Bilancio mondiali femminili con l’Italia protagonista, mentre procede la guerra IBA-CIO

Pubblicato il 29 marzo 2023 alle 08:03
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

 

Bilancio mondiali femminili con l’Italia protagonista, mentre procede la guerra IBA-CIO

di Giuliano Orlando

Messi alle spalle i mondiali femminili di New Dehli (India), prosegue la guerra tra IBA e CIO, con toni sempre più accesi e ricorsi ai tribunali. Il bilancio finale iridato ha sorriso all’India con quattro ori, due dei quali per merito dei giudici, che hanno favorito le locali Nikhat nei 50 contro la vietnamita Nguyen e in particolare la Borgohain nei 75 che aveva perduto netto dall’australiana Parker. La Cina ha vinto tre ori, ma ne avrebbe meritato almeno un paio in più. Altre cinque nazioni sono salite sul podio più podio più alto: Russia, Taipei, Marocco, Brasile e l’Italia grazie a Irma Testa che ha disputato un torneo in crescendo, arrivando all’oro che le era sfuggito lo scorso anno a Istanbul. Grande argento per Sirine Charaabi (52), in costante crescita, mentre Sorrentino (50) e Carini (66) sono state vittime di verdetti ingiusti, come la Canfora (63), fermata dall’arbitro danese senza una ragione. Che questo panciuto signore sia stato spedito a casa, come è stato per altri, purtroppo non rende giustizia all’azzurra. Ha sfiorato il podio la Savchuk (54), mentre Bonatti (48) e Mesiano (60) sono risultate inferiori alle attese. La rassegna, giunta alla 13°, nata nel 2001, ha visto alla partenza 78 nazioni e 324 atlete, con India, Kenya, Russia, Turchia, Cina e Kazakistan, al completo, l’Uzbekistan in 10, oltre a Colombia, Taipei e Francia (9), Australia, Thailandia, Ungheria, Mongolia, Giappone, Vietnam, Messico, Corea e Italia (8) giunte con ambizioni, lo stesso si può dire anche per Bulgaria, Brasile, Marocco, Algeria, Romania, Serbia, Azerbajan e non solo. La più delusa è stata sicuramente la Russia, voluta testardamente dall’IBA, col bilancio di un oro, un argento e bronzo, nonostante avesse portato il meglio in assoluto, con campionesse mondiali ed europee. Anche la Francia, l’Uzbekistan, la Turchiae in parte Colombia e Kazkistan giunte in finale ma senza cogliere il successo pieno.  La presenza di sole due campionesse uscenti, l’indiana Nikhat (52) che si è confermata nella categoria inferiore e la Lin Y di Taipei (57) che tentava il tris, fermata in semifinale dalla kazaka Ibragimova, poi battuta dalla nostra Testa, ha dato modo di rinnovare le vincitrici. Inedite sono le indiane Nitu (48), Borgohain  (7) e Saweety (81), le cinesi Wu  Yu (52), Yang G. (63) e Yang L. (66), Huang (54) di Taipei, la marocchina Mardi e la nostra Testa (57) salite dall’argento di Istanbul all’oro in India. Mentre la brasiliana Ferreira (60) fa il bis dopo Ulan Ude 2019. A livello statistico, dopo New Dehli, nella classifica assoluta, la Russia resta avanti (25-11-27) ma la Cina si avvicina (22-16-19) come l’India (14-8-21), seguite da Canada (9-2-9), Corea del Nord (8-7-10), USA (7-9-22), Turchia (6-7-13), Irlanda (6-1-1), Kazakistan (5-7-17) e Italia (5-6-4) che completano le top ten, sulle 52 nazioni salite sul podio sia pure con un solo bronzo. In India grazie all’oro e all’argento di Irma Testa e Sirine Charaabi, l’Italia coglie il quarto posto assoluto, dietro a India (4-0-0), Cina (3-1-3) e Russia (1-1-1), davanti a Taipei, Marocco e Brasile (1-0-1) e le altre 12 nazioni che compongono le 19 salite sul podio. Per la cronaca prima del 2023, due finaliste azzurre risalgono al 2002 in Turchia ad Antalya, alla seconda edizione iridata, dove Simona Galassi vinse l’oro nei 51 kg. e la Davide l’argento nei 54. Per la Galassi era il secondo titolo, avendo vinto il primo nell’edizione inaugurale 2001 a Scranton negli USA, capace del tris nel 2005 in Russia, unica italiana a compiere tale impresa. Il quarto oro alla Mesiano nel 2016 in Kazakistan.  L’India è la nazione record ad organizzare tre volte il mondiale femminile (2006, 2018 e 2023), due volte Cina, Russia e Turchia, una volta USA, Barbados, Korea del Sud e Kazakistan.                      Ricordo che questa edizione è stata boicottata da una ventina di nazioni, tra le quali figurano USA, Canada, G,B. Polonia, Rep. Ceca, Olanda, Ucraina, Svezia, Irlanda, Galles, Scozia, Norvegia, Svizzera, Lituania, Lettonia ed Estonia. Stessa sorte subiranno i mondiali maschili, anche se l’IBA sembra ignorare la situazione reale e prosegue in una politica aggressiva, convinta che inondando di denaro i tornei avrà partita vinta. Ai mondiali femminili il presidente dell’IBA, il russo Umar Kremlev, reduce da un tour in Africa dove ha distribuito a molte nazioni del continente cifre notevoli per incrementare l’attività, ha messo in risalto l’importanza dei premi (100.000 euro alle prime, 50.000 alle seconde e 25.000 alle terze) assegnati, con un esborso totale di due milioni e 400.000 euro, grazie al rinnovo con la GAZPROM, l’azienda parastatale russa, legata a Putin, che pare abbia devoluto 50 milioni di euro all’amico Kremlev, mentre il CIO ne aveva sconsigliato il rinnovo, facendo presente che la dipendenza dell’IBA da una società statale creava un conflitto di interessi. Come risposta lo scorso dicembre l’IBA lo ha addirittura rinforzato. Il braccio di ferro è in atto e sta bruciando ogni sia pur minimo possibilità di dialogo. Ai mondiali maschili fissati nell’Uzbekistan, una delle nazioni più vicine a Klemlev, nella prima parte di Maggio, l’IBA ha ventilato la possibilità di raddoppiare i premi. Tra l’altro l’ente viaggia su binari divergenti. Ai mondiali indiani, ha accolto con favore la presenza il gruppo inviato dal CIO col compito di valutare la conduzione di giudici e arbitri e altre situazioni relative alla governance. Nel contempo ha manifestato preoccupazione, imputando il CIO di imparzialità e scarsa trasparenza nel monitoraggio in proiezione ai Giochi di Parigi, in particolare di tenere oltre il previsto i dati personali dei funzionari IBA. Per queste e altre ragioni, invierà al tribunale competente le sue lagnanze, onde ottenere quanto il CIO gli nega, estromettendolo dai Giochi. Personalmente mi pare l’ultimo assalto ai mulini a vento di donchisciottesca memoria.

L’IBA a sua volta dovrà spiegare perché ha rifiutato di adempiere al rinnovo delle elezioni richieste lo scorso giugno dal TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport), ritenendo che quelle precedenti non fossero a norma.  Perché ha rinnovato la sponsorizzazione con un ente parastatale, sconsigliata dal CIO, perché ha riammesso Russia e Bielorussia ai tornei con inno e bandiera, quando il CIO ne limitava la partecipazione a titolo personale. Non solo, perché ha instaurato un rapporto con la WBA per allestire un torneo professionistico e ventilato la creazione di un torneo sostitutivo ai Giochi. Mica male per un ente che si lamenta perché il CIO trattiene i dati di alcuni suoi dipendenti. Inoltre, il divieto ad arbitri e giudici di prendere parte alle preolimpiche, minacciandoli di escluderli dai tornei, cadute nel vuoto, visto che un centinaio ha già dato l’assenso chiesto dal CIO. Con la possibilità di recuperare arbitri e giudici sospesi dopo lo scandalo dei Giochi di Rio 2016, esclusi i magnifici 7, sorpresi con le mani nel sacco dei soldi, che venivano assicurati per guidare i verdetti. Purtroppo la categoria è il punto drammaticamente dolente. A New Dehli si sono visti verdetti con pareri opposti arrivando a sei punti di differenza. Evidenziando orientamenti continentali diversi e alcuni rappresentanti di nazioni con scarsa attività incapaci di valutare correttamente l’andamento degli incontri. I pochissimi corsi di aggiornamento non possono alleviare il problema.

Visto che ne sono al corrente, illustro ai lettori la vera identità di Gazprom. Si tratta di una compagnia mondiale con sede a Mosca, che gestisce produzione, stoccaggio, lavorazione e vendita di gas nel mondo. Nel 2022, la società risultava russa al 50%, proprietario il governo di Vladimir Putin, il 17% della Banca Mellon di New York, il restante frazionato da azionisti minori. L’IBA ha negato al CIO qualsiasi informazione relativa all’accordo con Gazprom, anche nel caso che il CIO si impegnasse a non far conoscere l’importo.e nonostante che USA, Inghilterra, Francia, Australia, Canada e Nuova Zelanda chiedessero di renderlo  pubblico.

Ma c’è anche a chi pensa come sostituire l’IBA. L’olandese Boris van der Borst, dopo la sconfitta di stretta misura per l’elezione alla presidenza EUBC, funzione gestita ottimamente per un decennio da Franco Falcinelli, ad opera del greco Ioannis Filippatos, l’olandese rifiuta la vice presidenza, decidendo  di fondare la CCA (Common Cause Alliance) con l’adesione iniziale di 25 nazioni provenienti da tutti i continenti: Australia, Canada, Inghilterra, Francia, Irlanda, Olanda, Stati Uniti, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda, Irlanda, Svizzera, Malta, Repubblica Ceca, Ucraina, Filippine e altri, destinati ad aumentare dopo le preolimpiche e ancor più dopo i Giochi di Parigi. Il motivo è semplice, anche se l’IBA fa la voce grossa, chi ha il comando dei Giochi è il CIO e la manifestazione resta il traguardo ideale per tutti gli atleti. Superiore alla sirena dei soldi che l’IBA propone.

Dal 23 giugno al 2 luglio a Cracovia (Polonia), scatta la preolimpica riguardante l’Europa, dove sono escluse Russia e Bielorussia. La rassegna è allestita dall’Associazione dei Comitati Olimpici Europei, di fatto in mano al CIO che gestisce tutto ciò che riguarda il pugilato in chiave dei Giochi. Infine entro fine aprile, tutte le nazioni dovranno far sapere la loro scelta. Sarà il segnale più significativo per capire il futuro della boxe.                Ai mondiali femminili le categorie presenti erano12, in Polonia saranno sei (50, 54, 57, 60, 66 e 75), e agli omologhi maschili fissati a Tashkent nell’Uzbekistan nella prima parte di maggio, arrivano a 13, ridotte a sette alla preolimpica (51, 57, 63,5, 71, 80, 92 e +92), proseguendo la diminuzione delle categorie maschili. A Pechino 2008 erano 11, a Rio 2016 solo 10, ridotte a 8 a Tokyo, a Parigi solo 7. Mentre salgono le donne. A Londra 2012 e Rio 2016 erano 3, a Tokyo 5 e a Parigi arrivano a 6.  A Parigi 124 uomini e altrettante donne. Intanto a Cracovia in Polonia, sotto l’egida del CIO, dal 23 giugno al 2 luglio scatta il cammino verso Parigi,. L’Europa ha diritto a 44 atleti equamente divisi. Questi i posti maschili (16 nei 51 kg, nei 92 kg e nei +92 kg., 18 nei 57 kg, 20 nei 63,5 kg e 71 kg, 18 negli 80 kg)- Le sei categorie donne. 50 kg, 54 kg, 57 kg e 60 kg. (22); 66 kg e 16 nei 75 kg. (20). Le altre sedi. L’America (22 ottobre-5 novembre) a Santiago, del Cile, nel corso dei Giochi Panamericani. L’Oceania (19 novembre-2 dicembre) a Honiara nelle Isole Salomone, ai Giochi del Pacifico. L’Asia (23 settembre-8 ottobre) ha indicato Hangzhou in Cina, per i Giochi Asiatici. L’Africa sceglierà i suoi primi titolari nel corso dei Giochi Africani ad Accra nel Ghana dal 4 al 19 agosto. Nel 2024 si concluderanno le qualificazioni con due raggruppamenti mondiali. Nel primo si assegnano 28 ticket maschili e 21 alle atlete, nel secondo 20 posti agli uomini e 23 alle donne. In entrambi i tornei ogni nazione può iscrivere solo un atleta nelle categorie dove è ancora esclusa. La Francia che ospita l’evento ha diritto a 6 posti (3M/3F), Infine l’Universality Places, formata dagli esperti scelti dal CIO, dispone di 4 pass maschili e 5 femminili.