di conoscere. Cosa sia successo non sono in grado di saperlo, ma il segnale è preoccupante e, visto che il suo allenatore è anche il papà, sono sicuro che valuterà attentamente il caso. Per Martinez che nel settembre 2019 venne sconfitto da Alessio Lorusso sui 10 round, colpo doppio, una buona borsa e l’Internazionale Silver WBC dei piuma. Non si è disputato il match tra Roberta Bonatti (3) una delle migliori azzurre, titolare a europei e mondiali, dove ha raccolto podi e applausi, un record (88-29) indicativo tra il 2012 e il 2023 e la serba Snezana Siljkovic (6-20-3), pro dal 2018 e recente avversaria Giordana Sorrentino. Sarebbe stato un buon test, prima di bussare al tricolore. Ottima la prova del peso gallo Nicola Mancosu (14-5), 30 anni, sullo scorbutico colombiano Yin Caicedo (11-30-4), pro dal 2021 a 20 anni, attivo in Inghilterra e in Italia. Nonostante sia stato contato ben tre volte, il colombiano ha cercato di controbattere sfruttando le lunghe leve, tema vanificato da Mancosu, abilissimo nel movimento sul tronco con rientri precisi e pesanti. Dopo la conquista l’IBO gallo, battendo il colombiano Sergio Villa, lo attende la sfida per il tricolore dei gallo vacante contro Claudio Grande (12-5), 30 anni, pro dal 2019, già tricolore nel 2023. La Promoboxe di Mario Loreni si è aggiudicata la gara d’asta e il match potrebbe disputarsi in Sardegna. Ha vinto anche il leggero Jonathan Rubino (3) -0) su Reynaldo Cajina (15-95-5), altro nicaraguense, apparso più modesto del previsto.
Giuliano Orland