Editoriale: Lecce-Bari, così uccidono il calcio

Pubblicato il 30 dicembre 2010 alle 09:43:20
Categoria: Calciomercato
Autore: Redazione Datasport.it

No, questa non è una storia di mercato. Ma ci sta benissimo, merita la precedenza. Decidere di far giocare Lecce-Bari del 6 gennaio a porte chiuse è una decisione scellerata, un volersi lavare le mani alla Ponzio Pilato, un contropiede inaudito e lontano dalla minima logica. Hanno ucciso il calcio? Sì, lo stanno uccidendo. E sono d’accordo con gli amici di Facebook (Luigi Frigino, Luigi Sarcinella, Gemma De Rosa, Valerio Musca e Davide De Mattis) che mi hanno scritto scandalizzati. Sono un piccolo esempio, un contributo minimo ma significativo, della sollevazione popolare che c’è stata e che ci sarà.

Quando si dice avere le idee (?) chiare. Qualche giorno fa, lorsignori che dovrebbero occuparsi di queste vicende con un minimo di chiarezza, avevano fatto trapelare la notizia che sarebbe stata vietata la trasferta ai tifosi del Bari. Oppure che sarebbe stata riservata un’intera curva. Nessuna via di mezzo, eccessi su eccessi. Insomma, la necessità di togliersi il pensiero, con un criterio opinabile. Ma se hanno vietato la trasferta a tifoserie amiche (l’ultimo esempio che mi viene in mente è il Brescia in casa del Milan), se hanno riabilitato gruppi che l’anno prima erano stati fermati, evidentemente le idee sono poco chiare.

Funziona come il gioco dei bussolotti: infilo la mano, pesco un bigliettino e impongo qualsiasi sentenza. Troppo facile, troppo comodo, troppo pilatesco. In questo modo chiunque potrebbe occuparsi di simili criteri. Basterebbe intervenire decidendo di vietare la trasferta a chicchessia nelle situazioni a rischio: che modo è questo di lavorare, di tutelare l’ordine pubblico? Sarebbe come se, per accostare un centravanti o un centrocampista a un club, scegliessi anch’io il sistema dei bussolotti. Tiro fuori un bigliettino, leggo e poi scrivo: Rooney al Milan, Cristiano Ronaldo al Barcellona. Avanti così, senza un minimo di credibilità. Ma questa è, dovrebbe essere, una storia più seria. Che andrebbe trattata intervenendo, prevenendo, trovando le soluzioni. Evitando di abbassare la saracinesca, della serie: chi c’è c’è, chi non c’è non c’è…

E poi ci raccontano che la tessera del tifoso ha rappresentato un passaggio obbligato, decisivo, storico. Ci fanno le cifre, ci propinano dati, organizzano conferenza stampa, Maroni gonfia il petto e Abete certifica mettendo il timbro. La tessera, ma cosa volete che sia se continua a violentare la passione dello stesso tifoso? Lecce-Bari, tutti a casa, porte chiuse, nessuno fiati. Il calcio è già in coma, ferito grave, impallinato a prescindere. Qualche altra decisione così e lo uccideranno definitivamente.

 

PS: aspetto di leggere nuove e noiose inchieste sugli stadi vuoti. Il modello inglese, gli impianti fatiscenti. Vero, verissimo. Ma nell’elenco metteteci qualche altra cosa inutile, per esempio la tessera del tifoso.