Serie A: tutti i numeri del calcio italiano

Pubblicato il 16 ottobre 2014 alle 12:35:54
Categoria: Serie A
Autore: Redazione Datasport.it

Il Decreto legge del 22 agosto 2014, detto anche decreto Anti-violenza, è approdato in Parlamento a inizio ottobre. Il Decreto contiene un emendamento che impone ai Club calcistici il versamento di una quota compresa tra l'1 e il 3% come contributo per le forze dell'ordine impiegate durante gli eventi sportivi. L'emendamento non è stato accolto con favore dai Club, che già da diverse stagioni provvedono in maniera autonoma alla sicurezza interna pagando le agenzie private di steward, mentre le forze dell'ordine si occupano solo della sicurezza al di fuori degli stadi.

Le spese per la sicurezza non sono neanche bilanciate dai ricavi derivanti dalla vendita di biglietti; da anni, infatti, gli introiti da stadio risultano in forte calo. Nel Report annuale sul calcio, la FIGC ha spiegato che gli spettatori di partite di Serie A, Serie B e Lega Pro sono passati dai 14.023.777 del 2007-2008 ai 13.164.671 del 2012-2013. Come diretta conseguenza, anche i ricavi da stadio hanno subito un brusco ridimensionamento, passando da 275 milioni a 230 milioni in cinque anni.

A detta degli autori del Report Calcio FIGC, le cause del trend negativo andrebbero individuate nelle strutture ormai obsolete del calcio italiano. L'età media dei 36 stadi che ospitano partite di Serie A o di Serie B è infatti di 57 anni (63 per gli stadi che ospitano esclusivamente partite di Serie A). La capienza media dei 36 stadi è di 26.788, con una copertura media del 56%. Inoltre, il 47% degli stadi include una pista d'atletica.

Se si fa riferimento alla "Classificazione UEFA" per impianti calcistici, sono solo 3 gli impianti che possono ospitare partite di rilevanza internazionale, mentre ben 15 stadi non rientrano neppure nella categoria più bassa della Classificazione. Come fa notare anche il documento di analisi della FIGC, è difficile sperare in un incremento degli spettatori senza la realizzazione di impianti di ultima generazione. Nonostante gli stadi si svuotino, il calcio resta lo sport più importante in Italia.

Sono ben 1.360.000 i tesserati FIGC, mentre il numero complessivo delle società calcistiche è di 14.451, di cui ben 119 professionistiche. Il Campionato italiano di Serie A, a cui partecipano 20 Club professionistici, è il quinto campionato più competitivo in Europa in base alla classifica UEFA. Il calendario delle partite di Serie A è seguito con passione da migliaia di italiani, che non rinunciano a guardare la partita pur optando per lo schermo televisivo piuttosto che per gli spalti allo stadio. Il pubblico televisivo degli eventi calcistici è in forte aumento e i diritti televisivi e radiofonici sono la principale fonte di guadagno per l'industria calcio italiana.

Rispetto al totale della produzione, i diritti TV e radio sono il 37%, percentuale che sale al 43% se si guarda ai soli dati relativi alla Serie A. Aggregando i dati di Serie A, Serie B e Lega Pro, si è passati da una raccolta di 989,1 milioni di euro nel 2007-2008 a una raccolta di 990,7 milioni di euro nel 2011-2012. Da ricordare che i diritti TV e radio vengono distribuiti ai Club di Serie A in base a percentuali in parte fisse e in parte agganciate ai risultati sportivi e al bacino di utenza.

La riforma del meccanismo di ripartizione delle quote, avvenuta nella stagione 2010-2011, ha permesso una riduzione significativa del gap tra Club di alto livello e i cosiddetti "bottom Club", con un avvicinamento agli standard dettati dai Club europei. I diritti TV e radio sono un'enorme fonte di guadagno per l'industria calcio, ma un maggior controllo sulla diffusione dei contenuti pirata permetterebbe di recuperare un'ulteriore quota "sommersa" che oggi stenta ad essere visibile.

Insieme al pubblico televisivo delle partite trasmesse in chiaro o su pay TV, sono infatti in forte aumento anche gli utenti delle piattaforme streaming pirata che trasmettono illegalmente gli eventi calcistici. La vastità del fenomeno è emersa in modo preoccupante con i dati diffusi da Torrentfreak, società che si occupa di privacy, copyright e condivisione di dati via web. Torrentfreak ha monitorato la rete durante i Mondiali di calcio, lanciando l'allarme dopo aver notato un aumento esponenziale dei canali illegali di condivisione in streaming.

I dati di Torrentfreak non riguardano solo l'Italia, ma è evidente che il nostro Paese non possa essere escluso da questo conteggio. Insieme alla rete illegale dei contenuti video, cresce quella delle scommesse online non autorizzate, che rappresenta un'ulteriore falla nel sistema di raccolta legato al calcio. A farne le spese, però, questa volta è l'Erario, che solo negli ultimi due anni ha perso 530 milioni di euro a causa dell'impossibilità di applicare il prelievo alla rete clandestina dei bookmaker.

Le società di scommesse legali e autorizzate
,
ovviamente, fanno fronte comune, e chiedono controlli più severi e un'iniziativa più incisiva da parte dello Stato. L'illegalità non danneggia solo le società di scommesse in regola o i club calcistici, perché il mancato prelievo da parte dell'erario ricade sull'economia complessiva del Paese. Tra contribuzione fiscale diretta e introiti erariali derivante dalle scommesse, l'industria del calcio professionistico ha versato allo Stato ben 1069,8 milioni di euro nel solo anno 2010. In un momento di profonda crisi come quello attuale, riuscire a recuperare le quote sommerse di un mercato tanto redditizio sarebbe auspicabile, quando non addirittura necessario.

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